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Bianco ha deciso e non torna indietro: «Mi candido a testa alta»

Di Mario Barresi |

«Vado avanti a testa alta». La mattinata, in attesa della visita istituzionale del presidente della Regione, era cominciata con una raffica di telefonate e di WhatsApp. Destinatari: non le persone più vicine, che già sapevano della scelta. Ma, soprattutto, amici perplessi e alleati da rassicurare.

Nel primo pomeriggio, un lungo incontro con gli emissari di una multinazionale cinese che devono scegliere un sito, in ballottaggio l’Etna Valley e la Francia, dove sviluppare un’innovazione a supporto della microelettronica. «Secondo voi se uno volesse mollare starebbe a parlare due ore di carbonato di silicio con i cinesi?», è la domanda – retorica – rivolta al suo staff.

Enzo Bianco ha deciso: «Mi ricandido». Il che, dopo le vicende degli ultimi giorni, significa: «Sono sempre candidato, senza se e senza ma». Non c’è tempo da perdere, adesso il sindaco accelera: «Ufficializzerò la mia ricandidatura nei prossimi giorni, con una strategia comunicativa innovativa». Cinque anni fa scelse piazza dell’Elefante, a Librino. Questo fine settimana scoprirà la sorpresa nell’uovo di Pasqua dei catanesi.

La macchina della campagna elettorale, messa a folle per i comprensibili contraccolpi dell’inchiesta giudiziaria che ha coinvolto due fedelissimi di Bianco (l’ex capo di gabinetto Massimo Rosso e il funzionario Orazio Fazio), riparte con ancora i sentimenti di «rabbia e profonda amarezza» da smaltire. Il sindaco, ironizza col suo staff, ha avuto bisogno di «un training autogeno» per riprendersi – soprattutto dal punto di vista umano – dalle «coltellate che mi ha inferto una persona in particolare». Certo, sul tavolo c’è anche l’ipotesi di una culpa in vigilando. Come ha fatto a non accorgersi di quello che accadeva attorno a lui? A chi gli pone una domanda legittima, Bianco risponde con un sospiro: «Sono io la prima vittima di questa storia, io assieme a tutta la città di Catania». Concorda con l’ufficio stampa un lungo comunicato per spiegare il senso di alcune telefonate “calde” che girano sul web e poi rivendica: «Ho tenuto un comportamento rigoroso», ricordando «le due lettere di segnalazione inviate in Procura ad aprile e a settembre».

Bianco prova a guardare avanti. Ma prima lo sguardo si volge indietro, «a questi cinque anni di semina difficile e intensa» della quale ha intenzione di «godere i frutti, assieme a tutti i miei concittadini». Sindaco-agricoltore, ma anche sindaco-meccanico in un’altra metafora che rivela a chi parla con lui in queste ore: «Sono stato chiuso in officina per riparare la macchina e ora che questo lavoro s’è concluso con successo, voglio continuare a guidarla. E non voglio certo lasciare le chiavi in mano a chi magari rischia di farla schiantare». Insomma, il sindaco ne è certo: «Catania finalmente s’è rimessa in moto. E adesso non si ferma».

Non teme, Bianco, un disimpegno del Pd rispetto alla ricandidatura: «Il partito catanese per 4/5 è con me. E da Roma c’è un chiarissimo sostegno». Ma il punto non è questo, perché «non sarò l’espressione dei partiti, non voglio simboli nelle mie liste che saranno tante e tutte espressioni civiche». Agli «amici del Pd» che magari ancora ipotizzano “convergenze parallele” su altri candidati, insomma, il sindaco continua a dire che «sono i benvenuti, ma…».

E si ferma ai puntini di sospensione. Dopo i quali lascia il beneficio del dubbio. Vorrà forse dire «mi candido comunque, anche senza il vostro sostegno»?

Lo scopriremo presto. Molto presto.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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