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Aerei, costi proibitivi in Sicilia, utopia le tariffe sociali

Di Daniele Ditta |

Il ponte è una soluzione di lungo periodo, ammesso che un giorno veda luce; la continuità territoriale potrebbe essere un antidoto nell’immediato. Soprattutto per contrastare lo strapotere delle compagnie aeree che impongono tariffe troppo alte a chi dall’Isola deve raggiungere il continente. Più volte dalle colonne di questo giornale abbiamo denunciato i costi esorbitanti che devono sobbarcarsi i siciliani. Quanto previsto nella legge di stabilità nazionale per la continuità territoriale (vale a dire 20 milioni di euro) e non ancora erogato alla Sicilia – malgrado gli annunci del ministro Graziano Delrio – è solo «una goccia nell’oceano. Servirebbero almeno 200 milioni. Non “una tantum”, ma con uno stanziamento a regime».

A dirlo è l’assessore regionale alle Infrastrutture e ai Trasporti, Giovanni Pistorio, che a metà ottobre parteciperà alla conferenza di servizi con Mit ed Enac. L’appuntamento decisivo per sbloccare una somma tanto attesa e che, se non venisse impegnata entro il 31 dicembre, andrebbe persa. «Questi 20 milioni – sbotta Pistorio – sono insufficienti, sono meno del costo triennale della continuità territoriale per Lampedusa e Pantelleria». Ovvero le uniche due rotte che al momento beneficiano di sconti. «Nel nuovo bando – aggiunge – Lampedusa e Pantelleria dovranno essere confermate. Inoltre, una quota di fondi sarà destinata su Comiso e Trapani». Poca roba visto che solo per Lampedusa e Pantelleria ci sono già 27 milioni (15 dei quali messi dalla Regione), altri 5 milioni verranno presi dallo stanziamento inserito nella legge di stabilità. «Restano 15 milioni che dovranno essere spalmati su Comiso e Trapani, che operano in deroga avendo già avuto l’autorizzazione dell’Ue ad aiuti di Stato per motivi diversi», puntualizza Pistorio.

Per garantire la continuità territoriale da tutti gli aeroporti della Sicilia serve l’ok della Commissione europea. Che non è stato nemmeno chiesto dal governo nazionale. Urge trattativa con Bruxelles «per far valere la nostra condizione di insularità e la mancanza di alternative all’aereo» dice l’assessore, che passa dalla teoria alla pratica con un esempio: «Da quando sulla tratta Roma-Milano, il treno “freccia rossa” fa concorrenza agli aerei, le tariffe sono scese. Anzi, c’è una doppia offerta competitiva. In Sicilia invece siamo costretti a subire le vessazioni di Alitalia».

L’apertura del premier Renzi al Ponte sullo Stretto apre nuovi scenari, seppur lontani. La reazione dell’assessore alle Infrastrutture è di giubilo: «Sono sempre stato un sostenitore del Ponte. Per noi (Pistorio è un esponente dell’Udc, ndr) sarebbe una ragione in più per sostenere il governo Renzi e auspicare un suo successo elettorale. Per la Sicilia sarebbe una straordinaria occasione di sviluppo. Si tratta di un’infrastruttura che favorirebbe l’intermodalità e porterebbe un sistema ferroviario moderno, con l’alta capacità e velocità. Per non parlare del fatto che il Ponte diventerebbe un manifesto della genialità umana. Una sfida anche di legalità, perché saremo chiamati a sperimentare nuovi meccanismi di controllo e procedure trasparenti». A tal proposito, Pistorio annuncia di aver firmato una circolare che impone ai burocrati del suo assessorato «la pubblicazione sui quotidiani cartacei non solo dei bandi, ma anche dei sub-appalti delle opere pubbliche».

Di Ponte sullo Stretto ne ha parlato qualche settimana fa alla Festa dell’Unità pure l’assessore al Turismo Anthony Barbagallo: anche lui è nella schiera dei favorevoli. «Non costerebbe un euro ai siciliani perché in project financing e sarebbe una soluzione ai tanti “nodi” del nostro sistema dei trasporti» spiega Barbagallo, che individua nell’attraversamento dello Stretto di Messina una delle priorità da risolvere, al pari dei fondi per la continuità territoriale. «Non è possibile che il traghettamento in auto costi 75 euro andata e ritorno – dice – ci vuole più concorrenza. Nello Stretto c’è il monopolio dei collegamenti». Per quanto riguarda la continuità territoriale, conclude Barbagallo, «spero che la questione venga risolta al più presto. Anche le società pubbliche di gestione degli aeroporti devono darsi una mossa: bisogna lavorare di più con le low-cost per avere prezzi più competitivi e aprire nuove rotte».

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