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Salute: stress e dieta errata, disturbi intestinali per quasi 9 italiani su 10

Roma, 23 nov. (AdnKronos Salute) – ‘Agire di pancia’, ‘avere le farfalle nello stomaco’: sono tante le espressioni entrate nel linguaggio comune che trovano una corrispondenza a livello scientifico nell’interdipendenza tra stomaco e cervello. E proprio i malesseri gastrointestinali, secondo un’indagine di Assosalute (Associazione nazionale farmaci di automedicazione), interessano la grande maggioranza degli italiani: l’89,6% […]

Di Redazione |

Roma, 23 nov. (AdnKronos Salute) – ‘Agire di pancia’, ‘avere le farfalle nello stomaco’: sono tante le espressioni entrate nel linguaggio comune che trovano una corrispondenza a livello scientifico nell’interdipendenza tra stomaco e cervello. E proprio i malesseri gastrointestinali, secondo un’indagine di Assosalute (Associazione nazionale farmaci di automedicazione), interessano la grande maggioranza degli italiani: l’89,6% ha avuto esperienza di almeno un disturbo a stomaco e intestino, mentre il 57,7% di più disturbi diversi. Bruciore di stomaco (36,8%), dolore addominale (32,4%), gonfiore e meteorismo (28,1%), diarrea (27,1%), difficoltà digestive (25,7%) e stitichezza (25,4%) sono quelli più ricorrenti. A scatenarli abitudini alimentari scorrette e stress.

L’84,9% degli italiani, in particolare uomini e over 65, dichiara di soffrire di qualche disturbo intestinale quando mangia troppo (53,4%) o quando mangia male, di fretta, saltando i pasti (13,7%) o assumendo pochi vegetali (17,8%). Preoccupazioni (37%), momenti di difficoltà (28,3%) e, più in generale, la frenesia della vita di tutti i giorni generano malesseri a stomaco e intestino per il 78,3% degli intervistati e per l’88,4% delle donne. Ebbene, contro i malesseri gastrointestinali il 44,4% degli italiani ricorre ai farmaci di automedicazione, mentre il 27,5%, soprattutto donne e giovani, utilizzano i classici rimedi della nonna come l’assunzione di tisane o brodo caldo. Per oltre la metà degli intervistati la principale arma contro i disturbi gastrointestinali è l’attenzione all’alimentazione (55,2%).

“A livello gastrointestinale esiste un secondo sistema nervoso denominato enterico, costituito da oltre 100 milioni di neuroni che regolano autonomamente alcune funzioni quali l’assorbimento, la digestione e la motilità dell’intestino – afferma Attilio Giacosa, coordinatore scientifico del Dipartimento di Gastroenterologia del Gruppo sanitario Policlinico di Monza e docente dell’Università di Pavia, in occasione di un incontro promosso da Assosalute a Milano – I due sistemi nervosi, quello centrale e quello periferico, comunicano attraverso una fitta rete di impulsi bilaterali trasmessi soprattutto attraverso il nervo vago. Il cervello cranico e quello enterico interagiscono, condizionandosi a vicenda”.

A ‘telecomandare’ la relazione sono molti meccanismi biologici e fra questi gioca un ruolo importante la serotonina, il ‘neurotrasmettitore del benessere’. La serotonina, pur agendo a livello cerebrale, viene prodotta per il 95% nell’apparato gastrointestinale. Oltre a regolare il processo peristaltico necessario allo svuotamento dell’intestino, determina anche i movimenti dell’attività digestiva. “Quando si mangia un cibo gustoso – continua Giacosa – l’intestino libera i suoi ricettori e aumenta la presenza di serotonina, rendendola disponibile a livello cerebrale e favorendo così anche la sensazione di piacere e benessere associata al consumo di quel particolare alimento”.

“Secondo lo stesso meccanismo, in presenza di un’infiammazione in sede intestinale viene prodotto un eccesso di serotonina che da un lato induce la comparsa di disturbi gastrointestinali, dall’altro attiva a livello cerebrale un enzima che demolisce la serotonina, influenzando negativamente il nostro umore”. Per Giacosa “è opportuno fare caso non solo ai sintomi, ma alle modalità con cui si verificano: ad esempio, un malessere solo diurno e non notturno è spesso correlato a un disturbo legato ad ansia o a stress e può rappresentare un utile campanello di allarme, indice di una causa psicosomatica. Spesso il paziente si trova ad affrontare questi disturbi in momenti o situazioni in cui non è possibile disporre del consiglio del medico. In questi casi è importante agire tempestivamente sui sintomi utilizzando come prima misura curativa i farmaci di automedicazione, eventualmente consultando il farmacista e ricorrendo successivamente alla consultazione medica in caso di sintomi di allarme come la febbre, il sanguinamento o l’aggravarsi della sintomatologia”.

Gli operatori sanitari rimangono un punto di riferimento importante per gli italiani: se il 38% si cura da solo con farmaci da banco che conosce per esperienza, il 21,3% chiede consiglio al farmacista, mentre il 35,3% si rivolge al medico di famiglia. In oltre due casi su tre è proprio il medico a essere interpellato quando la sintomatologia persiste e si sospetta una componente psicosomatica.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA