Con questo quadro, nel 2013 si decise che dovessero essere i leader di partito a chiedere a Napolitano il 'sacrificio'. Così a turno furono Pier Luigi Bersani (con Letta), Silvio Berlusconi (con Gianni Letta) e Mario Monti, i leader dei tre schieramenti principali, a salire al Colle dal presidente. A stretto giro, dopo una veloce riunione nella 'Corea' di Montecitorio, toccò ai governatori-grandi elettori farsi ricevere da Napolitano. La nota formale diffusa dal Quirinale a fine giornata parlò di una "una richiesta di unità e coesione nazionale" avanzata da tutti.
Lo schema utilizzato per arrivare al bis di Mattarella è stato però differente, pur in un contesto che per emergenza e straordinarietà non è da meno. La richiesta avanzata da parte dei leader, come ha spiegato Letta, è stata considerata "un'altra sgrammaticatura costituzionale". Forse anche in riferimento alla candidatura, bruciata, della seconda carica dello Stato.
E allora si è rivolto lo sguardo al Parlamento. Del resto, erano stati i grandi elettori a battere il primo colpo nel sesto scrutinio, venerdì, con 336 voti al capo dello Stato nonostante dai partiti non fosse arrivata alcuna indicazione in tal senso. Per questo si è deciso che a salire il Colle sarebbero stati i capigruppo di maggioranza, a portare proprio la voce del Parlamento. A seguire, una delegazione dei grandi elettori delle Regioni. E Mattarella, benchè avesse "altri programmi", alla fine ha dato il via libera.