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Cannes 2021, a Bellocchio la Palma d’oro d’Onore

Di Redazione |

Marco Bellocchio riceverà la Palma d’Onore del Festival di Cannes 2021. Secondo ospite d’onore della 74esima edizione dopo Jodie Foster alla cerimonia di apertura, il regista italiano presenterà il suo nuovo lungometraggio ‘Marx può aspettare’ nella sezione Premiere di Cannes venerdì 16 luglio, dopo aver incontrato il pubblico la sera precedente al “Rendez -Vous con…”. E durante la Cerimonia di chiusura, sabato 17 luglio, il Festival gli consegnerà la Palma d’Oro d’Onore, omaggio alla sua opera unica che ha segnato con forza e libertà il cinema contemporaneo.

Marco Bellocchio presenterà in Selezione Ufficiale a Cannes un documentario personale, profondamente commovente e doloroso. Attraverso questo film dal titolo enigmatico il cineasta cerca di capire, umilmente e retrospettivamente, il suicidio del fratello gemello all’età di 29 anni. Una tragedia familiare da cui non si è mai veramente ripreso, sia fonte di colpa e ispirazione. Mescolando estratti dei suoi film e conversazioni con persone a lui vicine, indaga su questa figura fraterna che non smette mai di ossessionare la sua filmografia.

Dopo aver diretto un film cult con il suo primo lungometraggio, ‘I pugni in tasca’ (1965), che ha inaugurato una nuova era del cinema italiano allontanandosi dai codici del neorealismo, Marco Bellocchio, voce ancora eterna di dissenso all’età di 81 anni, ha girato ‘Salto nel vuoto’, che ha vinto i premi come miglior attore per Michel Piccoli e Anouk Aimée a Cannes nel 1980. Successivamente è stato regolarmente selezionato in concorso a Cannes, con ‘Enrico IV’ nel 1984, ‘Il principe di Homburg’ nel 1997, ‘La balia’ nel 1999, ‘L’ora di religione – Il sorriso di mia madre’ nel 2002, ‘Vincere’ nel 2009 e ‘Il Traditore’ nel 2019.

“Marco – dice Pierre Lescure, presidente del Festival di Cannes – ha sempre messo in discussione le istituzioni, le tradizioni, la storia personale e collettiva. In ciascuna delle sue opere, quasi involontariamente, o almeno nel modo più naturale possibile, rivoluziona l’ordine costituito”. “Siamo orgogliosi – aggiunge Thierry Frémaux, Delegato Generale – di onorare Marco Bellocchio, uno dei grandi maestri del cinema italiano con 56 anni di affascinante lavoro, come abbiamo fatto con i suoi amici registi Bernardo Bertolucci, Manoel de Oliveira e Agnès Varda. È un regista, un autore e un poeta. Attribuirgli la Palma d’Oro d’Onore è una cosa naturale per noi e per tutti coloro che ammirano la sua opera”.

“I premi, lo sappiamo, ci servono per andare avanti nel nostro lavoro. Questo è un riconoscimento che renderà leggermente più facili i progetti futuri. Ha un sapore particolare poi, perché tutte le volte che sono andato a Cannes non ho mai ricevuto un premio, a parte per ‘Salto nel vuoto’ quando premiarono gli attori (Michel Piccoli e Anouk Aimée, nel 1980, ndr), ma questa Palma non la considero una ricompensa. Non è che rivoluzionerà la mia vita, la metterò in una bacheca, in una libreria, sono contento ma non è che mi butto nel Tevere per festeggiare. Quando sarà il momento ovviamente ringrazierò tutte quelle persone che mi sono state vicine durante questi tanti anni di lavoro”, commenta Marco Bellocchio.

“Ogni regista ha una sua storia, tutto questo è utile per continuare a sentirmi vivo, ma questa vitalità, questa vivacità l’ho difesa a differenza di tanti colleghi che si sono sbriciolati in breve tempo e non si sono più ripresi. Mi trovo ancora a lavorare in modo vivace. E poi ci sono le bollette da pagare”, dice ancora Bellocchio, che proprio sulla Croisette (Evento Speciale Fuori Concorso) presenterà la sua ultima fatica, Marx può aspettare, film documentario con cui il regista attraverso la sua famiglia, fa rivivere la storia di suo fratello gemello, Camillo, morto suicida a 29 anni, senza filtri o pudori, quasi una indagine, che ricostruisce un’epoca storica e tesse il filo rosso di tanto suo cinema.

“Inizialmente si doveva intitolare L’urlo, poi ho capito che la leggerezza quasi ironica del titolo attuale ha un legame preciso con una battuta che è stata pronunciata da mio fratello ed è anche in un film che ho fatto, una sorta di chiave, leggera, ma anche storica, per poter accedere al contenuto di questo documentario. Che abbiamo iniziato cinque anni fa, elaborandolo è diventato un film personalissimo, ma ovviamente il giudizio estetico e/o sentimentale sarà per chi lo vede”, spiega il regista, che aggiunge: “Partiamo da Bobbio, da Piacenza e – grazie a Cannes, il 16 luglio – arriviamo al mondo. E questa è una sfida interessante. Il giorno prima, il 15 luglio, arriverà nelle sale italiane, grazie a 01 distribution che ha voluto distribuirlo, in un numero limitato di sale, certo, ma è una cosa che inizialmente non era neanche prevista”.

Il delegato generale del Festival di Cannes, Thierry Frémaux, ha parlato di “forza e libertà” per sintetizzare la portata del suo cinema: “Questo – commenta Bellocchio – è un film assolutamente libero, sicuramente, ma la libertà è sempre proporzionale al proprio potere. Quanto più un film ha un peso produttivo importante, tanto più dovrai mediare con la tua sete di libertà. Il traditore ad esempio è un film abbastanza costoso però ci siamo conquistati una certa libertà all’interno di una drammaturgia popolare e anche in una certa misura tradizionale. Mentre a suo tempo I pugni in tasca fu un film fatto così, allo sbaraglio”.

Ma quanto il gesto estremo di suo fratello, avvenuto nel 1968, ha condizionato poi il resto della sua vita e del suo lavoro? “Questa è una domanda impegnativa, ma vorrei parlarne dopo che il film sarà stato visto, perché il discorso diventa più articolato e complesso. Di questa vicenda tragica ne avevo già parlato, nella mia filmografia c’è più di un suicida, è vero, ma non vuol dire nulla. ‘Marx può aspettare’ non è un film patetico, o nostalgico, perché combina sia la mia vicenda personale che il mio lavoro da regista. Per parlarne preferirei che prima venga visto però”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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