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Videocamere riprendono aggressori segretario Fn di Palermo: fermate due persone

Di Redazione |

Una sequenza ravvicinata di aggressioni e violenze sta avvelenando la campagna elettorale. Da Palermo a Perugia tutti cercano, con letture e toni diversi, di frenare quello che Pietro Grasso chiama un vero «odio politico». Al suo appello a fermare i violenti si unisce Laura Boldrini: «Non usino l’antifascismo per giustificare le loro azioni. L’antifascismo è una cultura di pace». E Gentiloni, rievocando i fatti di Macerata, ribadisce: «Nessuna indulgenza per i criminali». Viminale e 007 non nascondono preoccupazione e riserveranno massima attenzione alle manifestazioni dei prossimi giorni.

VIDEO: IL FERMO DEI DUE ANTAGONISTI

VIDEO: USCITA DEI FERMATI DALLA QUESTURA

La scintilla è partita da Palermo con l’aggressione al dirigente provinciale di Forza Nuova, Massimo Ursino, bloccato, legato, malmenato davanti a decine di persone all’uscita da un supermarket. Qualche ora dopo un gruppo di Forza Nuova ha fatto un blitz negli studi televisivi di La7 durante la trasmissione “Di Martedì» condotta da Giovanni Floris. E, a seguire, altri segnali allarmanti del tentativo di inquinare il confronto elettorale: l’accoltellamento di un militante di «Potere al popolo» a Perugia; le svastiche con una scritta offensiva (“A morte le guardie”) sulla lapide che ricorda gli uomini di scorta di Aldo Moro; altre svastiche sulla lapide di una vittima dei nazisti a Castelfiorentino.

Ce n’è abbastanza per alimentare le preoccupazioni di chi teme che la spirale venga alimentata da furori pericolosi. «Non aspettiamo il morto per fermare tutto questo», ammonisce Grasso. E per questo tutti auspicano che proprio sull’episodio più grave, l’aggressione di Palermo, le indagini facciano luce, muovendosi sulle tracce di una rivendicazione anonima ma autentica, visto che all’e-mail era allegato un video del pestaggio.

Le indagini della Digos, che si erano concentrate negli ambienti della sinistra antagonista e degli universitari che occupano uno studentato in via Cavour subito perquisito, hanno portato al fermo di due persone con l’accusa di tentato omicidio: Giovanni Codraro, di 25 anni, e Carlo Mancuso, di 27, con precedenti di polizia. Altri quattro giovani, tra cui una ragzza, sono stati denunciati a piede libero. Le indagini nei confronti del commando, che sarebbe stato formato da otto persone a volto coperto, si sono basate su varie testimonianze e sulle immagini di alcune telecamere di videosorveglianza.

Il messaggio di rivendicazione, all’esame degli inquirenti, esprime, in un linguaggio che sembra ripreso da una stagione lontana, il fondamento politico del raid concepito per colpire “uomini di poco conto appartenenti a formazioni neofasciste, che fanno di razzismo e discriminazioni il loro manifesto politico». Il pestaggio è stato organizzato in vista del comizio di sabato di Roberto Fiore, leader nazionale di Forza Nuova, che ha innescato proteste e tensioni. Il deputato di LeU Erasmo Palazzotto è tornato a chiedere che la manifestazione sia vietata, com’era stato già proposto, e che siano adottate le “misure necessarie per evitare che la situazione degeneri».

La tensione a Palermo resta dunque forte, malgrado arrivino da ogni parte appelli a raffreddare il confronto. A cominciare dal leader del Pd Matteo Renzi che a Palermo, nel corso di un comizio, esprime solidarietà al dirigente di Fn e invita tutti a “darsi una regolata». «Dobbiamo abbassare i toni, capire che non è questo il modo di esprimere le opinioni» dice. E mentre Giorgia Meloni chiede che lo Stato «faccia sentire la sua autorità, senza tentennamenti», Matteo Salvini si augura che siano «gli ultimi episodi di cronaca nera della campagna elettorale». Il no alla violenza viene anche da Alessandro Di Battista, a Messina per un tour elettorale del M5s, e dal Pd per voce di Emanuele Fiano.

Sembra chiaro che le forze politiche hanno in questo scorcio di campagna elettorale la preoccupazione di gettare acqua sul fuoco rimuovendo la violenza dai temi del confronto. La paura segnalata da Rosy Bindi è che possano tornare i «mostri del passato sulla scena odierna».

 «Determinanti, per la ricostruzione investigativa e per il buon esito delle indagini, le dichiarazioni testimoniali acquisite sul luogo dell’aggressione e la visione delle immagini riprese dai sistemi di videosorveglianza della zona, nonché la profonda conoscenza degli ambienti d’area cittadini da parte della Digos – dicono gli investigatori – Le risultanze investigative, così prodotte dagli investigatori all’Autorità Giudiziaria, hanno consentito l’emissione di un provvedimento di Fermo del pm con l’accusa di tentato omicidio, nei confronti di Giovanni Marco Codraro, 26 anni e di Carlo Mancuso di 28 anni, entrambi gravati da numerosi precedenti di polizia».

VIDEO: IL PESTAGGIO

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