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Regionali, a Catania è il giorno di Beppe Grillo: «O noi o trasformisti e malaffare»

Di Mario Barresi |

Catania – Catania. Un’ora, o poco meno. Con Beppe Grillo, appena sbarcato a Catania. E pronto a parlare. Di tutto.

Grillo, com’è cambiata la Sicilia dalla sua nuotata sullo Stretto? «La Sicilia ha resistito al vuoto pneumatico di Crocetta, niente male, un popolo che si è sempre auto-organizzato poteva superare l’ultima sfida: un rappresentante della sinistra. Era inedita questa situazione per i siciliani, ma ce l’hanno fatta».

E com’è cambiato il movimento da quel 10 ottobre 2012?«Noi non siamo cambiati, stiamo vivendo l’avventura che abbiamo sognato e poi promesso ai cittadini: restituirgli il Paese. Chissà perché esiste questa specie di tabù riguardo i cambiamenti del movimento… Viviamo in mezzo al travestitismo morale, l’Italia è paralizzata da questo fenomeno: guai a pensare che l’avversario porti una certa divisa perché la cambia di continuo, come i virus più resistenti. Noi siamo gli unici a mantenere la stessa divisa, è stato questo il nostro modo di cambiare nel tempo, crescere senza inquietanti trasformismi. Gli elettori avranno da scegliere in mezzo a una nube di trasformisti l’unico movimento che è qui, come me, adesso, a rispondere alle sue domande».

Le Regionarie hanno incoronato Cancelleri candidato presidente con percentuale bulgara. Qualcuno, non solo fra gli avversari, contesta il suo curriculum. È davvero il meglio che può esprimere il M5S in Sicilia?«Chiedermi se Cancelleri è il meglio che il Movimento poteva tirare fuori è un po’ bizzarro. Potrei dirle: “No, avevamo una top ten ma abbiamo scelto l’ultimo, il decimo, il peggiore…”, così per fare un po’ di caciara, in risposta a quella degli “altri”, per confondere le idee alla gente. Ma è ovvio che sto scherzando: certo che è il nostro migliore elemento per questa sfida! Sa, gli esseri umani hanno tantissimi curriculum, non solo quello formato europeo. Se tu vuoi farti un’idea di una persona leggi il curriculum del suo volto, la sua espressione, quello della sua storia recente e ascolti quello che dice. Questa è la base della fiducia».

E poi c’è la base della competenza.«In questa regione l’unica competenza dimostrata dalla politica è sempre stata la collusione, convivenza o complicità vera e propria con la mafia e a subire sono sempre stati i cittadini. Questa regione ha bisogno, prima di ogni altra cosa, di un governo che non sia il “centro benessere” dei criminali, autoctoni e no, i peggiori vengono dal Nord, ma non vengono… ce li soffiano qui un condannato in via definitiva per frode fiscale e uno spergiuro. Se Giancarlo vincerà – e ha ottime possibilità, lo sento – l’anima brutta del territorio comincerà a comportarsi come abbiamo già avuto modo di vedere a Roma. Ma, qualunque porcata dicano, in città non si può più rubare: abbiamo tolto l’ossigeno al malaffare, era il primo passo. E qui succederà lo stesso, le infamie loro sono medaglie sul nostro petto».

In Sicilia state dimostrando una certa apertura. Molti assessori designati non sono attivisti, Cancelleri prova a essere “rassicurante” con imprenditori e ceto medio, proponendosi come uomo di governo, oltre che di rottura col passato. Scelta di campo o necessità darwiniana? Sarà il modello per Di Maio alle Politiche?«La risposta sta nella domanda: “Proponendosi come uomo di governo, oltre che di rottura con il passato”. Non è una necessità darwiniana, ma semplicemente ciò che abbiamo promesso ai cittadini: rompere col passato e restituire la Regione e il Paese ai cittadini».

Cancelleri aveva fatto una timida apertura sulle alleanze post-voto, poi smentita da Di Maio oltre che dallo stesso candidato. Ma non si può sfatare il tabù in caso di vittoria per dare un governo più stabile alla Sicilia?«Questa è la domanda “top” che ci viene fatta… Perché continuate a confondere la condivisione di proposte nell’interesse dei cittadini con le alleanze? Accidenti: ma se non ci alleiamo con nessuno prima delle elezioni, pur di vincerle, perché mai dovremmo farlo dopo? Se i siciliani vogliono cambiare non possono certo immaginare che ci metteremo con i nipotini di Cuffaro».

Musumeci ha fatto un appello sul voto utile agli elettori del Pd: «Chi vota Micari vota Grillo, scegliete me».«Musumeci è un kamikaze che fa da copertura a personaggi incredibili, ma si tratta di un coraggio impossibile, già da queste dichiarazioni è evidente che è un coraggio confuso, come quello di una pietra che rotola verso il basso. Lui mi indica come una sorta di male assoluto, implicitamente dice ai siciliani che sono peggio di Riina, credo sia un po’ esagerata come cosa. Diciamo che la vedo così: parte davvero male».

I grillini siciliani non sono più i pionieri che l’aspettavano a Cariddi dopo la nuotata. Perché i siciliani dovrebbero fidarsi dei 5stelle?«Esattamente per la stessa ragione che li ha portati a sostenerci sino ad ora. Come le dicevo: non siamo cambiati, siamo cresciuti. Penso che anche questa sia una cosa facile da capire per le persone, difficile per i media, non per la gente».Ma c’è stato più di un problema: il processo sulle firme false di Palermo, l’indagine sul sindaco di Bagheria, il ricorso sulle Regionarie, l’epurazione di alcuni sindaci e parlamentari… Soltanto incidenti di percorso o sintomi di immaturità politica?«Ma, vede, questa domanda torna spesso. I problemi quando si lavora, e sopratutto in certi ambienti, ci sono sempre.

L’importante è come si affrontano. Noi li affrontiamo sempre con responsabilità e trasparenza. È la prima volta che i siciliani hanno la possibilità di mettere al governo della regione qualcuno che, al minimo, non c’entra nulla e nulla vuol c’entrare con il malaffare».S’è molto parlato degli impresentabili. Che sono tutti candidabili e candidati. Non teme una “sindrome di Tomasi di Lampedusa”? Tutto cambia affinché nulla cambi: tanto vincono loro, perché hanno i voti…«Per me i siciliani sono un popolo davvero stupefacente, hanno una capacità di cavarsela invidiabile. Così non ho questi timori, sono certo che è possibile vedere molto chiaramente chi siamo noi e chi sono loro. Questo voto sarà un referendum sulla voglia di cambiare in meglio una regione che ha tantissime cose da dare al resto del paese».

Parliamo di mafia. Fu criticato quando disse che Cosa Nostra in Sicilia «non esiste». Poi aggiustò il tiro definendo l’inconsistenza di Crocetta un «messaggio alla mafia» da parte del Pd, ovvero: «Non disturbiamo». Ma ora Fava ha detto che il M5S sul tema mafia è «omertoso». Come risponde?«Che è un’idiozia, chissà quando smetteranno di credere che ripetendo simili calunnie si ottengano risultati? È impressionante questa granitica continuità di atteggiamenti, come se le persone non capissero niente. Chiedo scusa ai cittadini a nome di Fava».

La Sicilia è terra d’accoglienza, nonostante gli affanni nel gestire gli sbarchi. Cambierebbe qualcosa col Movimento al governo a Palermo e soprattutto a Roma?«Non confondiamo la civiltà dei siciliani con il freddo cinismo del governo e dell’Europa. Questo non lo posso ammettere! Noi saremo impegnati affinché finisca al più presto l’ambigua “politica” del nostro governo. E faremo in modo che coinvolga almeno chi li ha votati, qui in Sicilia sono già stati sconfessati».

Renzi derubrica le Regionali: «Chi dice che è un test nazionale, manca di rispetto ai siciliani». Paura del flop annunciato dai sondaggi e magari pure della resa dei conti nel Pd?«Ogni comportamento di Renzi è determinato dalla paura, come vale per tutti i poveri disgraziati con ambizioni infinitamente più grandi di loro, è costretto a evitare piuttosto che fare. Sa che il vero scontro in Sicilia è fra la vecchia cultura e la nostra nuova idea di politica, non sa come mettersi in mezzo e riesce solo a dire e fare cose fastidiose. Per il resto si limita a evitare in anticipo la sua sconfitta. Ma come si può evitare una sconfitta? Si fantastica di cambiare le regole del gioco, e poi, una volta trovati altrettanti poltronisti, si cambia la legge elettorale con un colpo di mano degno dei peggiori personaggi della nostra storia».

Doveva incrociare Berlusconi a Catania, poi solo a Palermo. Ma lui non ci sarà. Lei ha detto: «Siamo due buffoni, uno dei due è falso. Bisogna vedere qual è». Ci sarà il confronto a distanza? E come spiega il fatto che il centrodestra in Italia abbia bisogno ancora di un leader che lei ha definito “Tutankhamon”…?«La situazione di Berlusconi fa tenerezza e fastidio epidermico al tempo stesso, io non stavo scherzando affatto. È un uomo che, per ragioni sfuggenti, ma di certo inquietanti, lancia un’immagine apparentemente rigenerata di sé sperando che oltrepassi l’ostacolo del buon gusto e della decenza ancora una volta. Una scommessa davvero al limite del credibile, eppure sta succedendo. Colgo l’occasione per ricordargli che confusioni fra Egitto e Marocco, come quelle per la nipote di Mubarak, non credo se le possa più permettere. Se si lascerà incrociare ne vedremo delle belle…».

Come immagina la Sicilia del 6 novembre, a spoglio ultimato?«La immagino chiarificata, come le ho detto: niente alibi, abbiamo fatto il possibile perché la posta in gioco fosse chiara e limpida; non c’è più nessuna figura “mezza”, come Crocetta, a coprire la coscienza di chi farà scelte timidamente insignificanti: la sfida è chiara e non fraintendibile. Con noi inizierà un percorso difficile ma di cui i siciliani potranno andare orgogliosi , anche partecipando. Con loro, comunque si camuffino, resterà tutto com’è, non impressioniamoci: è forse l’ultima votazione non precondizionata in Italia, e per questo è importante. I siciliani devono andare a votare. Lo devono alla loro storia».

PUBBLICATO SU “LA SICILIA” NELL’EDIZIONE DI OGGI A PAGINA 2

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