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Musumeci: «Basta veleni, ora pedaliamo». Nello e la corona da Berlusconi

Di Mario Barresi |

Il candidato del centrodestra ha rifiutato una trentina di confronti con gli sfidanti per Palazzo d’Orléans: «Non sono uomo da palcoscenico, ma da piazza», ha risposto all’ennesima provocazione di Giancarlo Cancelleri che ormai ha perso la speranza di incrociarlo a duello. «Sono due linee parallele che non s’incontreranno mai», ironizzano. «Nello stringerà la mano al capogruppo dell’opposizione…», è la battuta nel tratto di strada fra Serradifalco e Niscemi. Un tour vecchio stile, paese per paese. «Compresi quelli dei quali sconoscevo l’esistenza», si lascia scappare Francesco Lamiani, portavoce con cinque chili in meno in 25 giorni. «Tiene molto alle piccole comunità, rivendicando con orgoglio le sue origini di Militello».

Ma Musumeci si gioca tutto nelle due città più grandi. E decisive. A Palermo, finora, molti più eventi e presenza, ma «non per recuperare, perché lo conoscono tutti e qui è come se fosse a casa sua». Oggi pomeriggio il primo vero bagno di folla nella sua Catania. Alla Vecchia Dogana del porto, per la presentazione della lista etnea di #DiventeràBellissima, dopo un incontro all’Excelsior sul tema della difesa della famiglia tradizionale, con il leader di Idea-Popolo e Libertà, il senatore Gaetano Quagliarello, e Massimo Gandolfini, portavoce del Comitato difendiamo i nostri figli. Quest’ultimo ha definito l’omosessualità «una malattia, un disagio identitario che va curato e che spinge al suicidio». Alla vigilia è già insorta la sinistra etnea.

Proprio a Catania, sabato prossimo, è previsto uno dei momenti-clou della cavalcata finale. Con Musumeci, ci sarà Silvio Berlusconi, reduce dalla precedente serata palermitana. Una scelta «politicamente simbolica», annotano, al netto di ogni campanilismo da derby. L’incoronazione da parte del leader di Forza Italia è fin qui prevista alle 18 alle Ciminiere. Proprio nelle stesse ore in cui in città imperverserà Beppe Grillo. Una sfida a distanza, ma soprattutto – dicono dal centrodestra – una forte investitura del candidato siciliano, che all’inizio non era in cima ai pensieri del Cavaliere. «Il pizzetto? Non lo taglia nemmeno per lui, al massimo va dal barbiere per un’aggiustata», ironizzano i Nello’s Angel riferendosi a uno dei crucci d’immagine del capo forzista. C’era la suggestione di una compresenza, sul palco catanese, di Berlusconi con Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Ma in queste ore l’ipotesi perde quota: quel giorno la leader di Fratelli d’Italia sarà a Catania, ma Salvini sbarcherà la sera dopo, domenica 29, a Palermo. E pare che il capo della Lega non abbia alcuna intenzione di riproporre la foto a tre di piazza Maggiore, a Bologna nel 2015. «Farà il suo giro e condividerà alcuni eventi con Musumeci», tagliano corto da Noi con Salvini.

La forma è sostanza. Ma lo è di più ciò che ci sta dietro. Ed è per questo che, dopo le velenose polemiche degli ultimi giorni sugli impresentabili, nel centrodestra si prova a dare un’immagine di compattezza e di ritrovata pace. Anche se trattasi di tregua armata. Forza Italia – e questo Berlusconi lo dirà chiaramente a Musumeci – non gradisce l’atteggiamento di superiorità morale tradito dal candidato. «I nostri voti gli puzzano? Saranno quelli decisivi per vincere», ragionano i forzisti. Sempre più divisi in falchi e colombe.

La resa dei conti, in ogni caso, è rinviata alla mattina del 6 novembre. L’equilibrio fra gli alleati (un assessore ogni 3% di lista è la formula magica) e all’interno dei partiti, vincenti e sconfitti. E anche il conteggio del voto disgiunto in arrivo dal centrosinistra. Un trend di cui tutti chiacchierano (in direzione Musumeci, per successivi accordi; ma anche verso Cancelleri per poi farlo cadere), ma che – ovviamente – è soltanto gossip. Ci aiuteranno gli esperti di flussi elettorali, a bocce ferme. «Ma Nello è fuori da tutte queste dinamiche», assicurano i suoi. Pronti a proteggerlo da ogni schizzo di fango. «Nemmeno questa campagna di veleni – assicurano – è riuscita a farlo cambiare. Resta sempre un galantuomo». Che per il 2 novembre ha chiesto di azzerare l’agenda. «Sarò tutto per Peppe», ha lasciato detto Musumeci. La tragedia del giovane figlio è sempre con lui. Anche alla vigilia elettorale più importante della vita.

Twitter: @MarioBarresi

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