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Libri: ‘Tagliare la corda’, il racconto di Patricelli sull’armistizio il 29/11 a Montecitorio

Di Redazione |

Roma 20 nov. ‘Tagliare la corda, storia di una fuga’. Giunto ormai alla sua terza ristampa, il libro dello storico Marco Patricelli -edito da Solferino- approda il 29 novembre a Montecitorio, alla Sala della Sacrestia della Camera dei deputati. L’appuntamento è alle 17, per parlare del racconto di una grande fuga, del disastro perfetto concentrato in appena 30 ore. Anche se ‘8 settembre’ è diventato l’archetipo dello sfascio, nella realtà e storicamente l’implosione dell’Italia come Stato, come nazione e come istituzione avviene il 9 settembre 1943: tutte le mosse che provocano il disastro vengono infatti compiute a Pescara, meta dell’allontanamento da Roma che diventa una vera e propria fuga perché si antepone la salvezza personale a quella del Paese.

Tutto parte -per Patricelli- da un’evidente mistificazione, perché la parola ‘armistizio’ è utilizzata solo in Italia per addolcire quella che è a tutti gli effetti una resa incondizionata, firmata il 3 settembre dal generale Giuseppe Castellano a Cassibile e proclamata dal generale Dwight Eisenhower da Radio Algeri nel pomeriggio dell’8. La classe dirigente italiana è spiazzata dagli eventi, quando invece tutto era stato preordinato e concordato con gli Alleati per prevenire o fronteggiare le conseguenze dell’uscita dalla guerra al fianco di Hitler. A Roma si pongono le premesse della contromosse alla reazione militare tedesca, ma all’alba del 9 improvvisamente si cambia idea e si decide di partire lungo l’unica via consolare non minacciata e non controllata dalla Wehrmacht: la Tiburtina Valeria che conduce a Pescara. Nessuno si assume però la responsabilità della scelta più sciagurata, e a posteriori motivata dal dover assicurare la continuità dello Stato. Ennesima mistificazione, come spiega il libro, perché l’eventualità dell’allontanamento è stata prevista e gestita in diverse epoche storiche e persino durante la Seconda guerra mondiale, ma sempre come conseguenza dell’occupazione e non come causa scatenante.

Vittorio Emanuele III, il capo del governo Badoglio e lo Stato Maggiore dell’Esercito innescano così, per leggerezza, superficialità e inadeguatezza di ruolo, lo sgretolamento a tutti i livelli, con poche e lodevoli eccezioni puntualmente riportate nel testo di Patricelli. Dall’aeroporto di Pescara, dove si tiene un improvvisato Consiglio della Corona nel pomeriggio del 9 settembre, partono gli ordini per assicurare quella fuga e non per garantire la tenuta militare e istituzionale dell’Italia, preludio allo sbando totale.

C’è anche un agente segreto inglese, Richard Mallaby, che dalla città di d’Annunzio lancia il radiomessaggio per Eisenhower ad Algeri con cui si esplicita che la meta del trasferimento sarà Taranto, ma poi si sceglierà all’improvviso di far sbarcare a Brindisi la corvetta “Baionetta” scortata dall’incrociatore “Scipione”. Attraverso il raffronto minuzioso delle fonti, l’autore spiega il vero motivo dell’approdo a Brindisi confutando così pure la “vulgata” di un accordo sottobanco con i tedeschi, e segnatamente con Kesselring, per il via libera in cambio di Roma o della liberazione di Mussolini lasciato sul Gran Sasso nonostante le clausole dell’armistizio lungo ne prevedessero esplicitamente la consegna agli Alleati. Mistero sulle due ore di Badoglio a Pescara in attesa di imbarcarsi per primo sulla “Baionetta”, senza neppure avvisare il Re tornato a Crecchio, che vi salirà invece nella notte della vergogna a Ortona. Alla presentazione di mercoledì 29 novembre a Montecitorio interverranno, oltra all’autore del libro, Nazario Pagano, presidente della Commissione Affari costituzionali della Camera, e Matteo Perego, sottosegretario alla Difesa.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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