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Bassetti, ‘con variante Delta in vaccinati virus si ferma nel naso’

Di Redazione |

I vaccinati contro Covid-19 possono contagiarsi con la variante Delta, ma non è vero che possono contagiare come chi non è vaccinato. “Bisogna fare chiarezza su questa cosa”, afferma all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova. All’origine del fraintendimento alcune interpretazioni delle parole di Anthony Fauci, immunologo consulente del presidente americano Joe Biden. “Tony Fauci ha parlato per 12 minuti, però – rileva Bassetti – ci si è focalizzati, soprattutto chi è contro i vaccini, solo su una parte di 20 secondi in cui parlava di questo esperimento fatto a Princeton, dove si è visto che c’è stato un gruppo di vaccinati e non vaccinati che avevano stessa carica virale. Però attenzione”, ammonisce l’infettivologo: “Il vaccinato ha il virus nel naso e non ce l’ha nel polmone, e sono due mondi diversi. Avere il virus nel naso vuol dire avere un virus che in genere sta nel naso per 2 o 3 giorni perché gli anticorpi stanno soprattutto nei polmoni e quindi ci vuole il tempo affinché gli anticorpi arrivino nel naso a inattivare il virus. Tanto è vero che queste persone hanno sì una carica virale elevata, ma ce l’hanno per 2 o 3 giorni – precisa l’esperto – mentre chi non ha il vaccino la carica virale ce l’ha per 10-15 giorni e quindi è uno ‘spreader’, uno che dissemina virus, mentre il vaccinato ha una capacità di contagiare il prossimo del 90% inferiore agli altri”. “Nessuno è qua per dire che il vaccinato è libero da ogni problema – chiarisce Bassetti – però, se io sono vaccinato e ho anche un tampone positivo, la malattia grave non mi viene. Quindi, in un mondo ideale in cui siamo tutti vaccinati, a me non importa più neanche di fare il tampone, perché il virus diventa come un raffreddore”. “Avremo 5 milioni di persone contagiate? Bene. Ma quante andranno in terapia intensiva, mille? Su quelle mille andremo a fare il tampone e tutte le ricerche. Questo è il mondo ideale in cui mi piacerebbe vivere, ovvero dove c’è una popolazione di gente che è protetta per la forma grave. Questo – conclude l’infettivologo – è il messaggio che deve arrivare”.

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