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Mare di plastica, specie aliene viaggiano sulle ‘rotte’ dei rifiuti

Roma, 22 set. (AdnKronos) – Le specie aliene che colonizzano i detriti plastici finiti in mare sono in grado di sopravvivere per anni, un tempo sufficiente per raggiungere terre lontane. E’ la conclusione di uno studio di Nikolai Maximenko e Jan Hafner dell’International Pacific Research Center delle Hawaii che ha ricostruito le ‘rotte della plastica’. […]

Di Redazione |

Roma, 22 set. (AdnKronos) – Le specie aliene che colonizzano i detriti plastici finiti in mare sono in grado di sopravvivere per anni, un tempo sufficiente per raggiungere terre lontane. E’ la conclusione di uno studio di Nikolai Maximenko e Jan Hafner dell’International Pacific Research Center delle Hawaii che ha ricostruito le ‘rotte della plastica’. I due ricercatori hanno presentato le loro scoperte durante ‘Problem Plastic, l’inquinamento della plastica attraverso gli occhi della scienza’ organizzato al Wwf Milano Hub da Bio-on.

I due ricercatori hanno illustrato modelli matematici che descrivono ‘le rotte della plastica’ utilizzando vari fonti di dati: satelliti, boe galleggianti, osservazioni in mare aperto, mappe delle correnti marine, delle maree e dei venti, ecc….

Grazie a questi studi il Marine Debris Research Team dell’International Pacific Research Center è arrivato alla conclusione che, contrariamente alle previsioni, molte specie che hanno colonizzato i detriti plastici dispersi in mare sono in grado di sopravvivere per anni, un tempo sufficiente per raggiungere terre lontane e invadere gli ecosistemi dei litorali marini.

I residui di plastica che galleggiano nei mari, circa 8 milioni di tonnellate, si trasformano dunque in pericolosi vettori per il trasporto di specie animali aliene da una parte all’altra del globo. I ricercatori delle Hawaii sono stati in grado di identificare quali specie aliene potrebbero arrivare in una nuova area, stimandone la probabilità.

Ad esempio, centinaia di varietà caratteristiche del Giappone orientale, alcune delle quali potenzialmente invasive, sono state trovate sui residui di un’imbarcazione spinta dalle correnti sulle coste dell’Oregon, negli Stati Uniti. Nikolai Maximenko e Jan Hafner hanno annunciato che i loro studi verranno presto estesi al mar Mediterraneo grazie al supporto di Bio-on, Intellectual Property Company italiana che opera nel settore della bioplastica.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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