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Ricerca: UniTrento, insetticidi killer responsabili moria di api

Roma, 1 dic. (AdnKronos Salute) – Perdono memoria, orientamento e olfatto. E a essere compromessa può essere addirittura la vita di un intero alveare. E’ uno studio dell’Università di Trento (Cimec e Dipartimento di fisica), pubblicato oggi su Scientific Reports, a svelare il killer delle api: l’Imidacloprid, l’insetticida più usato al mondo, ha un effetto […]

Di Redazione |

Roma, 1 dic. (AdnKronos Salute) – Perdono memoria, orientamento e olfatto. E a essere compromessa può essere addirittura la vita di un intero alveare. E’ uno studio dell’Università di Trento (Cimec e Dipartimento di fisica), pubblicato oggi su Scientific Reports, a svelare il killer delle api: l’Imidacloprid, l’insetticida più usato al mondo, ha un effetto dannoso sul cervello degli insetti impollinatori, anche se presente nell’ambiente in concentrazioni inferiori ai limiti letali.

L’impiego di questo insetticida, derivante dalla nicotina e introdotto negli anni Ottanta come alternativa sicura al Ddt, ad alte concentrazioni provoca nelle api convulsioni e morte. Ma i problemi, si rileva, si registrano anche a concentrazioni più basse. Nonostante le restrizioni normative (ad esempio il divieto di irrorazione durante la fioritura in Trentino Alto Adige), l’assimilazione da parte delle api rimane, infatti, alta.

Le ripercussioni rilevate nel cervello delle api riguardano memoria, orientamento e viene dimostrata anche una connessione con la perdita dell’olfatto. “I principi attivi di questo tipo di pesticidi – spiega Albrecht Haase del Cimec – sono altamente neurotossici: si legano ai recettori della nicotina nelle sinapsi e bloccano il trasporto delle informazioni a livello cerebrale. I danni si rilevano non solo nelle funzioni avanzate del cervello, ma anche in quelle base come l’olfatto”.

“Cambiamenti anche molto piccoli legati alla riduzione dell’olfatto – prosegue Haase – possono compromettere seriamente la vita di un alveare perché si riflettono sulla sua organizzazione sociale e sulla capacità riproduttiva della colonia. Ad esempio, se l’informazione sulla malattia dell’ape regina non arriva correttamente alla colonia, le api non avvieranno i meccanismi per la produzione di nuove regine e l’alveare sarà destinato al collasso”.

Lo studio del laboratorio di neurofisica sfrutta tecnologie di imaging per analizzare gli effetti dei neonicotinoidi sui singoli recettori e sui singoli neuroni. Un primo passo, si spiega, nell’ambito del progetto più vasto ‘Effetti subletali di neonicotinoidi sul cervello delle api: dalle immagini a singolo neurone agli studi sulla famiglia’, che includerà anche analisi delle conseguenze a livello comportamentale di ciascuna ape in laboratorio e delle colonie nell’ambiente.

Il progetto, che ha ricevuto un finanziamento triennale dalla Provincia autonoma di Bolzano, coinvolgerà anche l’Università di Bolzano (Facoltà di Scienze e tecnologia) e la Fondazione Edmund Mach.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA