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Mafia: quando il pentito Siino raccontò la sua vita in un libro ‘Ecco come mediavo con i politici’ (2)

Di Redazione |

“Beninteso, i quattrini sborsati dall’imprenditore, singolo o società che fosse, erano quelli lucrati dalla maggiorazione del prezzo, iniziale o stabilita nel corso dei lavori – scriveva ancora il pentito Siino- Il lavoro mi occupava quasi quotidianamente, costringendomi a spostarmi un giorno a Sciacca per ricevere le indicazioni del capomafia locale e il giorno dopo a Caltanissetta per rassicurare l’ assessore regionale ai Lavori pubblici dell’ epoca che gli avrei portato di persona la valigia con i soldi della tangente; incarico che, eccezionalmente e malvolentieri, dovetti assumere per portare a compimento l’incarico”.

E ancora: “Pino Lipari mi descrisse in modo chiaro e semplice come il sistema di gestione degli appalti si sviluppava attraverso una fase preliminare, che consisteva nella predisposizione del bando solitamente conformato in modo da limitare l’ accesso alle imprese prescelte, una fase esecutiva, che si risolveva nell’ afflusso e nel deflusso delle stesse imprese e, se necessario, nella preventiva conoscenza delle offerte, e una fase successiva in cui si provvedeva alla distribuzione delle tangenti. Era qualcosa di diverso, dunque, dal “pizzo”, cioè dalla tradizionale “messa a posto”. Io, mi annunciò sbrigativamente Pino Lipari, ero la persona più adatta a gestire le prime due fasi e, se occorreva, anche la terza”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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