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Palermo, la storia di Nadia: “Io, costretta a tornare a scuola per assistere mio figlio disabile”

Di Fabio Russello |

La madre di un ragazzo disabile costretta a tornare a scuola per permettere al figlio di potere andare in bagno. E’ la vicenda di Manuel, 18 anni, che frequenta l’Istituto ‘Pio La Torrè di Palermo e che ha bisogno di aiuto per potersi muovere, per mangiare e pure per andare in bagno. Ma da quando è ricominciata la scuola, dopo le vacanze natalizie, non ci sono più gli assistenti a occuparsi di Manuel, perché la Regione non ha più i soldi per poterli pagare. E gli insegnanti di sostegno non possono svolgere questo tipo di assistenza. Così è la sua mamma ad occuparsi di lui, venendo ogni giorno a scuola, durante la ricreazione, per accompagnare il ragazzo disabile in bagno, per farlo muovere, per dargli la merendina. “Sono stanca – ha raccontato all’Adnkronos Nadia Melluso, la madre di Manuel – Posso piegarmi alla volontà di Dio di avere un figlio disabile, ma non mi posso piegare alla volontà di un gruppetto di persone che se ne fregano dei disabili. La burocrazia non può impedire a tanti ragazzi di andare a scuola. Questa situazione è un vero disastro e io sono stanca perché non sento le istituzioni vicine”.

Il problema peraltro non riguarda soltanto Manuel, ma tanti giovani studenti affetti da disabilità, fisica e mentale, della provincia di Palermo. Qualcuno di loro arriva anche da fuori Palermo, da Bolognetta, ad esempio, dove c’è una casa famiglia che ospita molti portatori di handicap. E la scuola è il loro unico svago. Ma da quando sono finite le vacanze natalizie, il pulmino non porta più i bambini a scuola.

Sono numerosi gli studenti con handicap che hanno diritto a servizi all’integrazione scolastica, nella forma di assistenza alla persona. Si tratta di personale che aiuta i ragazzi nelle esigenze primarie, come andare in bagno, mangiare e scendere e salire le scale. E poi c’è il personale che si occupa dei trasporti e gli assistenti all’autonomia, cioè figure professionali specializzate nell’insegnamento di attività del quotidiano come conoscere e gestire soldi, leggere l’orario, utilizzare mezzi pubblici e tutte quelle cose che sono ‘normalì per gli studenti senza handicap, ma che diventano a volte ostacoli insormontabili per questi studenti e che non rientrano nelle materie scolastiche e per le quali esistono strategie e strumenti ad hoc. Questi servizi sono erogati dalla Regione solo da poco meno di un mese, cioè da quando la competenza è passata dalle ex Province all’Assessorato regionale alla Famiglia della Sicilia.

“Già per tre volte quest’anno le famiglie sono state costrette a tenere per lunghi periodi i figli a casa perché sono mancati gli assistenti personali o il trasporto – racconta una insegnante di sostegno del ‘Pio La Torre – Alcuni genitori sono venuti materialmente a scuola, prendendosi ore di permesso da lavoro, all’ora della ricreazione, per dar da mangiare ai figli e aiutarli ad andare in bagno, pulirli eccetera”. Nel caso dei ragazzi in sedia a rotelle il risultato è stato invece l’assenza per settimane, come per quelli provenienti da case famiglia situate a molti chilometri di distanza.

“Queste interruzioni dei servizi – lamenta ancora Nadia Melluso, la madre di Manuel – ci costringono ad ovviare a questo problema andando personalmente a scuola per accompagnare nostro figlio in bagno tutte le volte che l’insegnante ci chiama e far svolgere il momento della ricreazione aiutandolo a far merenda, altrimenti l’unica alternativa è tenerci nostro figlio a casa, negando così il suo diritto allo studio”.

“Il professore di sostegno di nostro figlio – dice ancora Nadia Melluso – non è abilitato e autorizzato, per legge, a svolgere i suddetti compiti”. “Quindi – spiega ancora la madre – immaginate quali siano i disagi che ogni anno e più volte l’anno devono subire le famiglie degli alunni disabili ogni qual volta questi servizi vengono interrotti pur avendone diritto per la famosa legge 104”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA