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Palazzo dell’Aquila, gli ex assessori accusano? «Acredine e fantapolitica»

Di Laura Curella |

Attraverso una lunga nota, i due esponenti di maggioranza tentano da un lato di non amplificare il dissenso interno, rappresentato dal contro meetup RagusAttiva, senza tuttavia rimanere silenti alle diverse accuse.

Agosta e Stevanato dicono di sentirsi “rincuorati dalla lettura della lettera aperta degli ex assessori”, diffusa per “rivolgere l’ennesimo diluvio di critiche al sindaco, ai componenti della Giunta, e a quelli del Consiglio comunale che sarebbe occupato da ambienti di Forza Italia e dell’ex Alleanza Nazionale per conto di vecchi gruppi di potere”. Tentativo archiviato “come manifestazione incontrollata dell’acredine derivante dalla perdita di poltrone e, soprattutto, di potere spicciolo da godere in tutti i sensi”. Ma non è tutto. “La strategia di rivolgere le contestazioni anche agli alti livelli del Movimento – dicono Agosta e Stevanato – se da un lato ci rincuora perché non ci vede come bersaglio unico dei contestatori, ci mette in allarme per il tentativo, che oseremmo quasi definire pazzesco, di contestare localmente politiche e scelte nazionali del Movimento, un folle disegno di replicare, in zona, episodi e avvenimenti di altre città per acquisire visibilità mediatica, altrimenti impossibile per taluni soggetti”.

Ed ancora, Agosta e Stevanato definiscono “fantapolitica” l’allarme lanciato dai tre ex assessori circa “ambienti di destra che avrebbero occupato il Consiglio Comunale”, per poi gettarsi in quello che essi stessi definiscono “gioco perverso” e rilanciare: “Non possiamo esimerci dal replicare che ben identificati personaggi, da sempre vicini ad ambienti di sinistra, vogliono trovare nel Movimento 5 Stelle gli spazi che, da sempre, gli sono stati negati, dalle componenti interne delle stesse formazioni di sinistra e dallo scarso consenso elettorale ottenuto in determinate aree della sinistra italiana”.

Agosta e Stevanato concludono ribadendo la necessità di valutare in altri tavoli, ben più riservati, i criteri e i modi di adesione ai principi del Movimento 5 Stelle. “Argomenti per i quali esistono sedi e interlocutori adatti”. Insomma, lavare i panni sporchi in pubblico potrebbe danneggiare il Movimento, soprattutto alla luce delle divisioni interne che stanno indebolendo gli avversari politici. “Non possiamo diventare, soprattutto a Ragusa, un secondo Pd”, chiosano i due consiglieri di maggioranza, lasciando alle “valutazioni pubbliche le considerazioni sulle congiure di palazzo ordite da assessori e consiglieri comunali”.

Riguardo alla capacità di incidere del gruppo consiliare Cinque Stelle, messa in dubbio dai tre ex responsabili di pesanti deleghe ai servizi sociali, urbanistica e ambiente, i consiglieri M5S sottolineano: “Possiamo dire solo che i rilanci dell’attività amministrativa, anche nei settori una volta di competenza dei tre dissidenti, sono in buona parte dovuti anche alla crescita del gruppo consiliare, maturato e, forse, una volta, poco considerato nelle strategie della vecchia composizione di Giunta. Quanto alle considerazioni sull’assenza di regole organizzative e di selezione, precise e riconoscibili, sul concetto di ‘movimento scalabile’, elementi che stridono con le manifestate necessità di libertà, diversità e dissidenza, stendiamo un velo pietoso di considerazione sugli effetti che possono avere le perdite di poltrone”.

Cosa avevano denunciato Gianflavio Brafa, Claudio Conti e Giuseppe Di Martino? I tre avevano replicato a dichiarazioni che Federico Piccitto avrebbe rilasciato a dicembre alla AdnKronos, in particolare alla frase: “RagusAttiva riunisce ex attivisti, dissidenti, e qualche assessore che nutre astio nei miei confronti. Mette insieme persone che ho subito scartato perché con il movimento e i suoi valori non avevano nulla a che fare”.

Dopo aver rimuginato per quasi un mese, gli ex avevano deciso di raccontare la loro versione, cosa che al momento del “licenziamento” avevano scelto di non fare. “Noi abbiamo manifestato dissenso verso chi chiedeva, il sindaco, che gli fossero concessi poteri assoluti in violazione del principio del M5S ‘uno vale uno’, e diventare un uomo solo al comando. Dissenso verso chi cominciava a fare pressioni perché ci si comportasse come la vecchia politica nel campo dei rifiuti e dell’urbanistica. Ed ecco scattare l’epurazione. Chi critica è considerato da Piccitto un nemico da epurare. Alla faccia della democrazia e della diversità rispetto agli altri. Abbiamo visto nel M5S, anche ad alti livelli, metodi degni del peggiore stalinismo, inventando accuse false per gettare fango su chi cercava di mantenere la barra dritta e per poi giustificare i licenziamenti”.

E, in riferimento alle sostituzioni in Giunta: “La verità è che c’è stata una congiura di palazzo per liberarsi delle persone che erano arrivate in amministrazione grazie alla propria professionalità e al proprio curriculum, per riportare ordine e pulizia, e che erano malviste dal gruppo di potere che da decenni domina la città, che si è adesso infiltrato nel M5S ed è presente dentro l’amministrazione”.

Ancora: “Il Movimento, purtroppo per i tantissimi ragusani che gli hanno dato fiducia, in mancanza di regole organizzative e di selezione precise e riconoscibili, in altre parole di regole democratiche, sta evidenziando un altro dei suoi limiti, forse il più inquietante: è un movimento scalabile. Può essere preso d’assalto da chiunque e, siccome chi critica ha in sorte l’epurazione, non riesce a maturare una crescita interna che lo renda più solido e meno contraddittorio nelle scelte e nei comportamenti. Questo è quanto accaduto a Ragusa, dove la destra vicina agli ambienti di Forza Italia e alla ex Alleanza Nazionale lo ha di fatto occupato per conto di pezzi del vecchio gruppo di potere. Un movimento che si definisce nuovo e rivoluzionario deve accettare la libertà, la diversità e finanche la dissidenza. Si deve poter discutere di tutto senza per questo essere accusati di essere cospiratori ed essere espulsi, come qualcuno tenta di fare con la consigliera Marabita”.

Non ha firmato la lettera il quarto assessore, licenziato con grande clamore mediatico da Federico Piccitto, ovvero Stefania Campo. L’ex componente di giunta ha deciso invece di commentare: “Stimo il lavoro svolto dai colleghi, ma le nostre reazioni e conseguenti scelte hanno preso strade differenti nonostante sono sicura che il fine sia lo stesso e cioè lavorare a sostegno e a favore della collettività. Io sono rimasta a fianco dell’amministrazione perché credo nel progetto politico del Movimento 5 stelle e sono convinta che le divergenze di pensiero, che in un gruppo sono inevitabili, bisogna affrontarle dall’interno».

Cacciati. Qui sopra Giuseppe Di Martino, accanto Claudio Conti, già assessori all’Urbanistica e all’Ambiente. A sinistra, Agosta e Stevanato.

C’è chi dice no. Qui sopra Stefania Campo, già assessore alla Cultura costretta alle dimissioni. Non ha firmato la nota dei colleghi defenestrati.

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