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Su YouTube per… leggere

Di Mattia Madonia |

Come è iniziata la tua passione per i libri?

«Ho iniziato a leggere sin da piccola, mio padre lavorava in una biblioteca, inoltre anche alle elementari avevamo una piccola biblioteca a scuola, quindi sono sempre stata circondata dai libri. Questa passione mi ha portato anche a fare Lettere all’università, quindi era il mio destino».

Cosa ti ha spinto ad aprire il canale su Youtube?

«Seguivo su Youtube diverse persone che parlavano di libri, c’era una community molto attiva. Mi son detta: chissà se qualcuno è interessato a sentire quello che ho da dire? All’inizio realizzavo video come dei diari di lettura. Ora i video sono più strutturati, seleziono i contenuti in maniera diversa; non parlo di tutti i libri che leggo, solo di quelli che possono interessare e di cui si può discutere con gli altri. Sono più attenta alla forma, sia a livello comunicativo che tecnico. Però mi sento libera, non ho un editore che mi dice che contenuti pubblicare, non ho filtri. Certo, so che parlo a tante persone e cerco di stare attenta a quel che dico».

La “fauna” di Youtube è variegata, che tipo di mondo è?

«Youtube è una piattaforma di utenti sempre più giovani. Non ho un giudizio di valore, è normale che i contenuti dei ragazzini siano spesso più superficiali; non di certo perché sono scemi, ma perché hanno altre esigenze, il bisogno di svagarsi. Si creano dei recinti dove ognuno può coltivare le proprie passioni e costruire la propria utenza. Sempre di più su Youtube i giovani guardano i propri idoli come se fossero dei conoscenti, ma non può essere così, come youtuber non puoi essere amico dei tuoi follower. È un meccanismo ambiguo, la base è inevitabilmente il business, Youtube non è più un mezzo da amatori, c’è sempre meno improvvisazione. Di base Youtube è un mercato».

È difficile però non fare entrare la sfera privata nel virtuale.

«Io cerco di parlare il meno possibile dei miei fatti privati, parlo di quello che so e per cui posso creare un contenuto costruttivo e sensato. Molte persone vivono sotto il filtro dei social, ma non lo concepisco. Sembra di spiare dal buco della serratura, è un voyeurismo morboso. La tendenza è quella di “fare cortile”. C’è gente sul web che ha fatto un’attività imprenditoriale sulla propria vita, sulle proprie relazioni, su tutto».

I giovani leggono sempre meno, è un dato di fatto. Cosa pensi del bonus-cultura di 500 euro per i diciottenni?

«Per me tutto deve partire dalla scuola. Se togli soldi alla scuola e la disarmi, poi dare 500 euro ai diciottenni è un gesto incoerente. Che mezzi ha questo diciottenne per spendere quei soldi in modo costruttivo, se la scuola non ha dato gli strumenti necessari per la crescita culturale dell’individuo? Lo stato inoltre sta investendo su strategie ambigue, facendo passare l’idea che i libri siano dei beni di lusso, mentre la lettura e la conoscenza sono fondamentali per il progresso».

A scuola ti obbligano a leggere alcuni titoli, è giusto?

«Devi lasciare che gli studenti possano appassionarsi da soli a un libro. Non puoi assegnare Anna Karenina ad un quattordicenne, non dev’essere un’imposizione. L’obbligo non invoglia il ragazzo, servono però i giusti consigli, ci sono validi professori che ti spingono in una direzione, o anche gli scrittori stessi. Ricordo quando Saviano ha consigliato “Le notti bianche” di Dostevskij, e questo libro ha avuto un boom di vendite tra i giovani, facendo apprezzare i grandi classici anche a chi prima d’allora non aveva avuto nessun approccio con quel tipo di letture. Non tutti nella vita diventeranno lettori, ma se trasmetti la bellezza e l’amore per la lettura non può che essere positivo».

Pensi che oggi il prezzo dei libri sia giusto?

«Le case editrici devono comunque avere un profitto, per restare in piedi. Il problema è che vengono pubblicati troppi libri e si entra in un circolo vizioso. L’editoria ha bisogno di pubblicare titoli di minor valore (ma di grande successo) per permettersi la pubblicare autori meno noti ma di alta letteratura. È il marketing. Purtroppo per coprire il costo degli autori “di nicchia” è necessaria anche la pubblicazione di certe porcherie.

All’estero un booktuber viene preso in considerazione dalle case editrici. In Italia?

«Piano piano anche qui si stanno muovendo le cose: parlo con le case editrici, ricevo libri, mi chiamano per gli eventi. Gli editori stanno capendo che questo è un modo per pubblicizzare i propri prodotti, perché un giovane si informa su Internet, preferisce una recensione su Youtube piuttosto che un articoletto su una rivista».

Cosa ti aspetti dal tuo futuro?

«Spero di poter raggiungere più persone possibili per trasmettere la mia passione per la lettura. Mi piacerebbe anche fare progetti con le scuole e con le librerie, ci sto lavorando. È anche un modo per uscire dal mondo digitale, con un contatto più diretto, anche se comunque continuerò a creare nuovi contenuti sul mio canale».

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