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**Caso Tobini: mamma del parà ucciso ‘giustizia o restituirò la medaglia d’argento’/Adnkronos** (3)

Di Redazione |

In passato ha anche incontrato la ex ministra della Difesa Elisabetta Trenta. “Parlavamo dell’incongruenza della onorificenza data a mio figlio, una medaglia d’argento al valor militare. Non d’oro. D’argento”. Perché d’argento? “Investito da intenso fuoco ostile, reagiva con l’arma in dotazione esponendosi più volte, incurante della propria incolumità, al fine di garantire la sicurezza dei propri commilitoni. Durante l’ennesimo tentativo di debellare la proditoria azione avversaria veniva mortalmente colpito. Fulgido esempio di graduato paracadutista che immolava la propria vita ai più alti principi militari”. Ecco cosa si legge nelle motivazioni nel 2013. “Ma io non ero lucida”. “Perché mio figlio non ha meritato la medaglia d’oro? Perché colpire la sua dignità anche da morto?”. E annuncia: “Se non avrò verità e giustizia sono pronta a riconsegnare la medaglia”.

“Io voglio solo che venga fuori chi ha calunniato mio figlio – dice poi Annarita Lo Mastro – dopo avere fatto un grosso danno. Perché chi si presta a tutto questo non è degno di indossare una divisa, oggi è toccato a mio figlio e domani a chi?”. Si chiede ogni notte cosa è accaduto quella mattina del 25 luglio di dieci anni fa in Afghanistan. “Io ho fatto fare le perizie perché mi hanno detto: ‘Suo figlio ha fatto un gesto che militarmente non è consentito ‘ ma siccome io mi sento una madre obiettiva, mi sono detta: ‘Se lui ha sbagliato, va accertato. A quel punto mi sono presentata ai tre periti e ho detto: io voglio la verità. Perché se mio figlio fa un gesto inconsueto una mossa che non è consentita e che lo ha portato a esporsi io mi fermo. Ma siccome tre periti su tre mi dicono che il colpo non è compatibile con la dichiarazione fatta, e mi dicono è un mitragliatore e che non poteva stare sdraiato, perché si sarebbe dovuto esporre? Trai due uno ha fatto il proprio dovere e l’altro si è sottratto. Io voglio soprattutto che la divisa venga tolta a chi è capace di calunniare un proprio commilitone. Perché io penso che dare la colpa a chi non si può difendere e non può parlare è un gesto vile”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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