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**Quirinale: no rieleggibilità, stop Moro-Togliatti, casi 2013 e 2022 riaprono questione**

Di Redazione |

Roma, 29 gen. Mai prima del 2013 era accaduto che un Presidente della Repubblica venisse rieletto, quando le forze politiche, di fronte ad uno stallo che sembrava insuperabile, chiesero a Giorgio Napolitano di restare al Quirinale. Sembrava un’eccezione e invece il caso si ripete oggi con Sergio Mattarella, che nell’ultimo anno per ben due volte, richiamando i messaggi alle Camere dei suoi predecessori Antonio Segni e Giovanni Leone, ha posto la questione della rielezione come tema che merita un approfondimento di natura costituzionale.

In Assemblea costituente, dopo un confronto tra Palmiro Togliatti e Aldo Moro, fu infatti deciso di non introdurre il divieto di rieleggibilità del Presidente in carica, prevedendo come bilanciamento l’istituto del ‘semestre bianco’. Tema anche questo che secondo Mattarella meriterebbe un ripensamento.

Nel febbraio scorso, nel pieno della crisi del Governo Conte due e proprio all’inizio del suo ultimo anno di mandato, l’attuale Capo dello Stato, approfittando del 130/mo anniversario della nascita di Antonio Segni, ha citato il messaggio che questi inviò alle Camere il 17 settembre del 1963, ricordando che “fu l’occasione per esprimere la convinzione che fosse opportuno introdurre in Costituzione il principio della ‘non immediata rieleggibilità’ del Presidente della Repubblica. In quell’occasione Segni definiva ‘il periodo di sette anni sufficiente a garantire una continuità nell’azione dello Stato’. Inoltre –aggiungeva- ‘la proposta modificazione vale anche ad eliminare qualunque, sia pure ingiusto, sospetto che qualche atto del Capo dello Stato sia compiuto al fine di favorirne la rielezione’”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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