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La riserva di Cavagrande chiusa “alla siciliana”

Di Francesco Midolo |

Keep Calm. A 10 metri dall’ingresso off-limits, c’è un buco nella recinzione. Si passa da lì. Da 3 anni. E poi giù per il sentiero “interdetto” fino ai magnifici laghetti. Questa “usanza” è finita anche nelle colonne di The Guardian, sul quale Liz Boulter, l’autrice del pezzo – in un reportage in cui invita i turisti in vacanza in Sicilia a visitare la riserva – scrive testualmente: “The gate has been officially locked for some time, but everyone ducks through a gap in the fence – very Sicilian”. E così tutti giù per il sentiero, fino ai laghetti di Cavagrande del Cassibile. Claudia, giovane pugliese in vacanza in Sicilia, con un gruppo di altre 3 donne, dopo aver visitato Noto, Siracusa ed Avola ha voluto far tappa alla riserva naturale di Cavagrande. «E’ un luogo stupendo, impervio, che ti lascia letteralmente senza fiato». Claudia è sul sentiero interdetto, risale dai laghetti. Si ferma a prendere fiato con le sue amiche.

La risalita dal canyon è dura «ma ne vale la pena». A mente fredda riflette sullo stato dei luoghi. «Il problema di questo posto non sono tanto i sentieri, che sono dissestati. Se uno si sente male sul percorso o mentre è sui laghetti non c’è modo di chiamare nessuno. I cellulari non prendono. Non voglio pensare al caso in cui uno necessiti di un intervento o un aiuto. Buona parte dello steccato è mal ridotto e non ci sono appigli per potersi mantenere lungo la discesa o la risalita dai sentieri». Carla invece arriva da Udine. Sapeva, perché si era informata, che la riserva era off-limits ma ha deciso comunque di visitarla. «E’ un peccato che sia lasciata così, abbandonata. E’ un paesaggio meraviglioso. Merita una visita per chi si trova nella Sicilia sud orientale. Il percorso è difficilissimo ma è normale visto che è una riserva naturale. Le ringhiere o le staccionate sono mal ridotte, fatiscenti dire. Peccato». Poi c’è anche chi è contento che visitare la riserva non sia alla portata di tutti. E’ il caso di Francesco, da Bari. «E’ un posto incantevole – dice – ed io sono felice che non sia alla portata di tutti. E’ quasi una forma di auto-preservazione che la natura si è data affinché non venga deturpata. Dato che le persone che possono scendere sono veramente poche, per il potenziale del luogo, è una garanzia. E’ un grosso vincolo non essere informati all’ingresso della durezza del percorso». Francesco non sapeva che il sentiero Scala Cruci fosse chiuso. «No, assolutamente. Sono entrato da dove entrano tutti».

Tutti, proprio tutti: olandesi, tedeschi, francesi e spagnoli. Tutti “naturalizzati” siciliani. Tutti visitatori incauti del canyon più profondo d’Europa. L’ente gestore della riserva, l’Azienda Foreste Demaniali, ha fatto il suo. Ovvero, dopo il devastante incendio del 25 giugno 2014, il 4 luglio dello stesso anno, ha emanato un’ordinanza di interdizione del sentiero d’acceso principale maggiormente distrutto dalle fiamme. Tre anni dopo il dirigente responsabile di zona dell’ente gestione Nunzio Caruso, ha steso dei progetti per il ripristino dei sentieri, che attendono di essere finanziati. Ha messo un catenaccio all’ingresso del sentiero Scala Cruci, l’accesso principale ai laghetti del canyon ed ha smantellato il gabbiotto di benvenuto e controllo visitatori. L’ordinanza del vietato accesso ai sentieri dovrebbe essere fatta rispettare dai Vigili Urbani del Comune di Avola, Ente comunale che nel frattempo ha citato prima al Tar di Catania e poi al Cga di Palermo proprio l’ente gestore della riserva per ottenere tempi certi sulla riapertura della riserva. Nel frattempo in questi 3 anni dall’Ars, nonostante le tante interrogazioni dei deputati regionali della provincia, nessun “euro” per Cavagrande.

La riserva è una Ferrari senza pilota. Per ovvie, commerciali e attrattive ragioni, nonostante lo sforzo di tante associazioni ambientaliste, viene conosciuta solo la zona dei laghetti. Ma l’oasi è oasi in quanto conserva oltre 400 specie vegetali molte delle quali endemiche, ovvero esistenti solo in quest’area siciliana. Non solo. Sul versante nord è possibile osservare un piccolo agglomerato di abitazioni rupestri comunemente noto come Grotta dei Briganti. Nel versante sud si trova un complesso sistema di abitazioni scavate nella roccia, disposte una accanto all’altra su sei diversi livelli paralleli, collegati tra loro da un sistema di cunicoli e gallerie chiamato “dieri di Cavagrande”. Ai margini della riserva, a nord-est, sorgono varie necropoli antiche, nelle quali sono stati trovati ricchi corredi tombali e materiale ceramico. Delle due, l’una. O a Palermo, all’assessorato Agricoltura, nessuno ha mai sentito parlare di Cavagrande del Cassibile quindi non c’è interesse perché non c’è conoscenza del patrimonio siciliano oppure nessuno in questi 3 anni è stato in grado di redigere un progetto valido per rimettere lo stato dei luoghi come era prima dell’incendio del giugno 2014 e organizzare una solida gestione, anche economica, della riserva. Affinché sia autonoma e si preservi dalla “sicilianità”.

Come arrivare Per chi arriva da Siracusa: prendere la strada statale 115 fino ad Avola. Poi imboccare la circonvallazione e svoltare a destra all’indicazione “Avola Antica”. Dopo circa 10 Km di tornanti si giunge all’incrocio con Cavagrande. Sempre da Siracusa, per chi prende la “Mare-Monti”, basta imboccare, dopo Canicattini Bagni, lo svincolo sulla sinistra e quindi giungere nella parete settentrionale, proprio sopra la “Grotta dei Briganti”. Se da qui si vuole arrivare al belvedere di Cavagrande, seguire la strada per Noto, e, superato il ponte sul fiume Manghisi, si deve imboccare la strada a sinistra per Cavagrande. Per chi proviene dalla Sicilia occidentale può prendere la SS. 115 fino ad Avola e poi seguire le indicazioni precedenti, oppure sempre la “Mare-Monti” e quindi, seguire dopo Palazzolo Acreide e il bosco di Baulì, la strada per Noto e seguire le indicazioni precedenti.

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