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Il pm Di Matteo alla commissione antimafia dopo le accuse di Fiammetta Borsellino: «Voglio essere ascoltato»

Di Fabio Russello |

Il pm Nino Di Matteo ha chiesto con una lettera inviata alla presidente dell’Antimafia Rosy Bindi di essere convocato «dopo le notizie di stampa sulle audizioni in commissione sui processi celebrati per la strage di Via D’Amelio».

Il magistrato, che indagò sull’attentato costato la vita a Paolo Borsellino e agli agenti della scorta, chiede di essere sentito «per rendere dichiarazioni – scrive – che ritengo possano finalmente contribuire a ristabilire la verità dei fatti». L’audizione davanti all’Antimafia sollecitata dal pm Di Matteo, che da pochi mesi è passato dalla Procura di Palermo alla Direzione Nazionale Antimafia, «porrebbe fine – spiega il magistrato nella sua lettera – a strumentalizzazioni dannose per l’efficacia degli accertamenti e per il possibile sviluppo di ulteriori indagini sulla strage». Nella lettera scritta all’Antimafia, il magistrato non specifica quali audizioni lo abbiano indotto a chiedere alla commissione di essere convocato. Ma è evidente il riferimento alle dichiarazioni rese dalla figlia minore di Borsellino alla stampa, alla vigilia dell’anniversario della strage, e poi ai commissari che l’avevano convocata. Fiammetta Borsellino ha esplicitamente denunciato il depistaggio che ha portato alla condanna di innocenti, ingiustamente coinvolti nelle indagini sull’attentato. E ha fatto il nome di Di Matteo e dell’allora pm Anna Palma, entrambi titolari del procedimento sulla morte del padre. La figlia del giudice ha denunciato omissioni e lacune negli accertamenti e ha esplicitamente detto che un caso di quel rilievo meritava magistrati più esperti. Di Matteo, allora, era un giovane pm.

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