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Farmaci da banco, 46 milioni gli italiani si ‘auto-curano’

Roma, 13 dic. (AdnKronos Salute) – I piccoli disturbi della salute che peggiorano la vita degli italiani. Complessivamente sono 49 milioni i connazionali che soffrono di ‘acciacchi’. Di questi, 17 milioni devono fare i conti con una grande frequenza di piccoli disturbi che incidono pesantemente sulla loro vita. Quelli più diffusi sono il mal di […]

Di Redazione |

Roma, 13 dic. (AdnKronos Salute) – I piccoli disturbi della salute che peggiorano la vita degli italiani. Complessivamente sono 49 milioni i connazionali che soffrono di ‘acciacchi’. Di questi, 17 milioni devono fare i conti con una grande frequenza di piccoli disturbi che incidono pesantemente sulla loro vita. Quelli più diffusi sono il mal di schiena (40,2%), raffreddore, tosse, mal di gola e problemi respiratori (36,5%), il mal di testa (25,9%), mal di stomaco, gastrite, problemi digestivi (15,7%), l’influenza (13,9%), i problemi intestinali (13,2%). E aumenta la tendenza all’automedicazione: il 73,4% degli italiani è convinto che in caso di problemi lievi ci si possa curare da soli. In totale scelgono farmaci da banco, senza bisogno della ricetta medica, 46 milioni di italiani. Di questi, 15 milioni lo fanno spesso. Lo rivela una ricerca Censis-Assosalute, presentata oggi a Roma.

Rispetto a 10 anni fa, risultano aumentate le persone alle prese con il mal di schiena e i dolori muscolari (dal 32,4% al 40,2% degli italiani), raffreddore, tosse, mal di gola (dal 34,7% al 36,5%), mal di stomaco e gastrite (dal 12,4% al 15,7%), problemi intestinali (dal 5,1% al 13,2%) e congiuntiviti (dall’1,5% al 3%). Sono numeri che descrivono un enorme fabbisogno sanitario che, senza il ricorso ai farmaci da banco, finirebbe per scaricarsi su un Servizio sanitario nazionale già in difficoltà, segnala il Censis. La percentuale è aumentata nel tempo, visto che nel 2007 era pari al 64,1%. Per il 56,5% ci si può curare da sé perché ognuno conosce i propri piccoli disturbi e le risposte adeguate, per il 16,9% perché è il modo più rapido. Ma nel rispetto dei consigli di medici e farmacisti.

Il ricorso al farmaco risulta infatti informato, consapevole e maturo. La prima volta che si assume un farmaco senza obbligo di ricetta per curare un piccolo disturbo, il 70,4% degli italiani chiede consiglio al medico o al farmacista, l’83,1% legge sempre il foglietto illustrativo e il 68,4% afferma di comprenderlo appieno. Trascorsi alcuni giorni dall’assunzione del farmaco, se il disturbo persiste l’88,5% si rivolge al medico e il 36,2% al farmacista. L’automedicazione con i farmaci da banco non è dunque mai uno sregolato libero arbitrio soggettivo, si fonda sempre su indicazioni mediche.

E gli italiani non usano i farmaci come semplici beni di consumo: la spesa pro-capite per farmaci senza obbligo di prescrizione in Italia è pari in media a 40,2 euro all’anno, nel Regno Unito sale a 69,6 euro, in Germania a 80,1 euro, in Francia a 83,1 euro e il valore pro-capite medio tra i grandi Paesi europei è di 65,7 euro. Gli italiani spendono per i farmaci senza obbligo di ricetta il 39% in meno della media degli altri grandi Paesi europei.

Sono molteplici – sottolinea la ricerca – i benefici del ricorso ai farmaci senza obbligo di ricetta per guarire dai piccoli disturbi. Benefici per i malati, perché 17,6 milioni di italiani sono guariti dai piccoli disturbi grazie a un farmaco da automedicazione almeno in una occasione durante l’anno e così hanno potuto svolgere normalmente le loro attività; per il Servizio sanitario nazionale, perché 17 milioni di italiani hanno evitato di scaricare l’onere delle cure sul sistema pubblico grazie ai farmaci da banco; per l’economia, perché 15,4 milioni di lavoratori sono rimasti sul posto di lavoro proprio grazie all’effetto di un farmaco da automedicazione.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA