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Grasso in campo per le regionali, dieci giorni di tempo per dire sì

Di Mario Barresi |

Catania. Da «pazza idea» a «discussione assai prematura» con un timido «magari se ne può parlare». E adesso quella di Pietro Grasso candidato governatore è tutt’altro; molto più che una suggestione. Una proposta ben precisa, ricevuta dal diretto interessato. Che l’altro ieri avrebbe chiesto «dieci giorni di tempo per un’ultima riflessione». Per dare una risposta che i bookmakers – soprattutto a Roma, anche a Palazzo Madama – danno «molto orientata verso il sì».

E così sulla discesa in campo del presidente del Senato come “super candidato” del centrosinistra alle Regionali c’è già quasi un calendario. Alla fine della prossima settimana, nel caso in cui dovesse sciogliere positivamente la riserva, da Grasso dovrebbe arrivare un «segnale». Indirizzato innanzitutto al Pd. Nel quale, pur giurando di «non aver mai parlato col presidente del Senato, perché l’ho visto soltanto una volta», il segretario regionale Fausto Raciti sta svolgendo un delicato ruolo diplomatico.

La crisi del governo Crocetta? Non è problema insormontabile. Anzi, qualcuno a Roma è certo che proprio la spina staccata al «governo più impopolare della storia siciliana» sia un ulteriore elemento di moral suasion su Grasso. La candidatura, dapprima condivisa da Raciti con Matteo Orfini, presidente del Pd , ora è stata sposata anche da Lorenzo Guerini. Sarebbe stato proprio del coordinatore della segreteria nazionale del Pd, fidatissimo uomo di Matteo Renzi, l’ultimo pressing su Grasso. E proprio da quest’ultimo incontro sarebbe arrivata la richiesta dei «dieci giorni per pensarci bene».

Da qui le altre tappe, forzate, verso la candidatura. Ricevuto il «segnale», nella partita entrerà Renzi. Che, dicono, non è fra i fan più sfegatati dell’ex magistrato palermitano. Considerandolo però «l’unico in grado di vincere davvero». Non un dettaglio, visto che l’idea di Matteo – già espressa in altri termini ai suoi fedelissimi siciliani nel pranzo del “patto della seppia” – è che «non possiamo permetterci di farci massacrare dai grillini alle Regionali siciliane, poco prima delle Politiche».

Sarà proprio il segretario nazionale del Pd a chiedere ufficialmente a Grasso «il sacrificio». Trattando anche una lauta ricompensa in caso di sconfitta: più che di un ministero, si parla di Corte costituzionale. Solo fantasie?

E ieri mattina al Nazareno s’è materializzato Leoluca Orlando. Il sindaco s’è intrattenuto con Renzi. Incassando un “batti cinque” per la vittoria. E poi un briefing sul “modello Palermo”. La larga alleanza del Pd con sinistra e centristi, ma soprattutto i movimenti civici alla base del successo di Orlando, piacciono molto al segretario. Un esperimento da riproporre alle Regionali, con delle «liste dei territori» ispirate dai sindaci siciliani. Con quello di Palermo in prima linea.

Tutto troppo bello per essere vero. Infatti, restano ancora dei nodi da sciogliere. A partire da una condizione posta da Grasso al Pd. Prima vedere cammello, soprattutto nelle liste. Del partito e degli alleati. Lui le pretende «illibate». E fra i peones dell’Ars è un’epidemia di mal di pancia.Cosa manca affinché la «pazza idea» diventi realtà? Il sì del corteggiato. Al quale magari non sarà arrivata la riflessione di Lillo Mannino, qualche giorno fa, nel Transatlantico di Montecitorio, ripresa dal blog di Claudia Fusani. «Il Pd in Sicilia è frequentato da cuffariani. In buona fede, ma pur sempre cuffariani». E il super magistrato antimafia, sostiene l’ex ministro dc indagato per mafia, «non potrà mai correre il rischio di prendere i voti da qualche mascariato». E dunque: «Siamo sicuri che a Grasso convenga esporsi in questo modo?».Twitter: @MarioBarresiCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA