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Psicologia: Vinciguerra su caso Torino, panico si diffonde come virus

Roma, 5 giu. (AdnKronos Salute) – Come un virus, “il panico si diffonde ​a macchia d’olio. Bastano sguardi smarriti, un rumore forte, qualcuno che urla, altri che cominciano a correre contro corrente. E’ ciò che è accaduto a piazza San Carlo a Torino. dove sono rimaste ferite 1.400 persone che tentavano di scappare dalla piazza”. […]

Di Redazione |

Roma, 5 giu. (AdnKronos Salute) – Come un virus, “il panico si diffonde ​a macchia d’olio. Bastano sguardi smarriti, un rumore forte, qualcuno che urla, altri che cominciano a correre contro corrente. E’ ciò che è accaduto a piazza San Carlo a Torino. dove sono rimaste ferite 1.400 persone che tentavano di scappare dalla piazza”. Ad analizzare il falso allarme è Paola Vinciguerra, psicologa e psicoterapeuta, presidente dell’Eurodap, Associazione europea disturbi da attacchi di panico.

“Chi è nella calca ha la convinzione di essere in pericolo, la paura prende il sopravvento anche se in realtà non si è visto nulla: l’unico istinto è quello di scappare – afferma Vinciguerra, docente all’Università Ludes di Lugano – Quei poveri ragazzi finiti nella calca a piazza San Carlo hanno solo avuto l’istinto di fuggire e in una situazione come quella non importa se lìostacolo che ti trovi davanti è un corpo di un amico che è inciampato ed è stato travolto”.

Chi si è trovato nella ressa, analizza l’esperta, “ha avuto solo un pensiero in testa: un pericolo incombente, dal quale doveva scappare con tutte le sue forze. Ce l’hanno fatta a non essere travolti i più forti. I più deboli sono rimasti a terra feriti”. Secondo Vinciguerra, è scattato “un processo cerebrale d’imitazione di situazioni che una persona si trova ad affrontare: ci viene da ridere se gli altri ridono, infatti si dice che il riso è contagioso, ma è così anche con il pianto e, purtroppo, anche con la paura”.

“L’emozione-stimolo – spiega ancora l’esperta – rimbalza velocemente riproducendo sensazioni emotive anche se noi siamo distanti dalla fonte che le ha originate. Quando lo sguardo del nostro vicino si colma di terrore – continua la psicoterapeuta – quando il suo viso si contrae e lui tenta la fuga, noi siamo contagiati dalla paura, il nostro cuore comincia a battere velocemente, il respiro si fa affannoso, ci sembra che tutto ci costringa, ci opprima e la paura s’impossessa sempre più della nostra mente e del nostro corpo”.

“Quello che è successo a Torino, oltre ad essere tragico per i feriti e per le loro famiglie – aggiunge Vinciguerra – sarà purtroppo scolpito nelle menti non solo dei feriti, ma di tutti coloro che hanno vissuto quella esperienza di terrore. Anche se apparentemente dimenticheranno, quel trauma riaffiorerà ogni volta che si troveranno in situazioni in cui avranno la sensazione di essere reclusi, di non aver una via di fuga. E questo può succedere al supermercato o in fila in macchina lungo un’autostrada”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA