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Estate: biologo, il decalogo per evitare intossicazioni in viaggio

Roma, 24 lug. (AdnKronos Salute) – La vacanza dei sogni, spesso, può trasformarsi in un incubo per colpa di intossicazioni, infezioni o tossinfezioni alimentare (causate da salmonella, stafilococco, escherichia coli, ecc.) che spesso sfociano nella cosiddetta ‘diarrea del viaggiatore’. Eppure, tutto questo è evitabile con dei semplici accorgimenti alimentari da seguire soprattutto se la nostra […]

Di Redazione |

Roma, 24 lug. (AdnKronos Salute) – La vacanza dei sogni, spesso, può trasformarsi in un incubo per colpa di intossicazioni, infezioni o tossinfezioni alimentare (causate da salmonella, stafilococco, escherichia coli, ecc.) che spesso sfociano nella cosiddetta ‘diarrea del viaggiatore’. Eppure, tutto questo è evitabile con dei semplici accorgimenti alimentari da seguire soprattutto se la nostra destinazione sono Paesi dove spesso l’igiene è scarsa. Lo raccomanda il biologo Luciano Atzori, esperto in sicurezza degli alimenti e in tutela della salute, che suggerisce il decalogo per viaggi sicuri.

1) Non bere mai acqua servita in bicchieri e/o caraffe. In molti Paesi l’acqua che arriva nelle strutture ricettive, nelle attività di ristorazione e nelle abitazioni non è potabile. Quindi – raccomanda il biologo – bisogna dissetarsi esclusivamente attraverso acqua minerale che proviene da bottiglie sigillate e bisogna fare attenzione a che queste non vengano servite già aperte. Anche i denti dovrebbero essere lavati facendo uso di acqua confezionata o portata a ebollizione per qualche minuto.

2) Neanche il ghiaccio ‘alimentare’ è potabile. Frequentemente viene preparato facendo uso di acqua non potabile, quindi bisogna evitare di aggiungere ghiaccio alle bevande. Pensare che le basse temperature siano un ottimo deterrente contro i microrganismi è sbagliato, sottolinea Atzori. Infatti, molti batteri patogeni possono sopravvivere alle basse temperature e poi, quando si trovano nella fresca bibita, posso moltiplicarsi.

3) Attenzione alla frutta cruda. Spesso nei Paesi tropicali ci vengono proposti frutta e ortaggi che non esistono nel nostro Paese: meglio non mangiarli crudi. Se proprio si vuole, si può assaporare la frutta sbucciandola, ovviamente facendo uso di utensili adeguatamente puliti e con le mani non contaminate.

4) Evitare di consumare il cosiddetto street food locale, spesso proposto e venduto ai bordi delle strade, anche – osserva Atzori – se di bell’aspetto e invitante.

5) In molti Paesi tropicali si producono latte e derivati facendo uso di latte non pastorizzato (senza adeguato trattamento termico di bonifica microbiologica). Quindi, se non si conosce il ciclo produttivo del latte e dei latticini e/o se non si hanno adeguate garanzie, è bene evitare il consumo di latte e dei suoi derivati, anche se di bell’aspetto, in quanto potrebbero essere ottenuti da latte non pastorizzato.

6) Evitare l’uso di condimenti e di salse di cui disconosciamo la provenienza e soprattutto come vengono conservate (raramente a temperatura di refrigerazione cioè di +2/+4°C, ma spesso a temperatura ambiente).

7) Evitare il consumo di carne, pesce, mitili e uova crude in quanto tutti alimenti fortemente deperibili, quindi se mal conservati e preparati senza il rispetto delle norme igienico-sanitarie possono essere vettori di moltissimi microrganismi patogeni per l’uomo. È sempre bene consumare senza eccezione solo cibi cotti e, se serviti a buffet/self-service, questi devono essere mantenuti a una temperatura pari o superiore ai +60-65°C.

8) Evitare il consumo di pesce, anche se cotto, qualora dovessimo avere dei dubbi sull’igiene del locale in cui ci viene proposto. Infatti – evidenzia il biologo – se i pesci sono conservati, anche se solo per poche ore, a temperatura ambiente tendono a formare una sostanza tossica per l’uomo (l’istamina) che non altera i caratteri organolettici del prodotto ittico (odore, colore e sapore) e soprattutto risulta essere termoresistente quindi non neutralizzabile con la cottura.

9) Evitare il consumo dei prodotti confezionati ‘fatti in casa’ in quanto potrebbero essere vettori di pericolose tossine botuliniche e quindi potrebbero farci contrarre il botulismo. All’interno di queste confezioni vi è un ambiente privo di ossigeno e spesso con un Ph non acido (quindi neutro o leggermente basico), entrambi fattori che facilitano il passaggio delle eventuali spore del Clostridium botulinum nella forma vegetativa (cellula batterica) la quale, durante il suo ciclo vitale, è in grado di formare le pericolose tossine botuliniche.

10) Sanificarsi spesso le mani, ma soprattutto prima di mangiare, possibilmente facendo uso di acqua tiepida e di sapone oppure, in alternativa – conclude Atzori – attraverso quei liquidi/gel che contengono disinfettante.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA