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**Musica: è morto Alvin Lucier, il compositore di paesaggi sonori**

Di Redazione |

New York, 2 dic. – Alvin Lucier, tra i pionieri della ricerca sulla musica elettronica e dell’avanguardistica sound art, compositore statunitense di musica sperimentale e installazioni sonore che esplorano i fenomeni acustici e la percezione uditiva, è morto a Middletown, nel Connecticut (Usa), all’età di 90 anni. Da tempo soffriva del morbo di Parkinson. La notizia della scomparsa avvenuta il 1° dicembre è stata resa nota dalla sua ex moglie, la video-artista Mary Lucier con un post su Facebook.

Nato a Nashua, nel New Hampshire (Usa), il 14 maggio 1931, dopo gli studi svolti presso le università di Yale e Brandeis si recò in Italia per due anni grazie a una borsa di studio, lavorando allo Studio di fonologia musicale Rai di Milano con Luciano Berio.

Nel 1966, insieme a Robert Ashley, David Behrman e Gordon Mumma, Lucier ha fondato il collettivo Sonic Arts Union che rimase attivo fino al 1976. Ha collaborato con il danzatore e coreografo Merce Cunningham e con la The Farber Dance Company. E’ stato professore di musica dal 1962 alla Brandeis University e dal 1970 alla Wesleyan University. Lucier è considerato un pioniere sia per quanto concerne la notazione musicale sia nella ricerca acustica applicata alla composizione. Tra le sue composizioni ‘Action Music for Piano’ (1962) ‘Vespers’ (1967), ‘The Queen of the South’ (1972) e ‘Shapes of the Sound from the Board’ (1979).

Gran parte del suo lavoro è stato influenzato dalla scienza ed ha esplorato le proprietà fisiche del suono stesso: risonanza degli spazi, interferenza tra altezze strettamente accordate e trasmissione del suono attraverso mezzi fisici.

Una delle più celebri composizioni di Lucier è “Music for Solo Performer” (1965), realizzata in seguito all’incontro con il neuroscienziato Edmund Dewan: si basa sul ritmo delle onde Alpha, le più lente emesse dal cervello quando esso si trova in uno stato di assoluta quiete. In essa Lucier siede immobile di fronte al pubblico indossando elettrodi che registrano e filtrano le sue onde cerebrali, trasmettendo il loro ritmo ad altoparlanti che fanno a loro volta risuonare strumenti a percussione. “I am sitting in a room” (1970) è considerato uno dei primi pezzi di musica “process based”, che mette cioè al centro il processo di produzione del suono anziché il risultato finale: in esso la voce del compositore viene registrata più e più volte finché le proprietà acustiche della stanza in cui avviene l’azione interferiscono con la voce umana, trasformando il testo in elemento puramente acustico. In “Nothing is Real” (1990) i frammenti della canzone dei Beatles “Strawberry Fields Forever” suonati al pianoforte vengono registrati e diffusi dall’interno di una teiera che ne modifica il suono.

(di Paolo Martini)COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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