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Fecondazione: Gallo, festa per 3 neonati che la legge 40 non voleva

Roma, 30 mar. (AdnKronos Salute) – Una giornata speciale per l’Associazione Luca Coscioni. “Oggi festeggiamo la nascita di tre bambini che la legge 40 non voleva, che hanno visto la luce grazie alle modifiche ottenute nei tribunali”, spiega Filomena Gallo, segretario dell’associazione, oggi in conferenza stampa alla Camera insieme ai genitori di due gemelli maschi […]

Di Redazione |

Roma, 30 mar. (AdnKronos Salute) – Una giornata speciale per l’Associazione Luca Coscioni. “Oggi festeggiamo la nascita di tre bambini che la legge 40 non voleva, che hanno visto la luce grazie alle modifiche ottenute nei tribunali”, spiega Filomena Gallo, segretario dell’associazione, oggi in conferenza stampa alla Camera insieme ai genitori di due gemelli maschi e, in video, con i genitori di una bimba. Tre piccoli venuti al mondo grazie alla diagnosi preimpianto, vietata dalla legge 40 sulla procreazione assistita alle coppie fertili con patologie geneticamente trasmissibili, divieto poi cancellato dalla sentenza della Corte Costituzionale nel 2015.

Due storie, quelle delle due coppie che da poco hanno avuto figli sani, seguite sin dall’inizio dall’associazione Coscioni. I due gemelli sono “liberi dalla mia malattia”, sottolinea la mamma Claudia, microcitemica sposata con un portatore sano della patologia, che nel 2012 ha ottenuto con una sentenza del tribunale l’obbligo per le strutture pubbliche che offrono la Pma anche di garantire la diagnosi preimpianto. “L’Associazione prosegue la campagna per il diritto alla vita, e lo fa attraverso la voce di due coppie che qualche anno fa, vincendo in tribunale una battaglia legale, hanno permesso la revisione della legge 40/2004 e concesso anche ad altre coppie il diritto e la gioia di poter essere genitori”‘, dice Gallo che ha offerto ai presenti tre confetti, uno rosa e due azzurri, personalmente confezionati per la ‘festa conferenza’.

Prima della sentenza 96/2015 della Corte Costituzionale, infatti, la legge 40 non prevedeva la diagnosi preimpianto per le coppie fertili portatrici di patologie geneticamente trasmissibili, come Valentina e Fabrizio, una delle due coppie. Inoltre, prima del 2012 mai nessun tribunale aveva affermato l’obbligo per le strutture che fornivano servizi di Pma di garantirne l’accesso alle coppie che chiedevano la diagnosi preimpianto, come nel caso di Maurizio e Claudia. Ad oggi in Italia il Registro nazionale sulla procreazione medicalmente assistita conta un totale di 359 centri, di cui sono solo 43 quelli che effettuano la diagnosi genetica preimpianto.

Gallo ricorda che le tematiche della procreazione assistita “negli anni hanno incontrato maggiori resistenze da parte della politica rispetto all’opinione pubblica: basti pensare che da una recente survey condotta da Swg su un campione di 1.000 cittadini italiani, ben il 72% si dichiara favorevole alla diagnosi genetica preimpianto e il 57% considera importante la donazione alla ricerca scientifica degli embrioni non utilizzati, invece di lasciarli congelati indefinitamente.

“Una politica decisamente sorda rispetto ai diritti della donna e della coppia in tema di salute, diritto alle cure, principio di uguaglianza, genitorialità – incalza Gallo – e una legge, la 40/2004 appunto, con la quale siamo costretti a fare i conti spostando la discussione, il confronto e la battaglia nei tribunali. Resta dunque un vuoto normativo su tanti fronti e molte sono le richieste inascoltate. Un esempio su tutti: i nuovi Lea che includono le tecniche di Pma tra le prestazioni garantite dal Servizio sanitario nazionale, ma non la diagnosi preimpianto e i test genetici, creando così una condizione di evidente discriminazione”, rileva il segretario dell’associazione Coscioni, ricordando gli ultimi due ‘paletti’ della legge 40 da superare: il divieto di utilizzo degli embrioni per la ricerca scientifica e il divieto di accesso alla fecondazione per single e coppie dello stesso sesso.

Sul fronte dell’informazione e della ricerca scientifica, infine, di recente l’onorevole Pia Elda Locatelli ha depositato un’interrogazione parlamentare affinché il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, renda noti i dati sulla diagnosi preimpianto e il numero di embrioni/blastocisti crioconservati non idonei per una gravidanza, oltre che per sapere se nella prossima relazione saranno resi noti anche i dati relativi alle coppie fertili portatrici di patologie genetiche che, in virtù della sentenza della Corte Costituzionale, dal 2015 possono accedere a tali trattamenti.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA