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Al­l’om­bra di San­t’A­ga­ta: il cul­to di San­t’Eu­plio nei se­co­li e i se­gre­ti del Tem­pio a lui de­di­ca­to

Chiun­que si sia tro­va­to a pas­seg­gia­re nei pres­si del­l’an­fi­tea­tro ro­ma­no di Piaz­za Ste­si­co­ro, a Ca­ta­nia, avrà cer­ta­men­te no­ta­to una strut­tu­ra qua­si del tut­to di­roc­ca­ta nota come Tem­pio di San­t’Eu­plio. Non a caso, la via sul­la qua­le si af­fac­cia que­sta ar­chi­tet­tu­ra re­li­gio­sa pren­de il nome dal­lo stes­so San­to al qua­le è de­di­ca­ta la chie­sa in que­stio­ne. Bloc­chi di pie­tra spar­si qua e là, i re­sti di al­cu­ne co­lon­ne con i ca­pi­tel­li in sti­le co­rin­zio, uno scar­no al­ta­re me­tal­li­co e una sede per le ce­le­bra­zio­ni li­tur­gi­che: que­sto è lo spet­ta­co­lo che si apre sot­to gli oc­chi del cu­rio­so vi­si­ta­to­re. Qual­co­sa di ve­ra­men­te inu­sua­le in una cit­tà, come il ca­po­luo­go et­neo, che si van­ta di pos­se­de­re al­cu­ne tra le chie­se più bel­le del­la Si­ci­lia. Sia­mo un po’ tut­ti a co­no­scen­za del fat­to che a Ca­ta­nia il ba­roc­co ha rag­giun­to vet­te al­tis­si­me. A que­sto pun­to, non ri­ma­ne che chie­der­ci: il Tem­pio di San­t’Eu­plio na­scon­de più di quel­lo che è pos­si­bi­le ve­de­re?   Continua a leggere su Play Edicola LA SICILIA

Di LA SICILIA REDAZIONE |

Chiun­que si sia tro­va­to a pas­seg­gia­re nei pres­si del­l’an­fi­tea­tro ro­ma­no di Piaz­za Ste­si­co­ro, a Ca­ta­nia, avrà cer­ta­men­te no­ta­to una strut­tu­ra qua­si del tut­to di­roc­ca­ta nota come Tem­pio di San­t’Eu­plio. Non a caso, la via sul­la qua­le si af­fac­cia que­sta ar­chi­tet­tu­ra re­li­gio­sa pren­de il nome dal­lo stes­so San­to al qua­le è de­di­ca­ta la chie­sa in que­stio­ne. Bloc­chi di pie­tra spar­si qua e là, i re­sti di al­cu­ne co­lon­ne con i ca­pi­tel­li in sti­le co­rin­zio, uno scar­no al­ta­re me­tal­li­co e una sede per le ce­le­bra­zio­ni li­tur­gi­che: que­sto è lo spet­ta­co­lo che si apre sot­to gli oc­chi del cu­rio­so vi­si­ta­to­re. Qual­co­sa di ve­ra­men­te inu­sua­le in una cit­tà, come il ca­po­luo­go et­neo, che si van­ta di pos­se­de­re al­cu­ne tra le chie­se più bel­le del­la Si­ci­lia. Sia­mo un po’ tut­ti a co­no­scen­za del fat­to che a Ca­ta­nia il ba­roc­co ha rag­giun­to vet­te al­tis­si­me. A que­sto pun­to, non ri­ma­ne che chie­der­ci: il Tem­pio di San­t’Eu­plio na­scon­de più di quel­lo che è pos­si­bi­le ve­de­re?

S. Euplio in un dipinto di Francesco Gramigliani, 1779, Basilica della Collegiata, Catania SAN­T’EU­PLIO – Non è un mi­ste­ro per nes­su­no che Ca­ta­nia sia in­ti­ma­men­te le­ga­ta alla sua pa­tro­na San­t’A­ga­ta e che le ri­ser­vi, come ben sap­pia­mo, uno sva­ria­to elen­co di ce­le­bra­zio­ni che cul­mi­na­no con i fe­steg­gia­men­ti so­len­ni del 5 feb­bra­io di ogni anno. Pur­trop­po, poco si sa cir­ca il co-pa­tro­no del ca­po­luo­go et­neo: San­t’Eu­plio o Eu­plo. In fon­do, le sue vi­cen­de bio­gra­fi­che non sono da meno ri­spet­to a quel­le del­la sua con­cit­ta­di­na Aga­ta. Le fon­ti sto­ri­che af­fer­ma­no che si trat­ta­va di un dia­co­no pre­po­sto, cioè, alla pro­cla­ma­zio­ne del Van­ge­lo e al­l’as­si­sten­za ai sa­cer­do­ti, vis­su­to in­tor­no al III – IV Se­co­lo d.C. a Ca­ta­nia. Al­l’e­po­ca i cri­stia­ni era­no per­se­gui­ta­ti poi­ché la loro re­li­gio­ne era ri­te­nu­ta con­tra­ria ai prin­ci­pi giu­ri­di­ci e cul­tu­ra­li del­l’Im­pe­ro e a cau­sa del suo mi­ni­ste­ro, Eu­plio fu  cat­tu­ra­to su or­di­ne del pro­cu­ra­to­re ro­ma­no Cal­vi­sia­no. Il go­ver­na­to­re dei Ca­ta­ne­si lo fece dap­pri­ma fla­gel­la­re, e per pu­ni­re la sua ar­ro­gan­za (pare, in­fat­ti, che aves­se in­tro­dot­to al­l’in­ter­no del pre­to­rio il li­bro dei Van­ge­li), or­di­nò che fos­se de­ca­pi­ta­to.

Il Tempio

IL TEM­PIO – Il cul­to ri­vol­to al mar­ti­re Eu­plio, per quan­to sor­to fin dal­la sua mor­te, è ri­ma­sto sem­pre nel­l’om­bra ri­spet­to alla de­di­zio­ne che i Ca­ta­ne­si ri­ser­va­ro­no alla con­cit­ta­di­na Aga­ta. Ep­pu­re, già in­tor­no al V Se­co­lo, i cri­stia­ni gli de­di­ca­ro­no un an­ti­co tem­pio sot­ter­ra­neo se­con­do l’u­so del­l’e­po­ca, pro­prio nel luo­go in cui, se­con­do la tra­di­zio­ne av­ven­ne la cat­tu­ra del mar­ti­re da par­te del­le guar­die di Cal­vi­sia­no. Pas­sa­ti i se­co­li la “chie­sa” pa­leo­cri­stia­na fu ab­ban­do­na­ta, ma nel 1548 fu de­ci­so di edi­fi­car­vi so­pra una strut­tu­ra ben più im­po­nen­te. La nuo­va Chie­sa di San­t’Eu­plio, dap­pri­ma ge­sti­ta da una con­fra­ter­ni­ta che dal mar­ti­re pren­de­va il nome, nel 1598 fu af­fi­da­ta ai pa­dri fran­ce­sca­ni (cap­puc­ci­ni pri­ma, mi­no­ri in se­gui­to). La sor­te tut­ta­via non fu be­ni­gna nei con­fron­ti del tem­pio che, se­con­do quan­to ri­por­ta­to dal­le fon­ti, pare fos­se ric­ca­men­te de­co­ra­to. Nel 1943, in­fat­ti, un bom­bar­da­men­to lo rase qua­si del tut­to al suo­lo.

Oggi ri­ma­ne ben poco: qual­che co­lon­na, qual­che la­pi­de. Non è mai sta­to più ri­co­strui­to su quel­l’a­rea. Ep­pu­re, la chie­sa sot­ter­ra­nea per­ma­ne: essa, per quan­to scar­na, è tra le po­che te­sti­mo­ni di un pas­sa­to fat­to di per­se­cu­zio­ne e di glo­ria.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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