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Cecchinato, il campione palermitano entrato nella storia del tennis che sognava di fare il calciatore

Di Redazione |

PALERMO – Terra rossa e sudore sui campi del Tennis club Palermo 2. Per dieci anni (dai 7 ai 17) Marco Cecchinato ha insistito sul dritto e sul rovescio, ha migliorato la battuta, ha seguito il suo istinto ma anche i consigli del cugino e maestro Francesco Palpacelli. Vinceva raramente quando era un ragazzo, perdeva spesso anche con Palpacelli. «Lo aspetto al campo 10 – dice adesso Francesco, che lo ha raggiunto a Parigi per gustare l’ultima impresa di Ceck contro l’ex numero 1 al mondo, Nole Djokovic – per batterlo di nuovo. Con me non vince mai».

Al club dove è cresciuto e nel quale ancora gioca, tutti conoscono Marco Cecchinato: «un esempio di coraggio e umiltà», dicono i soci. Lì ha cominciato a 7 anni. Gli misero in mano la sua prima racchetta per giocare sui campi del Kalta per poi passare a Tc2, dove c’erano il cugino e lo zio Gabriele Palapacelli (attuale presidente della Federtennis siciliana), due che hanno sempre creduto in lui anche nei momenti difficili (nell’estate del 2016 era stato coinvolto in uno scandalo legato alle scommesse, vicenda dalla quale è stato prosciolto). Così come mamma Stefania e papà Sergio, che quando aveva 17 anni lo lasciarono partire per Bolzano, a Caldaro, da Massimo Sartori. Serviva il salto di qualità che però non c’è stato, nonostante i continui miglioramenti. La svolta è arrivata con il suo attuale coach, Simone Vagnozzi, con il quale ha cominciato a lavorare nel 2016. Un miglioramento sul rovescio e sul servizio che si è tradotto in risultati che lo hanno cambiato anche dal punto di vista mentale. La prima vittoria in un torneo Atp, a Budapest, ad aprile lo ha proiettato tra i primi 60 al mondo e adesso (al termine del Roland Garros) sarà almeno il numero 27. Ma la favola, indipendentemente dal risultato della semifinale di venerdì prossimo contro l’austriaco Dominic Thiem, non è finita. Cecchinato è adesso un giocatore sicuro: «Certe cose ti cambiano la vita», dicono gli esperti. E poi con i suoi riti scaramantici (“è capace di rimettersi gli stessi calzini per una settimana di fila, se pensa che questo possa portargli fortuna”, dice il cugino) c’è poco da scherzare.  

E Cecchinato intanto si racconta il giorno dopo aver centrato la semifinale. «Alternavo il tennis al calcio, ero un attaccante niente male e sognavo di diventare un calciatore professionista. Tifo Milan e il mio idolo era Kaka. Poi mio cugino Francesco Palpacelli, mi ha convinto a provare il tennis e l’avventura a Caldaro con Massimo Sartori e Andreas Seppi. Certo ero abituato al mare e al sole di Palermo e mi svegliavo la mattina con la nebbia… Però ne è valsa la pena, quei sacrifici sono stati ripagati». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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