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Sanità: Ssn spaccato a metà, crescono liste d’attesa e caos ticket

Roma, 19 ott. (AdnKronos Salute) – La salute e l’accesso ai servizi sanitari sempre più condizionati dal Cap di residenza. Dai tempi di attesa, in aumento, al caos dei ticket, dall’erogazione dei farmaci alla gestione dell’emergenza-urgenza, dai servizi per i malati oncologici agli screening per i tumori, sono “ancora troppe le disuguaglianze nell’accesso al Ssn […]

Di Redazione |

Roma, 19 ott. (AdnKronos Salute) – La salute e l’accesso ai servizi sanitari sempre più condizionati dal Cap di residenza. Dai tempi di attesa, in aumento, al caos dei ticket, dall’erogazione dei farmaci alla gestione dell’emergenza-urgenza, dai servizi per i malati oncologici agli screening per i tumori, sono “ancora troppe le disuguaglianze nell’accesso al Ssn che incidono sulla salute dei cittadini”, secondo il rapporto dell’Osservatorio civico sul federalismo in sanità, edizione 2016, presentato oggi da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato.

Si conferma l’immagine di un Ssn spaccato a metà. Al Sud si concentrano le Regioni con più problemi e criticità, anche se non mancano eccezioni positive, mentre ci sono Regioni del Nord che faticano più del passato. Le liste di attesa aumentano, e non solo al Sud, evidenzia il report. Sono in particolare i cittadini di Abruzzo, Basilicata, Campania, Liguria, Marche, Puglia a segnalarlo, lo scorso anno, al Tdm, ma difficoltà vengono denunciate anche in Toscana, Emilia Romagna e Umbria, nonostante queste Regioni abbiano avviato politiche di governo dei tempi d’attesa.

TEMPI DI ATTESA RECORD. Le liste più lunghe si registrano per la mammografia: 122 giorni nel 2017 (+60 giorni rispetto al 2014), ossia quasi 4 mesi in media, passando dagli 89 del Nord-Ovest ai 142 di Sud ed isole; segue la colonscopia con 93 giorni in media (+6), con punte di 109 al Centro e un minimo di 50 al Nord-Est; la visita oculistica con 87 giorni (+18 rispetto al 2014). Anche dall’ultimo monitoraggio del ministero della Salute (2014), Calabria, Campania, Lazio e Molise risultano inadempienti sulle liste di attesa.

Per quanto riguarda i tempi di attesa per le prestazioni diagnostiche e specialistiche in caso di sospetto tumore, i dati del Monitoraggio delle strutture oncologiche di Cittadinanzattiva evidenziano che al Nord l’80% delle persone in condizione di urgenza accede entro le 72 ore stabilite, rispetto al 72% del Centro e al 77% del Sud. Più brevi i tempi per l’intervento dopo la diagnosi: al Nord il 100% dei cittadini accede entro 60 giorni, al Centro l’88% e al Sud il 77%. Nota dolente la possibilità di sottoporsi alla radio e alla chemioterapia, che al Centro e al Sud viene garantita entro 30 giorni solo nell’84% e nell’86% delle strutture.

DISAGIO ECONOMICO. A causa delle spese sanitarie non rimborsate dal Ssn, le famiglie delle Sardegna e della Sicilia risultano essere quelle più in difficoltà. All’estremo opposto troviamo quelle di Emilia Romagna e Trentino-Alto Adige, dove solo rispettivamente il 2,6% e il 2,1% delle famiglie residenti è in condizioni di disagio economico per spese sanitarie.

CAOS TICKET. L’importo varia di regione in regione: ad esempio, per una visita specialistica si passa dai 16,5 euro delle Marche ai 29 del Friuli Venezia Giulia, per l’analisi dell’ormone della tiroide (Tsh) si passa dai 5,46 della Liguria ai 13,22 della Sardegna. Per quanto riguarda il superticket sulla ricetta, solo Basilicata, Sardegna e Provincia autonoma di Bolzano non lo applicano; in 8 regioni (Abruzzo, Liguria, Lazio, Molise, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia) si pagano 10 euro in più su ogni ricetta, mentre le altre adottano misure alternative alla quota fissa.

EMERGENZA-URGENZA. Il tempo ritenuto accettabile per un soccorso efficace degli operatori sanitari è compreso entro i 18 minuti. Nel nostro Paese si oscilla dalle punte minime di Liguria (13 minuti), Lombardia (14 minuti), Lazio (15 minuti), Toscana, Emilia-Romagna, Sicilia, Friuli-Venezia Giulia, Marche e Piemonte, all’opposto di Sardegna (23 minuti), Calabria e Molise (22 minuti), ma soprattutto della Basilicata (27 minuti).

SICUREZZA DELLE CURE E AMMODERNAMENTO TECNOLOGICO. L’investimento destinato è di 24 miliardi: queste risorse sono state spese da Bolzano, Friuli Venezia Giulia e Calabria che le hanno devolute per il 100% agli ospedali, seguiti da Campania, Trento, Puglia. Nel 2015 però i cittadini hanno continuano a segnalare al Tdm fatiscenza delle strutture (28,1%), scarse condizioni igieniche (30%) e problemi con macchinari e strumenti perché rotti o malfunzionanti (42%). Anche secondo il rapporto 2017 della Corte dei conti, oltre il 30% delle apparecchiature ha più di 10 anni; solo il 30% delle Tac è stato collaudato da meno di 5 anni e questa percentuale scende al 27% nel Sud del Paese.

INFEZIONI OSPEDALIERE. Secondo il Rapporto annuale sulle attività di ricovero (Sdo) del ministero della Salute, pubblicato nel 2015, le infezioni ospedaliere registrate sono in aumento (22.000 nel 2015, quasi 4.000 in più rispetto al 2007) nella maggior parte delle regioni, ad eccezione di Province autonome di Trento e Bolzano, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Abruzzo, Molise, Puglia e Sicilia.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA