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Archeologia: in Valle Templi Agrigento casa ‘restaurata’ con pitture e pavimento integri

Di Redazione |

Palermo, 30 ott. Una casa ‘restaurata’ già tra il III e il II secolo avanti Cristo. E’ l’eccezionale scoperta di queste ultime settimane nel Parco archeologico della Valle dei Templi di Agrigento, dove sono state riportate alla luce una serie di straordinarie pitture parietali e una pavimentazione in cocciopesto e a mosaico, perfettamente integra, parte di un’abitazione nel cosiddetto quartiere ellenistico-romano. La casa era crollata, o era stata demolita per qualche motivo, e le macerie accumulate hanno ‘salvato’ mosaici e pavimenti in stile pompeiano. La scoperta è stata fatta durante la sesta campagna di scavo dell’Università di Bologna nel Quartiere ellenistico-romano di Agrigento – la stessa zona dove è stato scoperto il teatro -, un progetto di ricerca avviato in collaborazione con il Parco Archeologico, sotto la direzione di Giuseppe Lepore del dipartimento di Beni culturali del Campus di Ravenna.  Dal 2016 e con cadenza annuale il team dell’Università di Bologna si è dedicato all’indagine di un intero isolato (il terzo del Quartiere), con particolare attenzione alla Casa III M. E’ stata proprio quest’ultima a restituire un contesto che gli archeologi giudicano di “altissimo valore scientifico”, con pavimenti e pitture in perfetto stato di conservazione.

Il professor Lepore spiega che “si tratta di una scoperta unica nel suo genere. Questa casa è stata ristrutturata, insieme al resto del quartiere, tra la fine del III e gli inizi del II secolo avanti Cristo ed è stata dotata di un complesso sistema di pitture parietali e di pavimenti in cocciopesto e in mosaico, articolati addirittura su due piani. Ben presto, però, forse già nella prima età imperiale – prosegue -, la casa crolla (oppure viene demolita intenzionalmente), cosa che ha determinato il suo straordinario stato di conservazione visto che le macerie hanno ‘protetto’ il pavimento”.  L’abitazione, estesa per circa 400 metri quadrati, presenta una monumentale pastàs (ovvero uno spazio porticato), dal quale si accede ai tre vani principali, tutti disposti sul lato nord. E’ stato l’ambiente centrale a riservare le maggiori sorprese durante questa campagna di scavo: ha infatti restituito, al piano terra, il pavimento in cocciopesto con inserti di pietre colorate che formano una decorazione a meandro. “Continua la magnifica stagione archeologica della Sicilia che non finisce di riservarci sorprese straordinarie come questa – dice l’assessore regionale ai Beni culturali Alberto Samonà -: una casa che sembra uscita da un restauro per quanto è perfettamente conservata. A dimostrazione che la politica del Governo indirizzata a far ripartire gli scavi in tutte e nove le province siciliane, va nella giusta direzione. Riportare alla luce le testimonianze del passato ci dà la possibilità di costruire il futuro della Sicilia”. Pavimenti e pitture si possono datare, ad una prima analisi, ad un rifacimento degli inizi del I secolo avanti Cristo. Si tratta di ambienti che appartenevano ad un ceto gentilizio, gli stessi descritti da Cicerone nelle Verrine: stanze ricche di statue, tappezzeria, arazzi, argenti, con pareti affrescate e pavimenti a mosaico.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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