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La Finanziaria impantanata all’Ars, Crocetta attacca: «Pensano solo ai voti»

Di Tony Zermo |

«Avevo presentato una Finanziaria leggera e questo avrebbe consentito con calma di fare in seguito qualche aggiustamento, ma restando intatta l’ossatura. Avremmo potuto fin dal primo gennaio governare con grande serenità e con un bilancio consolidato. Invece in Aula hanno rimandato, prima a fine gennaio, poi a febbraio, poi ancora a marzo, hanno fatto fuoco di sbarramento, hanno fatto mancare spesso il numero legale per cui non si è potuto andare avanti. Allora s’è capito che non si poteva approvare la Finanziaria prima della fine di aprile perché man mano che ci si avvicinava alla scadenza la conflittualità sarebbe aumentata per questioni elettorali. E così gli interessi generali sono stati messi da canto, persino dimenticando problemi urgentissimi come i soldi per gli handicappati».

A proposito di questo, nella trasmissione di Lilli Gruber su La7 c’era il regista palermitano Pif, quello stesso che ti urlava in faccia ed era accompagnato dai disabili. Pif ha detto alla Gruber: «Ma Crocetta è il vero rivoluzionario, gay dichiarato. Tutti lo attaccano, ma anche tanti altri hanno delle responsabilità gravi».

«Io sono contento che lui abbia fatto questo atto di onestà intellettuale. Io sapevo che quel giorno avrei subito un attacco, anche politico, ma l’ho fatto per amore dei disabili, mi sono sottoposto ad un attacco mediatico. Però mi sembrava giusto, perché è vero che la politica deve rispondere ai poveri e ai disabili, è vero. Avevano persino cancellato lo stanziamento per i gravissimi e ho dovuto fare un emendamento per il ripristino. Però capite bene che questo non può essere un sistema, un sistema deve avere delle regole accettabili. Ad esempio se il consiglio comunale non approva il Bilancio perché deve decadere il sindaco con tutta la giunta. Ma scusate, se è il consiglio che boccia il Bilancio, deve decadere il consiglio, non il sindaco e la giunta. Ed è per questo che appoggio il ricorso dei sindaci contro questa normativa. La Sicilia deve andare avanti. E ritornando ai disabili, sai che lo Stato stanzia 400 milioni per tutta la disabilità in Italia, mentre noi abbiamo creato in Sicilia un fondo di 240 milioni? Poi siccome questi soldi la gente non li ha ancora visti, perché ne abbiamo potuti stanziare soltanto 36 di milioni, poi altri 20, e allora giustamente protesta. Debbono capire che non è cattiva volontà del governo, ma inceppamenti di varia natura che non dipendono dalla volontà del governatore. Qualcuno dirà: ma perché non ci avete pensato prima ai disabili, così come a tante altre cose? Ma perché fino al 2015 eravamo impegnati per legge a coprire quel deficit spaventoso di due miliardi che avevamo ereditato e di conseguenza non potevamo fare nuove spese se prima non avessimo coperto il passivo. Solo dopo che abbiamo coperto il disavanzo, abbiamo potuto fare altri investimenti».

Quand’è che avete coperto questo disavanzo?

«Nel 2015 avevamo ridotto il debito a 630 milioni e questo 2017 è il primo anno in cui abbiamo una disponibilità economica. Stiamo operando finanziamenti ad esempio per i poveri, in genere per le fasce deboli della popolazione. Abbiamo anche 200 milioni disponibili per aprire i cantieri e dare lavoro ai disoccupati. Però se poi tutto diventa politica elettorale e invece di metterci tutti insieme per fare delle cose buone in questo scorcio di legislatura ci scontriamo tra di noi, è chiaro che la pagano i siciliani. Veramente il mio appello è quello di chiudere bene, facendo delle cose utili e sensate, poi nel collegato possiamo aggiustare qualcosa. Pensiamo a risolvere i problemi della Sicilia e poi ciascuno può andare a fare la propria campagna elettorale. Ci pensi che avremmo potuto già erogare stanziamenti agli Enti locali? E invece niente. Questo lo pagano i lavoratori, le aziende. Non è che questi ritardi siano indolori, hanno un costo sociale pesante».

L’avvocato Fiumefreddo, sempre lui, sostiene che con la rottamazione delle cartelle la Sicilia incasserebbe un miliardo e mezzo.

«Vero, ecco perché dico che sarebbe criminale chiudere Riscossione Sicilia. Lasciamole perdere queste polemiche, lo dico a tutte le parti in gioco. Pensiamo a combattere l’evasione, senza dover dare la caccia al piccolo commerciante, al barbiere o allo scalpellino, che può fare clamore, ma serve a poco. Bisogna colpire i grandi evasori, quelli ricchi, non i poveri. Pensiamo a fare crescere la Sicilia e a dare lavoro perché ci sono ancora troppo giovani, anche laureati, che se ne vanno via».

Dicono che sei andato a Gela a sostenere la candidatura di un un personaggio della lista Emiliano per le primarie e che la manifestazione si è risolta con grandi applausi per la tua rielezione a governatore. A Gela era naturale che accadesse.

«No, non ho sostenuto nessuno a Gela. Le primarie del Pd non mi interessano. Il Pd mi dovrà dire se ho governato bene o male. Facciamo subito il bilancio su come abbiamo trovato la Sicilia al mio insediamento e in quali condizioni la stiamo lasciando. Se qualcuno vuole riciclare gli uomini del passato, allora francamente ma che primarie stiamo a fare? Nessuno, dico nessuno, mi potrà mai obbligare ad allearmi con uomini che ho duramente combattuto per tutta la vita».

Crocetta ritrova poi la sua vena poetica applicata alla politica reale: «Sulla mia tomba, un giorno, vorrei che fosse riportata una frase tratta dal Don Chisciotte di Cervantes.

“Siccome esco da questo palazzo nudo come sono entrato, allora forse ho governato come un angelo a differenza dei miei predecessori che oggi vivono in case e ville sontuose, mentre io continuo ad abitare in un appartamento in cooperativa. Rosario ero e Rosario resto».

Parola di governatore.

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