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Milano: dalla ‘ndrangheta al terrorismo, dopo 42 anni lascia il pm Alberto Nobili

Di Redazione |

Milano, 12 ott. Alberto Nobili è la memoria storica di Milano: quella della criminalità di Francis Turatello e Vallanzasca, degli Anni di Piombo e dei sequestri di persona, ma anche delle violenze politiche e del terrorismo internazionale. Entrato in magistratura nel 1979 il suo nome è da sempre legato alla procura meneghina ed è negli uffici della Direzione distrettuale antimafia che partecipa alle principali inchieste della storia del Paese. Nella ‘Milano da bere’ – tra bische clandestine, soldi, armi e cocaina – è tra chi dà la caccia a figure che ancora oggi non smettono di affascinare come Angelo Epaminonda e il Bel René.

In una città violenta e impaurita, si fa strada mantenendo un profilo basso, fatto più di sostanza che di apparenza. Un magistrato defilato e riservato che anche nel suo momento dell’addio alla toga lascia senza clamore, senza discorsi di circostanza. La legge impone la pensione a 70 anni, che Nobili festeggia domani, ma non c’è allegria in chi ha un bagaglio di esperienza ancora spendibile in magistratura. E nessuno, tra i corridoi del Palazzo di giustizia, nasconde che sarà difficile sostituirlo.

Nobili è il volto delle maxi inchieste di ‘ndrangheta. E’ il primo, ‘anticipando’ l’ex moglie e collega Ilda Boccassini, a capire che sono le famiglie calabresi quelle che iniziano a mettere le mani sulla città. L’inchiesta Nord-Sud, con oltre 220 ordini di custodia cautelari, apre la strada al modello investigativo usato per stanare le ‘ndrine arrivate fin sotto le guglie del Duomo. Il ‘fango’ di un pentito lo investe, ma l’accusa di non aver aiutato alcuni boss scivola via veloce mentre l’Italia si trova a fare i conti con i sequestri di persona.

Il primo sequestro lo fa Cosa nostra: il rapimento Torielli frutta un miliardo e 250 milioni di lire. La malavita scopre che un modo per fare soldi, tanti, con facilità: tra il 1972 al 1983 in Lombardia ci sono 161 sequestri. Gli imprenditori pagano scorte private per proteggersi. Rapita a Milano l’11 dicembre 1997 Alessandra Sgarella resta per nove mesi nella mani della ‘ndrangheta (viene liberata a Locri), sarà Nobili a interrogarla e a difendere la scelta di bloccare i beni alle famiglie dei rapiti, la vera arma con cui si ferma l’anonima sequestri.

Nel 2007 viene nominato procuratore aggiunto e intensifica le indagini sul fronte del terrorismo: non solo più quello interno, ma quello legato all’Isis. Nota l’indagine con cui ha riportato alla vita Alice Brignoli, individuata in un campo in Siria e messa in salvo insieme ai suoi figli con una complicata operazione di intelligence internazionale. Il magistrato, appassionato di calcio e che in passato ha provato a ricoprire il ruolo di vertice (poi conquistato da Francesco Greco), numero uno prima nell’antimafia e poi nell’antiterrorismo non si è mai sottratto al suo lavoro, come quando prese per mano, abbracciò e mise al sicuro un uomo che per quasi tre ore restò arrampicato su un ponteggio esterno del tribunale di Milano minacciando di suicidarsi. O come, in piena emergenza Covid, salì su una scala, a parlare con i detenuti del carcere di San Vittore, in rivolta per l’interruzione dei colloqui come conseguenza delle misure di contenimento del virus.

E’ sempre lui a occuparsi delle minacce a Silvia Romano o alla senatrice a vita Liliana Segre, del fenomeno no vax, del presunto saluto romano del politico Romano La Russa, dell’assalto ai banchetti di alcuni partiti candidati alle ultime elezioni. Inchieste diverse che segnano il tempo e che, in 42 anni di attività, hanno segnato anche lui.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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