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Da Ver­ga a Mar­to­glio la Dol­ce vita a Ca­ta­nia al caf­fè let­te­ra­rio del­la Gran­de Bir­rar­ia Sviz­ze­ra

Di Simone Centamore |

Se dovessimo indicare l’area di Catania in cui è possibile gustare un buon cocktail o uno “shortino” , certamente la nostra scelta ricadrebbe su Piazza Teatro Massimo e sulle vie limitrofe. Questa zona, infatti, è traboccante di pub e di localini a tema, e diviene luogo di incontro per la movida catanese, in particolare nel periodo che segue e precede l’estate. Immaginiamo adesso di tornare indietro nel tempo, e domandiamoci: i nostri nonni potevano vantare, nella Catania dei primi del Novecento, di avere a disposizione qualcosa di simile? In effetti, il capoluogo etneo ha vissuto la sua “dolce vita”, e l’ha vissuta in un periodo che non è quello della ricostruzione postbellica, ma in un epoca fatta di scrittori, di intellettuali, di artisti di ogni genere, che oggi sono il tormento di tanti studenti, ma che in quegli anni era possibile incontrare in un luogo ben preciso: la Grande Birraria Svizzera.

LA BIRRA DI MONACO. Intorno al 1890 i fratelli Tscharner, provenienti dalla Svizzera ma già più che inseriti nel tessuto sociale catanese, decisero di dare vita ad un caffè letterario, ristorante e birreria che animasse il centro storico del capoluogo etneo. Si trattava proprio della Grande Birraria Svizzera che fungeva anche da deposito per una particolare birra proveniente da Monaco. Ben presto questo locale, che si trovava alle spalle del Palazzotto Biscari alla Collegiata, con ingresso su Piazza Santa Nicolella e quindi nei pressi di Via Etnea, divenne il luogo di ritrovo di giornalisti, commercianti e funzionari delle varie strutture amministrative della città. Pare che anche scrittori come Nino Martoglio, Vitaliano Brancati, Federico De Roberto, Giovanni Verga, Luigi Capuana, Ercole Patti e Francesco Guglielmino avessero eletto la Birraria quale luogo privilegiato per i loro momenti di relax e condivisione. Dunque, un salotto in piena regola, il posto perfetto dove incontrare amici, scambiare idee e, perché no, polemizzare, come anche oggi accade, sulle questioni politiche del momento.

PALAZZO TEZZANO. Nell’arco di circa vent’anni la Grande Birreria Svizzera conquistò il cuore di tantissimi catanesi che ogni giorno ne affollavano le sale e il dehors. Ben presto divenne necessaria una nuova e più spaziosa sede. Così il 29 Maggio del  1915 fu inaugurato un nuovo locale al civico 141 di Via Etnea, nei pressi dell’attuale Rinascente. Il  contesto era quello di Palazzo Tezzano che ancora oggi è possibile ammirare sul versante sinistro di Piazza Stesicoro e che fino agli anni ’50 fu la sede del Tribunale di Catania. Il nuovo locale attirava maggiormente i visitatori anche e soprattutto per il suo stile raffinato. A curarne la composizione e l’arredo fu l’architetto Paolo Lanzerotti che volle imprimervi il suo gusto eclettico attraverso una perfetta sintesi tra lo stile classico e barocco. In definitiva, la Grande Birraria non aveva nulla da invidiare al “Diana” di Milano, a quel tempo ritenuto il più elegante Caffè d’Italia.

CATANIA E LA DOLCE VITA . Il sogno dei fratelli Tscharner non durò, purtroppo, molto a lungo. Già all’inizio degli anni ’30 la gestione del locale passò a Pippo Lorenti che in poco tempo ne acquisì anche la proprietà. Nacque così il Gran Caffè Lorenti rimasto celebre nella memoria dei catanesi per due motivi ben precisi. Anzitutto si trattava del primo cafè chantant ad essere in attività a Catania: non si era mai vista, in città, un’orchestra che suonasse all’interno di un pubblico esercizio, e ciò lo rese un locale molto alla moda. In secondo luogo, nel 1935 Lorenti lanciò i coni gelato (semplice 20 centesimi l’uno, con panna 50 centesimi). L’iniziativa, come è facile immaginare fu più che gradita dai catanesi. Inoltre la sua fama era cresciuta a tal punto che, prima che scoppiasse la Guerra, fu onorato dalla visita dell’ex sovrano del Regno Unito, re Edoardo VIII. Di entrambi questi esercizi commerciali, oggi, purtroppo, non resta traccia. La Guerra e le vicende umane hanno mutato radicalmente il territorio catanese e disperso le sue ricchezze. Ci piace comunque pensare che anche Catania abbia avuto la sua “dolce vita”.

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