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Catania, la lezione di vita, di scienza, di giornalismo e di musica di Piero Angela

Di Pierangela Cannone |

È venerdì sera e il pubblico della Scuola Superiore di Catania è in fermento. Piero Angela si fa attendere. Qualcuno sa già del “colpo di scena” previsto nella scaletta della serata, e si interroga. Ad altri, invece, basta essere lì.

Sono le 20,30 e l’atmosfera è sospesa. Catania mostra il suo profilo intellettuale con la sobrietà di cui è capace. Sul palco poltrone rosse, piante e un pianoforte a coda Kawai, pronto a trasformare le emozioni dell’anima in armonia.

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Ed ecco che scoppia l’applauso per l’uomo che ha saputo trasformare scienza in spettacolo. A fare gli onori di casa, Francesco Priolo, presidente della Scuola Superiore di Catania che, assieme al giornalista Italo Moscati, ha tessuto la trama della lunga storia di un uomo che è riuscito ad abbattere le distanze tra sé stesso e il pubblico. Prima che il salotto dedicato alla “Lectio Gioenia” si animasse, i saluti del presidente dell’Accademia Gioenia di Catania e del rettore dell’Università, Giacomo Pignataro. «L’Italia ha un bisogno disperato di ricerca – dice il rettore -. Dati scientifici dimostrano come altre nazioni, quale la Germania, investano più nella ricerca e meno nel gioco d’azzardo. L’Italia, invece, scommette e basta».

Finalmente i riflettori su di lui, Piero Angela. Dalla sedia in prima fila, si alza e con qualche incertezza raggiunge il palco. Ecco che l’uomo capace, per decenni, di “giocare” con la tecnologia, la scienza e la divulgazione, appare nella sua dimensione “umana”. Il tempo è passato anche per lui. Il volto è segnato da rughe profonde, scarno nel fisico e voce rauca. Solo gli occhi sono rimasti quelli di un uomo che non ha mai cessato di interrogarsi. Piero Angela si è dimostrato l’istrione di sempre, capace di gestire il palcoscenico con semplicità e simpatia, conquistando l’intera platea.

Gli spunti di dibattito sono stati parecchi, dalle criticità dell’Università italiana ai fondi per la ricerca al ruolo della politica nella società al futuro dei giovani. «La politica non crea, distribuisce ricchezze – spiega Piero Angela -. Il futuro di un Paese dipende anche dall’educazione. L’antidoto personale si chiama “flessibilità”. Ovvero la capacità di adattarsi ai cambiamenti della società. Il futuro è per chi sa reinventarsi ogni giorno, diventare manager di sé stesso e vivere più vite nella stessa vita». Concetti che Piero Angela aveva già espresso nel pomeriggio agli studenti che hanno frequentato il laboratorio radiofonico di Radio Zammù, l’emittente dell’Università di Catania, dove ha registrato un’intervista che sarà trasmessa nei prossimi giorni.

A fine serata, il colpo di scena. Lo spazio viene monopolizzato da una grande passione di Piero Angela, la musica, protagonista di un Super Quark ancora in pectore. Quando due studenti dell’Università di Catania intervengono sul palco, chiedendogli quale tra i vari ruoli che ha ricoperto nella sua carriera, è quello che preferisce; Piero Angela confessa che: «Nonostante il mio interesse si sia sempre bilanciato, il mio amore segreto è la musica».

Francesco Cafiso, il giovane jazzista siciliano di cui Piero Angela è stato lo scopritore, catalizza l’attenzione di tutti presentando alcuni brani del suo nuovo album “La banda”. Poi il duetto con il Maestro e la standing ovation.

La curiosità e l’intervista domani in edicola sul quotidiano La SiciliaCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA