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Lavoro: sindacati Ue, in Italia -4,3% guadagni tra 2010-2017

Di Redazione |

BRUXELLES – In Italia nel 2017 i lavoratori hanno guadagnato di meno del 4,3% rispetto ai livelli del 2010. E’ quanto emerge dai dati resi noti dall’Etuc, la confederazione dei sindacati europei. Il problema è comune ad altri 8 Paesi Ue, ovvero Belgio, Finlandia, Gran Bretagna, Grecia, Cipro, Spagna, Portogallo e Croazia. Gli italiani hanno anche guadagnato meno nel 2017 che nel 2016 (-0,9%), una tendenza comune anche a Gran Bretagna, Spagna, Belgio, Finlandia e Grecia.

 

Queste cifre sono state calcolate dall’Istituto dei sindacati europei Etui, sulla base di dati indipendenti pubblicati a febbraio di quest’anno, sulla base dei salari reali, ovvero comparando gli stipendi con il costo della vita, nel rapporto “Benchmarrking Working Europe 2018”. I lavoratori che hanno perso di più in termini di salari reali sono i greci (-19,1% tra 2010 e 2017, e -0,4% tra 2016 e 2017), seguiti dai ciprioti (rispettivamente -10,6% ma poi cresciuti di +0,6% tra 2016 e 2017), portoghesi (-8,3% ma poi crescita +0,1%), croati (-7,9% ma poi +1,2%), spagnoli (-4,4% e ulteriore calo -1,5% nell’ultimo anno), poi gli italiani e a seguire i britannici (-2,4% e -0,6%), belgi (-1,1% ma ben -0,8% tra 2016 e 2017) e infine i finlandesi (-1% e ben -2% nell’ultimo anno).

 

“Nonostante tutto questo parlare di ripresa economica, i lavoratori in molti grandi Paesi europei stanno ancora peggio che prima della crisi e continuano ancora a perderci”, denuncia la segretaria confederale dell’Etuc Esther Lynch. “Non è una sorpresa”, ha quindi rincarato, “che persino la Commissione Ue e la Bce chiedano una crescita maggiore dei salari” che è “essenziale non solo per l’equità sociale ma anche per spingere la crescita e creare occupazione di qualità”. Un modo per ottenerla, secondo la confederazione dei sindacati europei, è promuovere a livello Ue gli accordi di lavoro collettivi e le imprese e settori che ne fanno uso.

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