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Bergamo: Capitale italiana Cultura in carcere, eventi e iniziative con protagonisti i detenuti

Di Redazione |

Milano, 7 giu. La cultura come strumento di prevenzione e socializzazione che influenza il benessere delle persone attraverso processi di inclusione e accoglienza: è questo uno degli obiettivi del progetto ‘La cultura come cura’ che Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023 si propone di raggiungere. Un obiettivo ben evidente nelle numerose iniziative culturali, artistiche ed espressive che in questo anno si stanno realizzando anche dentro alle mura della casa circondariale di Bergamo, e che coinvolgono direttamente i detenuti e le detenute e si sono dimostrate un’importante occasione per evidenziare la stretta connessione fra il carcere e il resto della città.

La casa circondariale rappresenta, infatti, un vero e proprio ‘quartiere delle culture’, anche se spesso dimenticato: luogo di convivenza fra culture, esperienze, lingue, usanze e abitudini diverse; luogo dove poter fruire e produrre cultura: “Il carcere rappresenta un luogo vivo, ricco di umanità e potenzialità creative -spiega l’assessore alla Cultura del Comune di Bergamo, Nadia Ghisalberti-. Rappresenta una comunità chiusa dentro i suoi confini di sicurezza, ma fortemente inclusa dentro la comunità più grande che ne è al di fuori, ma con cui il legame e la relazione sono quotidiani e vitali per entrambi. E questo scambio non solo è reso possibile, ma direi nutrito costantemente grazie alle molte istituzioni e associazioni attive sul territorio nell’ambito culturale che lavorano realizzando percorsi progettuali centrati sull’obiettivo di rendere ogni esperienza una dimensione pienamente ricreativa, rigenerativa, riabilitativa”.

Alcuni di questi percorsi partecipano al palinsesto di Bergamo Brescia 2023 arricchendo di senso sia la dimensione tematica della cultura come cura, ma anche quello dei tesori nascosti, comprendendo tra questi le tante iniziative artistiche, come scrittura, lettura, teatro, ceramica, cucina e molto ancora, di cui i detenuti sono protagonisti spesso sconosciuti ai più: “In quest’anno così speciale -aggiunge Ghisalberti- tutto questo merita di essere portato alla luce, sulla ribalta, condiviso e goduto”.

L’importanza di queste esperienze culturali nel percorso dei detenuti e delle detenute è ribadita dalla direttrice della casa circondariale, Teresa Mazzotta: “Bergamo Brescia Capitale della Cultura investe positivamente anche gli istituti penitenziari delle due città che hanno costruito un gemellaggio in molteplici e diversificate iniziative. La cultura contribuisce alla valorizzazione del percorso di maturazione dell’individuo ristretto facilitandone la responsabilizzazione e il processo di risocializzazione”.

In questo, “un ruolo fondamentale gioca la comunità esterna. Le iniziative oggi presentate sono un reale ponte di collegamento del carcere con la città, oltre che un costante stimolo al lavoro di rete tra operatori penitenziari e contesto esterno. La cultura come valore per la persona privata della libertà personale va intesa nelle sue svariate forme di espressione: educazione, scolastica e formativa, artistica, lavorativa, sportiva. La detenzione non deve essere solo punizione ma, per contribuire nel concreto a realizzare difesa sociale, deve spingere l’individuo ad abbandonare il percorso di devianza. È pertanto fondamentale portare la cultura all’interno delle strutture penitenziarie come scambio virtuoso tra interno ed esterno. Solo attraverso una positiva contaminazione si può ottenere l’inclusione sociale del reo”.

Quindici le iniziative finora già realizzate grazie al coinvolgimento di enti e volontari che affiancano i detenuti e le detenute nei percorsi culturali: attività nelle due biblioteche (sezione maschile e sezione femminile), Circolo dei narratori e delle narratrici, laboratorio teatrale, fruizione di spettacoli della stagione di prosa del Teatro Donizetti, progetti d’arte con Gamec, corsi musicali, concorso letterario ‘Pensieri ed Emozioni’ con relativa pubblicazione, laboratorio di scrittura autobiografica e redazione della rivista Spazi, laboratorio di ceramica, progetto ‘Pappamondo’ dedicato alla cultura del cibo, dialoghi sulla Costituzione, attività sportive, un percorso alla scoperta della Diga del Gleno. A queste attività si aggiunge, inoltre, quella produttiva del forno che partecipa alla Capitale attraverso la realizzazione del dolce Mèasa. Più di 150 il numero dei detenuti e delle detenute coinvolte per un totale di 919 ore dedicate, che hanno portato la propria testimonianza diretta all’interno del dossier che racconta i progetti in corso.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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