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Torino, robot opera rene: è la prima volta al mondo

Roma, 23 feb. (AdnKronos Salute) – Un solo rene e due pazienti salvati. Per la prima volta al mondo grazie alla chirurgia robotica è stato ‘recuperato’ un organo tolto per una rara anomalia congenita salvando, contemporaneamente, un altro paziente in dialisi. L’eccezionale intervento all’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino, dove è avvenuto il […]

Di Redazione |

Roma, 23 feb. (AdnKronos Salute) – Un solo rene e due pazienti salvati. Per la prima volta al mondo grazie alla chirurgia robotica è stato ‘recuperato’ un organo tolto per una rara anomalia congenita salvando, contemporaneamente, un altro paziente in dialisi. L’eccezionale intervento all’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino, dove è avvenuto il particolare trapianto dopo la nefrectomia con il robot eseguito su una donna di 45 anni con rene ectopico pelvico, una rara anomalia congenita che può portare come in questo caso a dolore cronico ingravescente ed infezioni necessitanti l’intervento chirurgico di rimozione, come si legge in una nota dell’ospedale torinese.

L’operazione è l’epilogo della storia di un lungo calvario di dolore, interventi e pellegrinaggi presso tanti ospedali che ha costretto la paziente, seguita dal professor Bruno Frea, a sospendere la sua attività lavorativa da un anno e ha portato alla decisione di rimuovere il rene. Era stata valutata anche la possibilità di reimpiantare il rene in altra sede. Scelta risultata impraticabile dal punto di vista chirurgico in questo caso. Da qui la decisione dell’intervento di rimozione del rene comunque ben funzionante ma destinato allo scarto, lasciando aperta una piccola possibilità di trapiantarlo in un’altra persona in dialisi che avesse delle caratteristiche tali da poter tentare l’intervento.

Nella reportistica mondiale è la prima volta che viene utilizzata la chirurgia robotica a fronte di una situazione anatomica vascolare estremamente più complessa. La sequenza di interventi è stata realizzata lunedì in una staffetta chirurgica, dove solo al termine del primo intervento e della valutazione ‘su banco’ del rene si è potuto pensare di utilizzarlo per un trapianto. La nefrectomia è stata eseguita con tecnica robotica da Paolo Gontero, direttore dell’Urologia universitaria dell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino, insieme ad Alessandro Greco ed agli anestesisti Alessandra Davi ed Elisabetta Cerutti.

“La chirurgia robotica -spiega Paolo Gontero – è stata fondamentale in questa particolare situazione di un rene in posizione anomala a stretto contatto con l’utero e con una vascolarizzazione complessa. L’aiuto del robot ha permesso l’accuratezza chirurgica necessaria in un intervento così delicato. Il robot Da Vinci di ultima generazione in dotazione presso la Città della Salute viene correntemente utilizzato in campo urologico per interventi oncologici su prostata, rene e vescica”.

Maurizio Merlo, direttore della Chirurgia Vascolare ospedaliera delle Molinette, insieme al dottor Aldo Verri ed agli anestesisti Antonella Marzullo e Luisella Panealbo, ha eseguito la ricostruzione vascolare del rene ed effettuato la fase vascolare del trapianto. “Si è trattato – ha spiegato Merlo – di un rene con una complessità di arterie mai presentata prima d’ora per un trapianto nella trentennale tradizione della Chirurgia Vascolare ospedaliera delle Molinette, abituata ad operare su tutti i distretti vascolari anche in condizioni sia di estrema urgenza che di difficoltà. Tale esperienza maturata in decenni di attività ha consentito di risolvere anche questa situazione permettendo il trapianto di questo rene”.

La fase successiva è poi stata eseguita dai dottori Omid Sedigh ed Andrea Bosio, urologi, che hanno ricostruito la complessa via urinaria del rene, anch’essa anomala, insieme a quella del ricevente. Il trapianto è tecnicamente riuscito ed il paziente di 51 anni, sganciato dalla dialisi, è in costante miglioramento, ricoverato presso la terapia semi-intensiva della Nefrologia universitaria e seguito dall’équipe nefrologica diretta dal professor Luigi Biancone. “Due situazioni di sofferenza e di calvario – ha concluso Biancone – sono state trasformate entrambe in lieto fine, grazie alla generosità della signora ed all’esperienza pluridisciplinare del trapianto renale di Torino che si è dimostrata ancora una volta vincente”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA