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Tesoro, hai un divano per me??

Di Redazione |

Si, tesoro, ho deciso di restare a dormire

E so che non ti riesce di prendere sonno con un individuo dentro il letto, finiremo con l’entrare inunchesoquale guinness dei primati.

I primati, i nostri progenitori.

Ah ah ah….., basta ora, ridiamo da ore, e da tre bottiglie di bianco.

E dire che era biologico!…ah ah ah …..

Però ti avverto, non sono disposto a dormire con GliArtigianidellaQualità, sia chiaro!!….aaaaahah ah ahhh…..basta, ti prego….

Si, ok, ho il divano per te e, ti rivelo un segreto, giusto perché so che non sei mai stato geloso: è un divano per chiunque…!

Ma, bada bene, è un divano per chiunque abbia voglia di avere il SUO divano.

Ah ah ah…vero, dico sul serio stavolta!

…vieni, ti faccio vedere….ti faccio vedere il Pack….

No dai! Non quello …!!…la banchisa polare, sentito mai parlare della banchisa polare?…vedi, sei già entrato nella misteriosa ed imperscrutabile magia del sogno, lo scenario straniante ti afferra per le membra e ti solleva nell’aria, introducendoti in un nuovo ambiente morbido e caldo.

Nonostante le fisionomie polari, non vi è nulla di cristallino e glaciale, anzi, ed è proprio quando ti stai chiedendo dell’incomprensibile paradosso, guardandoti da fuori, con ingenua angoscia profonda e disarmante naturalezza, che intravedi una sagoma indecente, e tenera, allo stesso tempo e, sei troppo consapevole degli enormi paradossi che ti investono. Quasi fosse un FestivalInternazionaledelParadosso e tu stai li, a presentare l’ennesimo scherzo del destino, ogni volta.

Adesso è la silohuette di un Orso Bianco, con la testa nascosta tra le zampe, il nasone enorme e nero avvolto da enormi zampone pelose e calde, attende che la sua preda sbuchi dal buco nel Pack, arieggiando le chiappe, vertice della montagna di pelo, bianco, morbido, profondo, salvifico, in uno scenario in cui l’assenza è la cifra veramente inquietante.

Ed è facile scoprire che la sua preda preferita sei Tu.

Impossibile resistergli. Troppe sinestesie, troppa efficacia nel coinvolgimento sensibile, un ingaggio che gioca sporco, agganciandoti da lontano e pescando ancora più lontano, nella magia misteriosa ed infantile del profondo.

E tu, avvicinandoti sei già dentro, caduto dentro, dentro una magia fatta di  continui rimandi a qualcosa di irresistibile ed insopportabilmente materno, troppe possibilità ti concede, attraverso l’inarrestabile ricerca della frazione del pericolo pronta a farti fuggire, quel nasone nero che è l’accesso ad uno scatto violento ed inesorabile.

Ma scopri presto che non esiste questo accesso, questo dato, e sei già adagiato ed all’opera per fare tutto ciò che è in tuo possesso, tutto ciò che è nelle tue facoltà muscolari e creative per delineare la migliore fisionomia del tuo ventre materno, dove poter dimenticare ogni connessione con il mondo esterno, dimenticare di esistere.

Ed è proprio qualche secondo prima dell’abbandono della nave della veglia, che ricordo d’avere prefigurato che ciò accadesse davvero, negli scritti di un mio libro editato nel 2008 dai tipi di Biblioteca del Cenide, dal titolo “Ad Personam. Il progetto di una vita personalizzata”, e di avere disegnato cinque anni appresso il divano SurfSofa, la cui fisionomia veniva data, di volta in volta, dall’utente, secondo i propri desideri, le voglie del momento, di voler appunto realizzare uno scenario, piuttosto che un altro.

E’ così che il design, quello vero, risponde alle nostre mutate esigenze, accogliendo con ironia ed efficacia, parametri strepitosi ed irrinunciabili oggigiorno per il nostro naturale modus vivendi, parametri magici e severi, come quelli dell’impermanenza, della transitorietà, della provvisorietà.

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