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Piano Ferrovie, Mazzoncini: «Ponte sullo Stretto strategico e utile per i nostri treni»

Di Tony Zermo |

L’amministratore delegato delle Ferrovie, Renato Mazzoncini, nel presentare il piano industriale del gruppo ha dichiarato che il Ponte sullo Stretto si deve fare perché è «fattibile, utile e sostenibile. Pensato come infrastruttura ferroviaria costerebbe 3,9 miliardi a fronte dei 120 miliardi per i trafori che servono ai Corridoi europei». E per spiegare perché finora il Ponte sullo Stretto di Messina non si sia ancora realizzato dice che «finora il Ponte è stato considerato come un’opera stradale e quindi con rischi maggiori anche da parte delle banche che avrebbero dovuto mettere i soldi per il project financing, mentre se viene considerato come una struttura ferroviaria che unisce Napoli a Palermo verrebbe realizzato come una galleria o un viadotto. Finora è stato troppo ideologico l’approccio alla grande opera che invece come infrastruttura ferroviaria può essere riproposta con larghe possibilità di successo nel quadro del Corridoio scandinavo-mediterrano».

Nei mesi scorsi l’ing. Mazzoncini, che esce dal Politecnico di Milano, ha detto che «per quanto riguarda il Corridoio europeo fino in Calabria, e poi in Sicilia, stiamo dando priorità ai collegamenti interni all’Isola, in particolare alla rotta Catania-Palermo e Messina-Catania».

Se poi si considera che il Ponte produce profitti attraverso la concessione trentennale dei pedaggi e che costa meno della metà del valico del Brennero e meno del terzo valico della Genova-Milano si capisce che non averlo ancora realizzato è dipeso soltanto dalla precisa volontà dei governi di non inimicarsi le sinistre e gli ambientalisti. E’ cambiato qualcosa da quando il governo Monti ha deciso barbaramente di stracciare il contratto al gruppo Impregilo che aveva vinto regolarmente il bando di gara per realizzare il Ponte? Non possiamo ancora saperlo, sappiamo però che in prossimità del voto del 5 novembre in Sicilia non c’è candidato che non si dichiari a favore del Ponte. La sola differenza è che stavolta a parlare dell’attraversamento stabile dello Stretto, a favore del quale esiste una legge del 1971, è un tecnico che guida le Ferrovie dello Stato prossime a inglobare anche l’Anas formando un gruppo che rappresenterà la spina dorsale del Paese. Mazzoncini ha detto che vuol fare il Ponte, così come lo vorrebbe fare il più grande costruttore italiano, Pietro Salini, che è anche presidente di Impregilo e che sta allargando il Canale di Panama, ma suscita ulteriore perplessità il fatto che nessuno ricordi come occorra aggiungere altri miliardi di spesa per realizzare una nuova tratta ad alta velocità da Salerno a Reggio Calabria.

Altro dubbio è questo: vogliono fare la velocità ferroviaria «light» da 200 km orari, oppure quella da 300? Se ci dessero la velocità di seconda fascia, sarebbe un avanzamento, ma darebbe sfogo ad altre lamentele per l’immancabile paragone con il resto d’Italia.

C’è solo un modo giusto da seguire: e cioè ristrutturare la linea ferroviaria sia nel profondo Sud e sia in Sicilia per portarla al livello dell’alta velocità e naturalmente legare il tutto con il Ponte che resta la madre di tutte le infrastrutture. E’ chiaro che si tratta di un impegno molto gravoso in un territorio come quello calabrese e siciliano definito da Cofferati, e in genere dalle sinistre, «un deserto industriale», ma questo perché i governi che si sono succeduti hanno trascurato il potenziamento delle infrastrutture in Sicilia con particolare riferimento alle autostrade, ai porti e ai trasporti in genere. La Sicilia è sempre stata considerata un peso e non una risorsa per cui non conveniva spendere i soldi per il Ponte e per la Tav. Aspettiamo ora di vedere se le cose sono cambiate in meglio e che tutti hanno finalmente capito che se non cresce il profondo Sud non può crescere l’Italia. Il Ponte è diventato una barzelletta. Facciamolo diventare una realtà per il nostro futuro.

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