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Covid: commissione inchiesta Lombardia, minoranza contesta caso Alzano e rapporto con Oms

Di Redazione |

Milano, 30 mar. Dalle “lacune documentali”, al caso della mancata chiusura dell’ospedale di Alzano, passando per l'”assenza della medicina territoriale” ma anche dal rapporto con l’Oms e “lo strano caso” dei mancati tracciamenti. Sono alcuni dei punti scritti nero su bianco nella relazione di minoranza sui risultati della Commissione d’inchiesta Covid del consiglio regionale della Lombardia, che vede tra i primi firmatari Jacopo Scandella (Pd), Elisabetta Strada (Capogruppo Lombardi Civici Europeisti) e Michele Usuelli (+Europa).

Ieri sono stati desecretati gli atti della Commissione regionale d’inchiesta del Pirellone sulla prima fase della pandemia in Lombardia e con essi anche la relazione della minoranza, nella quale si confuta la teoria dello ‘tsunami’ che ha investito la Regione “come chiave di interpretazione di tutta la vicenda Covid” e “giustificazione per tutta la classe dirigente lombarda” e segnala le “gravi omissioni documentali che vedono chiaramente protagonista la Giunta regionale”. La trasmissione di atti e dati, si rimarca, “è stata pesantemente difficoltosa e lacunosa, nonostante l’impegno preso anche in Commissione dal presidente Attilio Fontana: dal momento che nessuno vuole ipotizzare il dolo, è ragionevole pensare che alcuni documenti, come, ad esempio, le verbalizzazioni del Cts, non siano neanche state fatte, con grave rilievo amministrativo e oggettivo nocumento ad una successiva comprensione della genesi delle decisioni”.

Nella relazione si punta il dito contro la “sottovalutazione” del virus da parte di “attori politici e socio economici”, che hanno “resistito all’idea di misure particolarmente drastiche per arginarlo”. La vicenda della mancata chiusura dell’ospedale di Alzano, si legge nella relazione, “può essere solo uno dei casi in tal senso”. Ma la “difficoltà comune di valutazione” ha riguardato “innanzitutto l’Oms, i governi nazionali e regionali e molte articolazioni politiche della gestione sanitaria”.

La relazione della minoranza contesta inoltre “l’ingerenza della politica sulla tecnica” e si focalizza sull’audizione di Francesco Zambon, ex funzionario dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità. “Emerge in maniera chiara – si legge nella relazione – che il primo funzionario della sanità in regione Lombardia Cajazzo ed il primo funzionario Oms Covid in Italia così come anche il parere del Comitato Scientifico Nazionale (organo consultivo del ministro della sanità) ritenevano appropriato ed urgente proteggere con un lockdown la Bergamasca e forse l’intera Lombardia. Entrambe le autorità nazionali e regionali, ancor più facilmente se in presenza di un pronunciamento Oms Europa, avrebbero potuto prendere la decisione, come consigliava ad ognuno la propria parte tecnica. Ciò è inconfutabile date le decisioni di lockdown selettivi prese in autonomia in quei giorni, da altri governatori. Ma così non è stato fatto”.

Nella relazione ci si concentra poi sulle “disfunzioni del sistema” che avrebbero “gravemente minato la capacità della Lombardia di reagire”. Mesi di audizioni con “lo stato maggiore della Lombardia – denuncia la minoranza – possono essere, senza far torto a nessuno – riassunti con la frase ‘siamo stati bravissimi, abbiamo lavorato fino a tarda notte, è arrivato uno tsunami che Regione ha gestito, nelle condizioni date, egregiamente'”. Tale posizione, si evidenzia ancora, “risulta comprensibile ma non accettabile”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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