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Farmaci: dati real life confermano promesse pangenotipico anti-epatite C

Amsterdam, 21 apr. (AdnKronos Salute) – La terapia di ultima generazione contro l’epatite C indicata per tutti i genotipi del virus Hcv, consolida le promesse dei trial clinici. Le prime evidenze di ‘real life’ relative all’utilizzo del regime a base di sofosbuvir e velpatasvir “confermano una riduzione della durata della terapia e un minore ricorso […]

Di Redazione |

Amsterdam, 21 apr. (AdnKronos Salute) – La terapia di ultima generazione contro l’epatite C indicata per tutti i genotipi del virus Hcv, consolida le promesse dei trial clinici. Le prime evidenze di ‘real life’ relative all’utilizzo del regime a base di sofosbuvir e velpatasvir “confermano una riduzione della durata della terapia e un minore ricorso alla ribavirina”. E’ dimostrata poi “un’efficacia estremamente elevata ed estrema sicurezza nei bambini”. E’ quanto ha spiegato Alessandra Mangia, dirigente medico Epatologia dell’ospedale Casa sollievo della sofferenza di San Giovanni Rotondo, commentando i risultati di alcuni studi presentati al congresso Easl 2017 (European Association for the Study of Liver) in corso ad Amsterdam.

“Il pangenotipico di Gilead si è dimostrato un farmaco sicuro e semplice nell’utilizzo, che consente terapie più brevi e l’utilizzo in pazienti differenti per genotipo e severità di malattia – ha evidenziato Mangia – Questa semplificazione offrirà vantaggi molto rilevanti per un uso su larga scala, come richiesto in questa fase storica del trattamento dell’epatite C”.

L’esperta ha illustrato i dati emersi da alcuni studi, presentati nel corso del congresso, sulla combinazione terapeutica. “Lo studio Trio ha dimostrato che il farmaco in pazienti con infezioni da genotipo 2 e 3 è stato largamente impiegato – afferma – e ha portato vantaggi innegabili nella riduzione della durata della terapia e nella riduzione dell’utilizzo della ribavirina. Nel genotipo 2 ha garantito l’assenza del ricorso alla ribavirina e nel 3 l’ha molto ridotta, riservandola solo ai pazienti con cirrosi scompensata”.

“Lo studio Target invece – ha proseguito Mangia – ha dimostrato che nel 75% dei casi i pazienti erano infettati con genotipo 2 e 3. Avevano cirrosi nel 32% dei casi. Nessuno ha avuto recidiva e non ci sono stati casi di scompenso. Inoltre l’utilizzo della ribavirina, pur trattandosi di pazienti con danno avanzato, è stato riservato al 20%. Infine un’ultima coorte tutta europea si è soffermata su pazienti con genotipo 3, tutti non cirrotici. Qui l’uso della ribavirina è stato del 10%”.

Ma un dato, interessante, ha osservato l’esperta, riguarda l’utilizzo della combinazione di molecole per i bambini: “I primi dati per il trattamento di bambini con genotipo 1 e 4 – ha spiegato – dimostrano efficacia estremamente elevata, ma soprattutto elevata sicurezza. Quindi la combinazione di sofosbuvir/velpatasvir, che negli adulti è stata di estremo successo nel genotipo 1, tanto da venire usata non solo per l’efficacia ma anche per l’estrema sicurezza nei pazienti con cirrosi in stadio avanzato, viene confermata anche nei bambini che sono la popolazione a cui si vogliono riservare i farmaci più sicuri”.

A luglio 2016 la Commissione europea ha rilasciato l’autorizzazione all’immissione in commercio per il trattamento di Gilead in pazienti con tutti i genotipi di Hcv. E a breve dovrebbe essere reso rimborsabile in Italia. “Il farmaco sarà disponibile nel momento in cui sarà rimborsabile. Sappiamo che sarà consentito l’utilizzo di questo farmaco a breve, si pensa sia questione di pochi giorni”. Quanto al trattamento “verrà effettuato con meccanismo ‘step by step’ anche per questione di capacità dei vari centri, perché se abbiamo trattato probabilmente un terzo dei pazienti che abbiamo in Italia con cirrosi o fibrosi avanzata, adesso resta il grosso della popolazione e questo verrà fatto sulla base di un piano nazionale che prevede l’eradicazione della malattia in tre anni”, ha concluso Mangia.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA