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Da parà a cantante, la storia del catanese scelto a “The Voice of France”

Di Giuseppe Attardi |

The Voice of France è la nuova scarica di adrenalina per Nicola Cavallaro. «A 18 anni l’avevo cercata nella carriera militare come paracadutista della Folgore» poi gli studi in medicina e la musica lo hanno salvato. Cresciuto nei pub, cantando le cover dei suoi artisti preferiti – «amo i Led Zeppelin, ma in genere tutta la musica del passato» – il venticinquenne studente universitario è arrivato sugli schermi di TF1 attraverso YouTube. «Gli scout del programma mi hanno notato e mi hanno fatto la proposta – racconta – Cercavano un cantante italiano delle nuove generazioni musicali. Da vent’anni manca un italiano che fa musica in Francia. In precedenza avevo rifiutato proposte da X Factor e altri talent italiani, questa volta ho accettato. Perché amo la Francia, ho anche parenti lì, mi affascina la lingua che ho sempre studiato». E perché adesso Nicola Cavallaro ha un progetto: «Il rischio del talent è quello di salire su un trampolino di lancio senza avere in mente un progetto, senza un repertorio. E, quindi, non riesci a sfruttarlo. Alla fine, anche se vinci, non sei in grado di fare concerti, di proseguire. Ora ho accettato perché ho dietro un progetto». Che porta le firme anche di Niccolò Presta (figlio di Lucio, l’agente di star della televisione come Paolo Bonolis), con il quale Nicola condivide anche la folta barba da hipster, e Umberto Iervolino nel ruolo di produttore musicale.

Una serie di video professionali, realizzati a Catania con “Sono Suono” e Andrea Campo e lanciati come esca sui social media, nei quali il talento etneo si presenta interpretando con una voce nera, calda e graffiante, le hit del momento, da Hello di Adele a Human di Rag’n’Bone Man, o classici come Hallelujah di Leonard Cohen e Fallin’ di Alicia Keys, la canzone che lo ha fatto scoprire e con cui è diventato una sorta di sex symbol per il pubblico femminile.

Irrequieto e creativo, l’ex parà rilegge i suoi miti e i modelli del tempo, alla ricerca di uno stile personale. «Mi stanno bene gli accostamenti, tanto di cappello a Mario Biondi, al quale alcuni mi hanno paragonato, così come a Joe Cocker, ma io cerco un mio modo d’interpretare», si affretta a precisare.

L’album d’esordio sarà «tutto in inglese e tutto di inediti, perché io sono un cantautore», tiene a sottolineare. E nei testi, come nella sua composizione Nero in viso, c’è molto di autobiografico: «Vedo la vita attraverso il relativismo einsteiniano, l’amore, ad esempio, per me è dialogo, comprensione». E poi annuncia: «Entro un mese dovrebbe uscire il singolo. Abbiamo scelto la Francia anche perché è un progetto internazionale: canzoni moderne, sonorità nuove con un retrogusto blues e vintage, che piaceranno anche al pubblico italiano».

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