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I flussi elettorali in Sicilia: il 14% degli elettori M5S erano del Pd

Di Mario Barresi |

In termini assoluti il Movimento incrementa del 40% i consensi (da 845mila a 1,2 milioni), stessa percentuale persa dal Pd (da 470mila a 280mila), «con una fuga di segmenti significativi dell’elettorato di centrosinistra verso il M5S e l’astensione»; mentre Forza Italia brucia 150mila voti rispetto al 2013.

Sulla carta d’identità politica degli elettori siciliani dei cinquestelle questo il responso di Demopolis: il 62% ha confermato la scelta di cinque anni fa rivotando per il M5S; ma ben 14 voti su 100 arrivano da chi nel 2013 aveva dato fiducia al Pd di Bersani e adesso ha mollato Renzi; interessante, anche se statisticamente non sorprendente, apprendere che 9 ex elettori del Pdl hanno tradito il centrodestra per votare i grillini; alla voce “altri partiti” Demopolis ci consegna un comunque robusto 7%, dentro il quale ci sono gli estremi opposti (di destra, ma soprattutto di sinistra) confluiti nel consenso al 5stelle.

Demopolis ha indagato sulle ragioni del voto ai 5stelle in Sicilia. «Al primo posto, per i due terzi degli elettori, è l’auspicio di un governo di svolta e di cambiamento per l’Italia», spiega Pietro Vento, direttore di Demopolis. Gli altri perché: «Il 65% dei siciliani pone alle radici del proprio voto anche la profonda insoddisfazione rispetto alla situazione economica, all’occupazione, alla qualità dei servizi. Il 54% degli intervistati indica infine l’esigenza di superare le vecchie logiche di potere e sostituire la classe politica che ha governato il Paese negli ultimi anni». E infine: «Per il 52% dei siciliani è stato Di Maio il leader più convincente negli ultimi giorni di campagna elettorale».

E cosa c’è dietro il ribaltone, repentino e massiccio, dell’elettorato siciliano, che appena quattro mesi prima aveva incoronato un governatore di centrodestra? La prima ragione è strutturale: «Il voto del 4 marzo – afferma il direttore di Demopolis – ha confermato l’estrema volatilità del consenso dal 2013 in poi, con una scarsa “fedeltà” di un ampio nucleo dei siciliani che raramente conferma la propria scelta di voto da una competizione all’altra». Vento aggiunge un’altra analisi: «Alle Regionali fu decisiva la combinazione tra il peso dei candidati locali di centrodestra e la scelta di una figura stimata come quella di Musumeci. In assenza di quella irripetibile alchimia, Cancelleri sarebbe oggi, molto probabilmente, presidente della Regione».

Infine, la bassa incidenza dei candidati nei collegi uninominali: appena il 16% dei siciliani s’è lasciato influenzare dal nome sulla scheda, l’84% ha scelto il partito. E ciò, in parte, spiega il clamoroso flop dei signori delle preferenze del centrodestra e del Pd.

Twitter: @MarioBarresi

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