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Il M5s avvia in Sicilia la stagione del dialogo. Cancelleri: «Confronto su priorità»

Di Mario Barresi |

Giancarlo Cancelleri, da uno a cento quanto sta gongolando per la crisi del governo regionale?«Zero. Zero assoluto. Mentre parliamo apprendo che nel sud-est dell’Isola gli agricoltori occupano i municipi in preda a una crisi senza precedenti. Queste sono le priorità, non il voto segreto all’Ars. Il punto non è come votare, ma cosa votare. E il governo Musumeci e la sua maggioranza non hanno fatto nulla». Però un “io ve l’avevo detto” le sarà scappato, in questi giorni…«Si sta avverando esattamente tutto quello che dicevamo in campagna elettorale: la maggioranza raccogliticcia, gli appetiti, le faide interne. Era già tutto previsto. Ma le giuro: non vivo alcun sentimento di vendetta. Sarebbe da irresponsabili godere delle disgrazie altrui. La situazione siciliana è disperata e neanche noi, se avessimo vinto, avremmo avuto la bacchetta magica per risolvere tutto e subito. Ma ora siamo al nulla assoluto. Le posso fare una domanda io?». Magari dopo. Parliamo di quello che è successo all’Ars. La maggioranza di centrodestra s’è squagliata. E voi avete impallinato il ddl “stralcio”.  Vi piace vincere facile?«Guardi, ieri (martedì per chi legge, ndr) avevamo i numeri per bocciarlo, lo stralcio. E la richiesta del numero legale è stato un atto di responsabilità. Musumeci dovrebbe capirlo, se davvero avesse la caratura morale e da statista di chi nei momenti più difficili sa fare le scelte giuste per trovare le soluzioni migliori. Invece lui continua a fare il presuntuoso e lo sbruffone. E in questa fase non può certo permettersi il “prendere o lasciare”…». Sta dicendo che se Musumeci si ammorbidisse sareste disposti a confrontarvi con lui?«Sto dicendo quello che la nostra capogruppo, Valentina Zafarana, ha pubblicamente detto in aula: prendiamo atto che le notizie di stampa sono diventate realtà: le fratture si sono palesate, la maggioranza non c’è più…». E quindi?«Bisogna fermarsi e riflettere. Musumeci deve confrontarsi pubblicamente, rispondendo all’invito a riferire della crisi in una sede istituzionale». Dopo di che sareste disposti a confrontarvi con il governo regionale?«Non certo al tavolino del bar o nelle segrete stanze dei palazzi. Né per fare le stampelle a una maggioranza che non c’è, né per fare mercato sottobanco. Musumeci in campagna elettorale ripeteva  che se i suoi gli avessero messi i bastoni fra le ruote si sarebbe dimesso subito. Ebbene, è successo: sia coerente e si dimetta. Oppure…». Oppure…?«Oppure ci dica, ufficialmente e pubblicamente, quali sono le sue priorità, i punti-chiave della Finanziaria. E a quel punto gli diremo se siamo interessati o meno. Se dovesse dircelo domani (oggi per il lettore, ndr) in commissione Bilancio, noi ci riuniremo e valuteremo». Da come parla sembra che tenga molto alla formalità dei passaggi…«È l’unica garanzia contro gli inciuci: dev’essere una richiesta formale. E il Movimento 5 Stelle deciderà se aprire la stagione del dialogo sui temi concreti. Non per salvargli la faccia, ma per il bene della Sicilia che affonda. Guardi, il nostro è un garbo istituzionale da leccarsi i baffi. Roba che Crocetta se lo sognava…». Detto così sembra a costo zero. Basta una richiesta protocollata alla segreteria del gruppo 5stelle ed è fatta…«No, non è a costo zero. Aprire la stagione del dialogo significa dialogare. Parlare, ma anche ascoltare. E noi ne abbiamo tante di cose da dire. Lui ci dà i suoi punti e noi gli diamo i nostri». E cioè quali?«Ne avremmo a decine. Dal taglio degli stipendi alla ristrutturazione delle rete ospedaliera, ma sceglieremmo quelli più importanti. Del resto, sarebbe tutto di guadagnato rispetto al nulla cosmico di questa legislatura. M’è venuto in testa un ricordo: a marzo di cinque anni fa, dopo quattro mesi di governo Crocetta, votavamo la legge 7/2013 sullo scioglimento delle Province. Significa che ce n’erano state sei prima! Questa Ars ne ha prodotte finora tre e non sono leggi che passeranno alla storia». Sta dicendo che si stava meglio quando si stava peggio? Siamo già al revanscismo crocettiano?«Sto dicendo che si stanno ripetendo le prassi della scorsa legislatura, con elementi peggiorativi. Senza una maggioranza c’è un’egemonia parlamentare fondata su interessi personali. E poi sto dicendo che la Sicilia è scomparsa dai radar. A livello nazionale se n’è parlato per il nostro cappotto alle Politiche e per l’Ars che si riunisce per sei minuti. Qui non siamo davanti a un basso profilo, ma a un profilo nullo…». Musumeci ha proposto di abolire il voto segreto e Miccichè ha chiesto alle opposizioni di riscrivere assieme le regole dell’Ars.«Anche noi stiamo lavorando a proposte sostanziali per un regolamento più moderno: dai tempi di lavoro, ai giornalisti non più davanti al monitor nel loculo della sala stampa ma dentro Sala d’Ercole. Però queste non sono priorità. Ne parleremo a tempo debito, prima io vorrei dare risposte agli agricoltori di Vittoria. Per il resto, il numero legale per noi non si tocca: è un principio di democrazia. Sul voto segreto si può discutere. Ma in questo sono d’accordo con Miccichè: in ogni caso dovranno essere regole da applicare nella prossima legislatura». Il presidente dell’Ars ha rilanciato sugli stipendi: se sono bassi si ha una classe dirigente scarsa.«Miccichè fa intendere che oggi all’Ars siano rimasti i più scarsi. E non è vero. Ci sono tanti bravi professionisti che in questi anni ho apprezzato per il loro impeccabile contributo. Non serve pagare di più qualcuno, occorre rispettarlo e ringraziarlo quando raggiunge dei risultati. Cosa che la politica non ha mai fatto». Voleva fare una domanda. Prego…«Ah, vero. La domanda è: in questi quattro mesi di governo Musumeci ha notato dei cambiamenti, sta vendendo qualcosa degno di nota? S’è fatto la domanda, si dia la risposta…«Così non vale! Allora giro la domanda ai siciliani. E se la risposta, come penso, sarà “niente di niente”, allora abbiamo davvero un problema».

Twitter: @MarioBarresi

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