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AIDS e HIV: va superato lo stigma dell’ammalato di esclusiva competenza dell’infettivologo. “C’è ancora molta resistenza in questo senso, anche dentro l’ospedale”

Di Redazione |

Due le risposte a questa necessità: fare rete e l’utilizzo della telemedicina, come hanno evidenziato bene la dottoressa Sabrina Bellini, Presidente LILA Toscana e Danilo Tacconi, Direttore dipartimento malattie infettive Ospedale San Donato Arezzo, chiamati a intervenire durante il dibattito.

“La LILA (Lega italiana per la lotta contro l’AIDS) non è sola in Toscana, ci sono altre associazioni con le quali facciamo rete e questo è molto importante”, sono state le parole di Sabrina Bellini. “La rete per la qualità dei cittadini è un vantaggio grosso, però il lavoro da fare per mantenerla attiva ed efficiente è molto difficile. Penso si possa arrivare all’idea di questa territorialità complessa ma efficace, noi come associazione stiamo cercando di specializzare sempre di più i nostri volontari e i nostri operatori. L’operato delle associazioni si sta davvero evidenziando sempre più come qualificato e questo può essere un aiuto sia in termini di capacità di portare sul territorio la cura, sia di trovare il modo di collegarci e fare rete”.

Quanto alla telemedicina sappiamo bene che la pandemia ha favorito questo tipo di risposta, limitando il faccia a faccia tra medico e paziente, per contenere il contagio non solo di questo evento catastrofico, ma anche per proseguire la presa in carico dei pazienti cronici (non solo HIV, ma anche dei diabetici, cardiopatici, broncopatici, che sono seguiti a domicilio).

“Da medico, però, non dimentichiamoci che, se da una parte l’impegno di alfabetizzazione digitale è grande, dall’altra c’è anche la volontà di certi specialisti che è limitata rispetto all’uso di queste tecnologie”, ha chiosato Danilo Tacconi, Direttore dipartimento malattie infettive Ospedale San Donato Arezzo. “Nella nostra struttura abbiamo avuto un numero alto di consulenze per pazienti diabetici. La telemedicina dovrebbe aiutare a spianare la strada per l’assistenza sanitaria efficace, centrata sul paziente cronico facilitando l’interazione tra paziente e operatori sanitari. Alcuni individui possono trarre molti benefici dalla telemedicina, altri meno. Un rischio è che la telemedicina possa aumentare la disuguaglianza di accesso, penalizzando i pazienti meno esperti o più poveri”.

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