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Salute: cuore è imprevedibile scompenso no, al via campagna ‘I love life’

Milano, 24 apr. (AdnKronos Salute) – Gli esperti lo descrivono così: una porta che si apre davanti a una scalinata. Scenderne i gradini significa avvicinarsi all’abisso. E’ questa l’immagine usata per raccontare la parabola dello scompenso cardiaco, nemico temibile e subdolo del cuore perché spesso agisce nell’ombra, pronto a punire chi abbassa la guardia. Poco […]

Di Redazione |

Milano, 24 apr. (AdnKronos Salute) – Gli esperti lo descrivono così: una porta che si apre davanti a una scalinata. Scenderne i gradini significa avvicinarsi all’abisso. E’ questa l’immagine usata per raccontare la parabola dello scompenso cardiaco, nemico temibile e subdolo del cuore perché spesso agisce nell’ombra, pronto a punire chi abbassa la guardia. Poco conosciuto, sottovalutato, sottodiagnosticato, nonostante sia la seconda causa di morte in Italia e colpisca quasi un milione di connazionali, causando circa 190 mila ricoveri l’anno e compromettendo la qualità della vita di chi finisce nella sua rete.

“Ogni volta che un paziente viene ospedalizzato – avverte Michele Senni, direttore della Cardiologia 1 dell’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo – scende un gradino procedendo lungo un percorso che rischia di avere un esito infausto. Bisogna evitare che accada, puntare a fermare il paziente al piano, stabilizzarlo e impedire che continui la discesa. Ma spesso i malati non percepiscono tutto questo, perché non gli viene detto con chiarezza dal medico e perché spesso tornando dall’ospedale si sentono bene, anche se purtroppo non è vero. Per questo è importante educare le persone: non c’è cosa peggiore del paziente che non sa e non capisce la patologia. In queste situazioni, infatti, il miglior medico è il paziente stesso”, quando è informato e consapevole. Un obiettivo a cui punta una nuova campagna presentata oggi a Milano, con il patrocinio del ministero della Salute.

Battezzata ‘I love life’, l’iniziativa seguirà binari diversi ricorrendo a linguaggi che possano arrivare dritto al cuore del maggior numero di persone: dalla street art alla musica, passando per i social media. Pur senza dimenticare la centralità degli incontri e dei contributi scientifici. Il messaggio? ‘Il cuore è imprevedibile, lo scompenso no. Curarlo si può, non lasciare andare la tua vita’. La campagna è un’iniziativa di Novartis dedicata a pazienti e caregiver: promossa con il patrocinio di Aisc (Associazione italiana scompensati cardiaci), prevede una serie di attività sul territorio nazionale e il lancio di una pagina Facebook dedicata, Ascolta il tuo battito. C’è anche una ‘mascotte’: si chiama Cino, un cuoricino rosso stilizzato che accompagnerà le iniziative in programma nel corso dell’anno.

La sfida contro un cuore “che tende a dilatarsi e a diventare più simile a un pallone da calcio che non a uno da rugby, e quindi meno efficiente”, spiega Senni, è dunque interrompere la parabola discendente. “Grazie alle recenti innovazioni terapeutiche oggi lo scompenso cardiaco può essere curato in maniera efficace – sottolinea Claudio Rapezzi, professore di Cardiologia del Dipartimento di medicina specialistica, diagnostica e sperimentale Alma Mater, università di Bologna – Da un anno abbiamo una nuova arma a nostra disposizione, gli Arni (inibitori del recettore dell’angiotesina e della neprilisina), che rappresenta la prima novità da 15 anni a questa parte. Sono farmaci che vanno ad amplificare la funzione di sistemi neuro-ormonali in grado di produrre benefici clinici a lungo termine”.

Studi clinici, continua Rapezzi che è a capo della Cardiologia del Policlinico S.Orsola-Malpighi di Bologna, “hanno dimostrato come questa nuova classe di farmaci prolunghi la durata della vita con valori medi intorno a un anno e mezzo in un soggetto di 60 anni ma con punte fino a 2-3 anni in più rispetto alle terapie oggi disponibili”. L’invito degli esperti è a non lasciarsi andare, “a non rinunciare per esempio all’attività fisica che può aiutare il sistema cardiovascolare in toto”, a coltivare la salute del proprio cuore tutti i giorni. Anche a tavola, “evitando l’eccesso di sale per esempio”, aggiunge Senni. Spesso i pazienti sono scoraggiati, racconta Maria Rosaria Di Somma, consigliere delegato di Aisc, ripercorrendo la sua esperienza di caregiver, “si siedono su una poltrona, dicono addio alle relazioni sociali. L’impatto è sulla famiglia intera”.

Un paziente consapevole, invece, “ha un dialogo più facile con il medico, assume un ruolo, fa sentire la sua voce anche sul mancato accesso alle terapie, crea un network con gli altri pazienti, riesce a gestire la sua vita. E noi sull’informazione stiamo insistendo molto. Non va però dimenticato che oltre la metà dei pazienti ospedalizzati a causa dello scompenso cardiaco subisce una seconda ospedalizzazione entro il primo anno. Sarebbe quindi auspicabile uno sforzo da parte della sanità pubblica per riconoscerla e trattarla come una patologia cronica sia durante il percorso di cura che di assistenza”. “Quanto più riusciremo a lavorare insieme nello sforzo di conoscenza e di consapevolezza per i pazienti – conclude Angela Bianchi, Head of Communications & Public Affairs di Novartis Italia – tanto meglio faremo per loro e per i familiari, contribuendo anche a una sanità migliore”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA