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**Quirinale: il voto nella cabina ‘catafalco’**

Di Redazione |

Roma, 4 dic. La votazione per il Capo dello Stato avviene con il metodo della chiama, con senatori, deputati e delegati regionali che ricevono la scheda all’ingresso dell’Aula e sotto il banco della presidenza la depositano nell’urna di vimini verde. Dalla seduta iniziata il 13 maggio 1992 e che portò all’elezione di Oscar Luigi Scalfaro, è stata introdotta una novità che poi si attua in tutte le elezioni del Parlamento in seduta comune, come ad esempio quella per i giudici costituzionali e per i componenti del Csm, vale a dire la presenza di cabine dove i Grandi elettori devono entrare per esprimere il loro voto.

Una procedura inserita per garantire regolarità e segretezza del voto, perchè in quella circostanza emerse una discordanza tra il numero dei votanti e quello delle schede. Dopo le vibrate proteste di Marco Pannella, l’allora presidente della Camera, proprio Scalfaro, dopo una riunione congiunta delle Conferenze dei capigruppo di Camera e Senato, dispose, dalle votazioni del 17 maggio, che le schede venissero timbrate e siglate dal segretario generale della Camera; che parlamentari e delegati regionali entrati nel corridoio sotto il banco della Presidenza ricevessero la scheda e la matita; che entrassero nelle apposite cabine e che, una volta votato, deponessero la scheda nell’urna di fronte alla quale vi sarebbe stato un segretario di presidenza. E le cabine, per la forma e la collocazione vennero definite ‘un catafalco’.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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