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Caso Siracusa, il pg Scalia porta il disgelo nella Procura aretusea

Di Francesco Nania |

SIRACUSA – «Affermare che le indagini nei confronti di determinati soggetti venissero intenzionalmente affidate sempre allo stesso o agli stessi magistrati, amici ora dell’uno e ora dell’altro, è assolutamente non veridico». Ha preso carta e penna il procuratore generale Salvatore Scalia per difendere l’operato della magistratura siracusana, negli ultimi tempi oggetto di una serie di attacchi per inchieste e indagini che vedono coinvolti esponenti della politica e non solo.

Al riserbo manifestato dalla dirigenza della Procura di Siracusa, dagli organi associativi della magistratura, dai magistrati coinvolti che «non hanno ribattuto alle tante dichiarazioni pubbliche rilasciate dai “contendenti” che così pesantemente chiamano in causa la magistratura», ha deciso di intervenire il procuratore generale che ha diffuso un documento con il quale difende l’operato del procuratore Francesco Paolo Giordano e di tutti gli altri magistrati in servizio alla Procura aretusea.

Per Scalia «esponenti politici e istituzionali di Siracusa rivolgono alla magistratura aretusea gravi attacchi che ne minano la credibilità», fino a spingersi a richiedere l’intervento degli ispettori del ministero della Giustizia, come ha fatto nella sua interrogazione la parlamentare nazionale del Pd, Sofia Amoddio».

In particolare, il procuratore generale si riferisce alla dichiarazione che accredita l’esistenza di «anomalie all’interno del Palazzo di giustizia e, in un crescendo di reciproche accuse, di amicizie tra magistrati e politici che influirebbero sulle indagini e sui processi favorendo ora l’uno ora l’altro dei contendenti». L’intervento di Scalia è volto a «rassicurare l’opinione pubblica che non può che rimanere turbata da tali dichiarazioni che, per la loro rilevanza, costituiscono un unicum nel panorama nazionale».

Il procuratore Scalia sottolinea che il suo intervento è rivolto «ai cittadini di Siracusa e non certo ai “contendenti” i quali avranno modo di difendersi nelle sedi opportune; “nel processo” e non “dal processo” e che hanno avuto modo di esternare le loro perplessità a chi scrive, che li ha più volte tutti ricevuti». A proposito dei magistrati “amici”, rigetta tale assunto perché «contrasta documentalmente con quanto risulta dai registri di segreteria della Procura della Repubblica – dice Scalia – dai quali si trae che le indagini in questione sono state condotte da più magistrati designati in base a criteri automatici e predeterminati e il procuratore della Repubblica ed il procuratore aggiunto si sono fatti carico della diretta trattazione di taluno di essi».

Il procuratore generale di Catania ritiene inaccettabile che «accuse ed insinuazioni, provenienti da soggetti titolari di funzioni istituzionali o politiche, siano generiche, e coinvolgano tutta la magistratura aretusea, creando sconcerto nell’opinione pubblica ed una caduta della credibilità della istituzione».

Da qui, l’appello di Scalia ad «abbassare i toni di un conflitto». Chiude assicurando che «le indagini verranno condotte e concluse con la maggiore celerità possibile e richiederò al presidente del Tribunale che i processi che dovessero scaturire dalle indagini in corso vengano trattati con quella sollecitudine che le vicende impongono». Un ultimo invito Scalia lo rivolge ai rappresentanti politici della provincia a «intervenire in sede governativa perché, come dimostrano i fatti, la rapidità e l’efficienza della giustizia sono valori primari che non possono essere affermati senza mezzi, uomini, strutture».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA