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Ballottaggi, in Sicilia il rush finale Niente parenti, soltanto serpenti

Di Mario Barresi |

Niente parenti, ma molti serpenti. Nessuna novità ufficiale, ma solo accordi sottobanco, all’inizio dell’ultima settimana di campagna elettorale per i ballottaggi delle Amministrative nei tre capoluoghi siciliani. A Messina, Ragusa e Siracusa nessuno ha formalizzato apparentamenti con candidati sconfitti al primo turno. Eppure il voto di domenica prossima è un test con un certo valore regionale.

Messina: De Luca solo, al Pd piace Bramanti

Denunce in questura e comizi-show. Clima arroventato nella Messina che ha rottamato l’uscente Renato Accorinti. Zero alleanze da parte dei due contendenti: Dino Bramanti di centrodestra e il civico Cateno De Luca. Ma non sono mancati i corteggiamenti e restano gli ammiccamenti.

Il deputato regionale, eletto con l’Udc e ora al gruppo misto, ha giocato subito a carte scoperte, chiedendo al M5S un apparentamento tecnico, invocato dai suoi supporter in piazza. Offerta politicamente conveniente per i 5stelle, che avrebbero goduto di un bel premio di maggioranza in consiglio in caso di vittoria dell’ex sindaco di Fiumedinisi. «Il ballottaggio Bramanti-De Luca è quanto di peggio potesse accadere, Messina sarà condannata a scegliere fra la padella e la brace», ha tagliato corto il candidato grillino sconfitto, Gaetano Sciacca. Gli attivisti resteranno insensibili al post-populismo di “Scateno”? Nel sondaggio di piazza bocciato l’accordo con Sicilia Futura dell’influente Beppe Picciolo. «Ho capito che di certa acqua non ne volete bere…», ha detto ai suoi De Luca. Che corre da solo contro la corazzata del centrodestra di Bramanti, direttore del “Bonino-Pulejo”. Per il quale c’è stato un tentativo di accordo con il Pd, stoppato dal segretario regionale uscente Fausto Raciti. «Nessun apparentamento, chiunque vincerà saremo all’opposizione», assicurano anche i deputati dem Pietro Navarra e Franco De Domenico. Ma c’è la suggestione di un “Nazarenino alla ghiotta”, alimentato dalla sottile diplomazia del ras forzista Francantonio Genovese.

Ragusa: Cassì “grillino” contro Tringali (M5S)

Sarà un one on one anche a Ragusa. Dove meno di 600 voti, al primo turno, separano il grillino Antonio Tringali (presidente del consiglio comunale) dall’avvocato Peppe Cassì, vecchia gloria del basket ibleo.

Un ballottaggio suggestivo, anche perché i 5stelle – dopo cinque anni al governo della città con il non ricandidato Federico Piccitto – sono costretti a ribaltare la tattica di gioco contro uno sfidante (sostenuto da civiche con l’apporto di Fratelli d’Italia) che può permettersi il lusso di fare lui il “grillino” della situazione. Nessun apparentamento nemmeno qui, gli unici endorsement dei due sfidanti si sono limitati alla stima, condivisa e non del tutto disinteressata, per il terzo classificato, Giorgio Massari, civico di sinistra. Che tace e non si pronuncia. Così come il Pd, che però – fra oggi e domani – dovrebbe rompere il ghiaccio dando ufficialmente ai suoi elettori «libertà di voto».

I dem, ma anche la sinistra di Massari, in caso di vittoria di Tringali avrebbero un seggio in più in consiglio: rispettivamente da zero a uno, da uno a due. Ma più che il pallottoliere di Palazzo dell’Aquila pesano i rapporti personali. A partire da Nello Dipasquale, ex sindaco e potente deputato regionale renziano, che con i suoi non fa mistero di considerare il grillino «il male minore, perché ci si può discutere». E ciò nonostante lo scontro Tringali-Dipasquale in campagna elettorale con velenosi accuse sui reciproci trascorsi in Forza Italia. Non si pronuncia neanche Maurizio Tumino, candidato del centrodestra, vero sconfitto del primo turno. L’unica certezza è l’odio politico (ricambiato) con Cassì, anche per l’interposta persone di Ciccio Barone, unico di area forzista sin dal primo momento con l’ex campione della Virtus. Insomma, l’unica certezza è che il gruppo di Tumino (decisivo per il ribaltone consiliare che elesse Tringali) non farà pane con Cassì, a cui però l’elettorato di centrodestra si sente più vicino. Ma il rivale grillino, più o meno a sua insaputa, potrebbe ricevere una quota di consensi d’apparato. Voti che potrebbero essere determinanti, se sommati a quelli di Dipasquale.

E allora Cassì, che comunque può contare sulla consolidata amicizia di Giorgio Assenza (luogotenente ibleo di Nello Musumeci) gioca in contropiede. Puntando paradossalmente sul voto “di protesta” tanto caro al M5S, magari da attingere in parte dell’elettorato della candidata anti-grillina Sonia Migliore.

Siracusa: tre sconfitti con Italia, sfida a Reale

Molto interessante, anche per gli equilibri regionali, la sfida di Siracusa. Dove Paolo Ezechia Reale, ex assessore regionale, ha sfiorato (37%) l’elezione al primo turno mettendo assieme civismo e centrodestra (quasi tutto) in una formula che sembrava vincente.

Non lo è stata. E non tanto per i voti, davvero pochi, rosicchiati dell’outsider leghista Ciccio Midolo, quanto per quelli – non tantissimi, ma decisivi – di Fabio Granata, che ha sfiorato il 6% appoggiato anche da DiventeràBellissima. Un tradimento al centrodestra che gli alleati hanno fatto pesare, oltre che ad Arcore (dove Granata, per il padrone di casa, è come l’aglio), nei rapporti con Musumeci. Per il quale, paradossalmente e al netto delle polemiche via comunicati stampa, sarà stata quasi una liberazione la scelta (clamorosa, ma fino a un certo punto) dell’ex assessore regionale finiano. Che al ballottaggio appoggerà Francesco Italia, vice dell’uscente renziano Giancarlo Garozzo.

Italia, candidato civico, parte dalla metà dei voti di Reale, ma è stato attivissimo sin da subito dopo lo spoglio. E, pur senza apparentamenti, ha assoldato tre degli sconfitti al primo turno, designandoli come assessori: oltre a Granata, anche Fabio Moschella (candidato del Pd, del quale Italia ha rifiutato il simbolo) e Giovanni Randazzo, civico di sinistra. E così l’armata di Reale (con lui, fra gli altri, l’ex ministro Stefania Prestigiacomo e l’ex deputato regionale Enzo Vinciullo, più la new entry ufficiosa dell’immarcescibile Gino Foti, deluso dal flop della sua lista) viene sfidata dalla gioiosa macchina da guerra di Italia, che – almeno in apparenza – mette d’accordo dai neo-civici dell’ex destra legalitaria alla sinistra radical-chic, passando per i delusi del Pd.

A decidere il ballottaggio siracusano saranno gli elettori del M5S: quasi 9mila al primo turno, un tonfo dopo il 56% delle Politiche. Dal locale leader Stefano Zito, come da capitolato pentastellato, nessuna indicazione.Fra gli attivisti il dilemma: turarsi il naso e andare a votare (più Italia che Reale), o cedere alla tentazione più naturale.Una domenica al mare.

Twitter: @MarioBarresi

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