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A Palazzo dell’Aquila tra carte bollate e mozioni annunciate per sfiduciare Piccitto

Di Laura Curella |

Diversi esponenti della variegata minoranza hanno assicurato che si agirà in maniera seria, affidando l’incarico ad un professionista per adire le vie legali. Si dice di contatti in corso sia con avvocati del Catanese che del Palermitano. In sostanza si intende bloccare in tutti i modi l’atto dell’amministrazione Piccitto, bocciato lo scorso 15 dicembre in Consiglio comunale ma ripresentato attraverso una proposta di iniziativa consiliare in aula il 30 e votato all’alba del 31 dicembre da 14 consiglieri del Movimento cinque stelle, al termine di una seduta fiume, tra forti contrasti, urla, gesti censurabili e persino una chiamata alle forze dell’ordine da parte di alcuni esponenti di opposizione.

E, se le opposizioni in quella occasione formarono un blocco compatto, riuscendo a contrapporre ai Cinque stelle 15 voti (compreso quello della dissidente grillina, Marabita) potrebbe non essere così nelle prossime settimane. Il Pd infatti ha alzato l’asticella, non ritenendo sufficiente percorrere solo la via amministrativa. “Abbiamo parlato chiaro – ha spiegato il capogruppo dem, Mario D’Asta – per noi esiste anche una battaglia politica da continuare, raccogliendo la sfida che il sindaco Piccitto ci ha lanciato in conferenza stampa”.

Il primo cittadino, l’indomani del voto non favorevole del 15 dicembre, affermò che non si sarebbe dimesso se non dopo una mozione di sfiducia dall’Aula. E proprio alla mozione di sfiducia i democratici stanno lavorando. “E’ un segnale che intendiamo dare – ha proseguito D’Asta – per certificare il fatto che la Giunta pentastellata di fatto non ha più una maggioranza e non può quindi garantire la governabilità alla città di Ragusa”. Ma se è vero da un lato che la maggioranza in consiglio è costantemente in bilico, è altrettanto vero che il Pd, nemmeno se riuscisse a trovare piena condivisione nelle opposizioni, arriverebbe ai 20 voti necessari a sfiduciare il sindaco. “Non facciamo calcoli a priori – ha commentato – vogliamo giocare a carte scoperte, non possiamo rimanere silenti”. Questo l’invito che D’Asta e l’altro consigliere Pd, Mario Chiavola, hanno fatto ai colleghi di minoranza. Sollecitazione che non si sa in quanti coglieranno, iniziando dal terzo consigliere dei democratici, l’ex capogruppo Giorgio Massari, da mesi in rotta con i due renziani.

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